Israele rifiuta di consegnare i corpi di 11 palestinesi morti in prigione

Articolo pubblicato originariamente su Addameer e tradotto dall’inglese dalla redazione di Bocche Scucite

Un raduno simbolico per chiedere il rilascio dei corpi dei palestinesi morti nel conflitto israelo-palestinese e ancora detenuti da Israele, a Gaza City nel 2021. Credit. Mohammed Abed/Agence France-Presse – Getty Images

Le autorità di occupazione israeliane continuano a rifiutarsi di rilasciare i corpi di 11 palestinesi morti durante la detenzione israeliana sui 237 prigionieri morti nelle carceri israeliane dal 1967. Tra i martiri i cui corpi sono trattenuti ci sono: Anis Doula, il cui corpo è detenuto dal 1980, Aziz Oweisat, il cui corpo è detenuto dal 2018, Fares Baroud, Nassar Taqatqa e Bassam As-Sayeh, i cui corpi sono detenuti dal 2019, Saadi Al-Gharably e Kamal Abu Wa’er, i cui corpi sono detenuti dal 2020, Sami Al-Ammour, il cui corpo è detenuto dal 2021, Dawood Az-Zbeidi e Naser Abu Hameid, il cui corpo è detenuto dal 2022. L’ultimo è Khader Adnan, deceduto il 2 maggio 2023, dopo uno sciopero della fame di 86 giorni per protestare contro la sua detenzione arbitraria.

La detenzione dei corpi rientra nella politica di punizione collettiva esercitata dalle autorità di occupazione israeliane contro il popolo palestinese. L’occupazione tiene i corpi in frigoriferi e tombe numerate senza la minima considerazione per gli standard umanitari. Secondo la Campagna nazionale per il recupero dei corpi dei martiri, il numero dei martiri i cui corpi sono conservati in tombe numerate ha raggiunto 252, mentre altri 142 corpi di martiri sono stati conservati in frigoriferi dal 2015, compresi 14 corpi di martiri bambini e cinque corpi di martiri donne.

In questo contesto, la Corte Suprema israeliana ha emesso una decisione il 14 dicembre 2017, accettando una richiesta presentata da diverse istituzioni per i diritti umani a nome delle famiglie dei martiri i cui corpi sono detenuti. In quell’occasione, la Corte Suprema ha vietato la prosecuzione della detenzione dei corpi dei martiri sulla base del diritto internazionale che vieta la detenzione dei corpi dei martiri. Tuttavia, il procuratore generale israeliano ha tenuto un’ulteriore sessione con sette giudici, durante la quale la Corte Suprema ha accettato di tenere la sessione e ha congelato l’attuazione della decisione. Il 9 settembre 2019, la Corte Suprema ha emesso una decisione con una maggioranza di 4 giudici contro 3, ribaltando la sua precedente decisione sul rilascio dei corpi dei martiri detenuti. Nella sua ultima decisione, la Corte Suprema si è basata sulla Legge di Emergenza israeliana, che consente al governatore militare di seppellire i corpi dei martiri e di trattenerli allo scopo di usarli come carta di leva in eventuali futuri negoziati e scambi con i palestinesi e le loro fazioni.

La decisione della Corte Suprema israeliana rappresenta un pericoloso precedente nell’ambito delle politiche razziste praticate dallo Stato di occupazione nei confronti dei palestinesi. La magistratura israeliana ha spesso agito come un braccio del governo e dell’esercito israeliano in molte delle sue sentenze. Con questa decisione, la magistratura dell’occupazione ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di violare i principi più elementari dei diritti umani riconosciuti dalla comunità internazionale, dagli accordi e da nessun altro Stato.

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