La Norvegia etichetta i prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani

Articolo pubblicato originariamente su Wafa e tradotto dall’inglese dalla redazione di Bocche Scucite

La Norvegia ha deciso di etichettare i prodotti fabbricati negli insediamenti illegali israeliani costruiti su terra palestinese per distinguerli da quelli israeliani, una decisione che ieri ha scatenato le ire del governo israeliano.

In una dichiarazione rilasciata venerdì, il Ministero degli Esteri norvegese ha annunciato che l’origine “Israele” sarà valida solo per le merci provenienti da territori controllati da Israele prima del 4 giugno 1967.

“Secondo il governo norvegese, i prodotti alimentari provenienti da aree occupate da Israele devono essere etichettati con l’indicazione dell’area da cui proviene il prodotto e della sua eventuale provenienza da un insediamento israeliano.

Questa misura si applicherà ai territori occupati delle Alture del Golan, della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

La Norvegia ha dichiarato in un comunicato che il principio alla base di questa etichettatura è che i consumatori non devono essere tratti in inganno dall’indicazione dell’origine dei prodotti.

La Commissione europea, l’organo di governo dell’Unione europea, aveva già deciso questo tipo di etichettatura nel 2015, raccomandandola ai membri dell’Unione. La decisione è stata confermata dalla Corte di giustizia dell’UE (CGUE).

I combattenti per la pace, una ONG e movimento di base israelo-palestinese, ha esortato altri Paesi a seguire l’esempio. Ha osservato che Israele non può condannare la decisione della Norvegia di “differenziare tra Israele e i territori perché anche la legge israeliana lo fa”.

Sono oltre 700.000 i coloni israeliani che vivono in insediamenti esclusivamente ebraici in Cisgiordania, in violazione del diritto internazionale, in particolare della Quarta Convenzione di Ginevra che vieta espressamente il trasferimento della popolazione civile della nazione occupante nella terra dell’occupato.

 

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