tratto da: https://www.invisiblearabs.com/2021/01/25/25jan-dieci-anni-dopo/
Lei. E’ il nome del file, sul mio computer. Perché, per me, è lei, questa ragazza di cui non so il nome, l’icona della rivoluzione iniziata dieci anni fa a piazza Tahrir. La foto l’ha scattata un altro dei ‘ragazzi’ protagonisti, Hossam el Hamalawy. Sul cartello, lo slogan di tutte le rivoluzioni arabe: “il popolo chiede che tu (Mubarak, in questo caso) cada”. Il popolo chiede che cada il regime.
Oggi, 25 gennaio 2021, dieci anni dopo, credo sia giusto far parlare loro. Lei, lui che ha scattato la foto. E Lina Attalah che oggi, sul meraviglioso giornale che dirige, Mada Masr, ha scritto. Lei era lì, non solo dieci anni fa, ma per tutti e dieci i lunghi anni che hanno segnato lei, i protagonisti, Il Cairo, l’Egitto. Lina Attalah ha scritto un articolo dal titolo significativo:
Things I learned on how not to remember the revolution. 10 years since the Arab Spring: Beyond the monument of history
“How can we adapt the concepts of time and temporality, to our present realities and our political commitments? And how can we deal with the past from a political, rather than historical, standpoint?
The fundamentals in Benjamin’s concept of history consist of liberating ourselves from committing to the linearity of history, and the view of time as empty and homogenous. Instead, the call is for capturing fragments that intersect with our present”.
Credo anche io che sia qui la chiave. E su questo bisogna riflettere, nell’esercizio di comprendere cos’è successo dieci anni fa, venti anni fa, e cosa ci sta preparando il futuro.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."