Restano solo due opzioni per Israele: un’altra Nakba o uno Stato per due popoli

Articolo pubblicato originariamente su Haaretz e tradotto dall’inglese da Beniamino Rocchetto

Di Gideon Levy

Uno dei maggiori successi che Benjamin Netanyahu può vantare è la rimozione definitiva di una soluzione a Due Stati dal tavolo. Inoltre, nei suoi anni come Primo Ministro è riuscito a rimuovere l’intera questione palestinese dall’agenda pubblica.

In Israele e all’estero nessuno se ne interessa più, se non a parole, almeno per ora. Agli occhi della destra, questo è un risultato straordinario. Agli occhi di chiunque altro, questo dovrebbe essere considerato uno sviluppo disastroso, e solo l’indifferenza nei suoi confronti è ancora più disastroso.

Netanyahu ci lascia solo due soluzioni a lungo termine, e non di più: una seconda Nakba, o uno Stato democratico tra il Fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Qualsiasi altra soluzione è insostenibile, nient’altro che un’illusione. Come tutti i suoi predecessori, volta a guadagnare più tempo per il radicamento dell’Occupazione. Non che ci sia poi molto da radicare: l’Occupazione è profonda, consolidata, forte e irreversibile. Ma se si riesce a consolidarla ancora di più, perché no? La rimozione della questione dall’ordine del giorno consentirà una dichiarazione ufficiale della morte della soluzione a Due Stati, decenni dopo la sua già effettiva morte.

Netanyahu desiderava sopprimere qualsiasi dibattito sui Due stati, e ci è riuscito facilmente. Non c’è da stupirsi che entrambe le parti sappiano benissimo che nessuna soluzione seria e globale è stata proposta da quando i primi coloni occuparono il Park Hotel di Hebron nel 1968. In ogni caso, tra il Giordano e il Mediterraneo non c’è spazio per due veri Stati-Nazione, con tutti i simboli degli Stati indipendenti, compreso quello militare. Al massimo c’è spazio, in una giornata davvero buona, per una superpotenza regionale ebraica e uno Stato palestinese fantoccio. Bisogna rispettare le persone che ancora credono e lottano per una soluzione a Due Stati nelle loro previsioni, progetti, tabelle e mappe, ma nessuna previsione può cambiare il fatto lampante che nessun vero Stato palestinese sarà stabilito qui. Senza di esso, non esiste una soluzione a due Stati.

Uccidendo questa soluzione, Netanyahu ci ha lasciato solo due possibili opzioni. La stragrande maggioranza degli israeliani, incluso lo stesso Netanyahu, fa affidamento sulla perpetuazione dell’Apartheid. Apparentemente, questo ora sembra essere lo scenario più attendibile. Ma la crescente forza della destra israeliana e lo spirito di Resistenza tra i palestinesi, che non si è del tutto dissipato, non permetteranno che questo continui per sempre. L’Apartheid è una soluzione temporanea, forse a lungo termine, è già in atto da oltre 50 anni e potrebbe persistere per altri 50, ma la sua fine arriverà. Come andrà a finire? Ci sono solo due possibili scenari. Uno è quello preferito dall’estrema destra, e orribilmente, forse da quasi tutti gli israeliani: una seconda Nakba. Se le cose dovessero precipitare e Israele si trovasse di fronte alla scelta tra uno Stato democratico per due popoli, o un’espulsione di massa dei palestinesi per mantenere l’esistenza di uno Stato Ebraico, la scelta si imporrà per quasi tutti gli ebrei israeliani. Nel momento in cui una soluzione a Due Stati è stata tolta dalle opzioni, non avranno altra scelta.

È un bene che la soluzione a Due Stati sia stata accantonata, poiché lo sterile coinvolgimento in corso con essa ha causato solo danni. Ecco una soluzione pronta per essere messa da parte, quindi la adotteremo quando sarà il momento giusto. Ciò ha fornito consolazione al mondo e ai campi di sinistra e di centro in Israele, ignorando le centinaia di migliaia di coloni violenti che esercitano un potere politico significativo, avendo dato il colpo di grazia a questa soluzione molto tempo fa. In una Cisgiordania priva di ebrei, questa soluzione aveva qualche scarsa possibilità, ma non in una regione in cui dominano i coloni. Il problema è che i cinque milioni di palestinesi che vivono tra il Giordano e il Mediterraneo nel frattempo non vanno da nessuna parte.

Verrà il giorno, anche se solo in un lontano futuro, in cui dovremo obbligatoriamente scegliere: una seconda Nakba, compresa l’espulsione degli arabi israeliani, o uno Stato democratico, con un Primo Ministro o un Ministro della Difesa palestinese, un esercito comune, due bandiere, due inni e due lingue. Non c’è soluzione se non queste. Quale delle due sceglieremo?

Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo nuovo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.

Fonte: https://www.haaretz.com/…/00000188-5ef6-df79-a19d…

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