25 novembre: la donna in Palestina tra la violenza dell’occupazione e la morsa del patriarcato

Articolo pubblicato originariamente dai Giovani Palestinesi
Oggi, 25 novembre, è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Vogliamo cogliere questa occasione per esprimere la nostra vicinanza a tutte le donne vittime di violenza e alle famiglie delle vittime di femminicidio.
Il problema della violenza di genere è ancora fortemente presente anche in Palestina, dove alle donne non è garantita una completa tutela legale e sociale dagli atti di violenza di questo tipo.
La presenza dell’occupazione sionista ha soffocato a tal punto la società palestinese da rendere ancora più difficile il compimento di un processo di sviluppo delle leggi antidiscriminatorie. Il regime di occupazione, inoltre, ha contrastato e targetizzato sistematicamente le azioni di lotta femminista.
Se da un lato, dunque, le donne palestinesi devono avere a che fare con una società ancora patriarcale e poco sicura, dall’altro devono anche fare i conti con la violenza di genere perpetrata dal regime sionista. Come in tutte le occupazioni coloniali, le violenze sulle donne e sulle bambine della popolazione colonizzata sono all’ordine del giorno, infatti sono innumerevoli i casi registrati di stupri, violenze, assassinii compiuti dalle forze di occupazione sioniste, soprattutto nelle carceri ma non solo. Per di più, per le vittime di violenza di genere compiuta dal regime sionista non c’è modo di ottenere giustizia, dal momento che sporgere denuncia significherebbe mettere a rischio non solo la propria vita ma anche quella dei propri cari. È particolarmente frequente anche la violenza sotto forma di intimidazioni, violenza verbale e fisica da parte dei coloni israeliani che prendono di mira soprattutto le donne, le quali, anche in questo caso, non hanno modo di ottenere giustizia.
Come se questo quadro non fosse già abbastanza doloroso ed inquietante, il pregiudizio e la discriminazione con cui l’Occidente guarda al mondo arabo e\o musulmano potrebbero costituire un terzo tipo di violenza a cui le donne palestinesi sono sottoposte.
Spesso e volentieri quest’ultime vengono dimenticate ed escluse dal contesto di lotta femminista internazionale, quasi non fossero degne. Anzi, lo sguardo dell’Occidente le degna di attenzione solo quando farlo può servire la narrativa discriminatoria vigente.
Oggi non vorremmo solo ricordare le vittime di violenza di genere, ma anche tutte le donne che nel mondo, e in particolare in Palestina, si impegnano nel contrastarla.
L’Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi, che il regime israeliano lo scorso anno ha designato come “organizzazione terroristica”, condanna da tempo l’assenza di una legge per proteggere le donne palestinesi dalla violenza domestica, e si impegna allo stesso tempo per denunciare e contrastare la violenza dell’occupazione sul popolo palestinese tutto.
A Gaza sono numerosi i progetti di donne palestinesi che vogliono combattere gli effetti dello stato di assedio nel quale vivono e che, parallelamente, vogliono offrire una rete di supporto alle loro sorelle: emblematica è la Casa internazionale delle Donne a Gaza City. Questi sono solo alcuni importanti esempi delle donne palestinesi in prima linea contro la violenza di genere, in ogni forma in cui essa si esprime.

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