AMIRA HASS // I COLONI CONTROLLANO I DRONI. L’ESERCITO ISRAELIANO PREME IL GRILLETTO

tratto da: Beniamino Benjio Rocchetto

martedì 5 gennaio 2021   11:09

Di Amira Hass – 5 gennaio 2021

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Le forze di difesa israeliane e l’Amministrazione Civile agiscono in Cisgiordania agli ordini dei coloni. Lo sappiamo da molto tempo, ma l’incidente del generatore di venerdì indica quanto velocemente le nostre forze rispondono alle direttive dei loro comandanti. È importante notare che i coloni non sarebbero diventati i comandanti dell’esercito senza che i loro subordinati, il governo e l’apparato di sicurezza, volessero che comandassero.

Poche ore prima che un soldato dell’IDF sparasse ad Harun Abu Aram, 24 anni, che ora giace paralizzato, privo di sensi attaccato a un ventilatore in un ospedale di Hebron, un drone fotografico ha sorvolato il villaggio di al-Rakeez, a sud-est di Yatta. Sappiamo che i coloni l’avevano lanciato intorno alle 9 del mattino di venerdì 1 gennaio (compleanno di Abu Aram, guarda caso). Sappiamo che gli operatori del drone hanno immediatamente segnalato qualcosa all’Amministrazione Civile.

Cosa hanno segnalato? Che quegli sfacciati criminali palestinesi insistessero per vivere nella loro terra? Che avevano costruito un bagno o messo giù una vecchia altalena per i bambini, o allungato un tubo dell’acqua? Che avevano aggiunto una struttura con un tetto di lamiera che non c’era due settimane prima? Si tratta di violazioni estremamente gravi secondo le leggi dell’unico stato ebraico al mondo, ma solo se quelli che le commettono sono palestinesi.

Circa quattro ore dopo che il drone spia aleggiava sopra le teste dei residenti, Husam Muadi arrivò nel villaggio. Muadi è un funzionario delle infrastrutture presso l’Ufficio di Coordinamento Distrettuale di Hebron, che fa parte dell’Amministrazione Civile, che risponde al Coordinatore delle Attività Governative nei Territori del Ministero della Difesa (COGAT). Era accompagnato da cinque soldati di cui non si conosce l’identità.

Era venerdì pomeriggio. Lo Shabbat comincia a farsi sentire nelle basi militari. I cinque soldati erano irritati perché non tornavano a casa per il fine settimana? Erano felici perché amano l’azione e conoscono l’operatore di droni, che li aveva già invitati per un pasto di Shabbat nella sua villa? E che dire dell’ufficiale delle infrastrutture? Perché era così urgente per lui fare irruzione nella casa di Ashraf e Firyal Amour e ordinare ai soldati di confiscare il generatore, che consente a Firyal di usare la lavatrice per lavare i vestiti che i suoi figli raccolgono da una discarica, che poi vendono per pochi soldi al mercato di Yatta? È difficile non concludere che gli alti ufficiali dell’Amministrazione Civile temono che se non obbediscono immediatamente agli ordini del generale Drone, i coloni li denigreranno nel governo, nella Knesset e sui media.

Non sappiamo se l’operatore di droni sia residente in un insediamento o in un avamposto, o se abbia una posizione ufficiale nell’organizzazione sionista di estrema destra #Regavim. Nella sua crociata per espellere i palestinesi dall’Area C, quel gruppo iniziò a utilizzare droni di sorveglianza contro di loro anni prima che il Ministero degli Affari degli Insediamenti decidesse di aiutare i coloni a comprarli.

Si può presumere che un drone altrettanto efficiente stesse monitorando la semplice casa di cemento che la famiglia di Harun Abu Aram aveva costruito dopo che la grotta in cui avevano vissuto i loro antenati non era più abitabile. Ma la famiglia è riuscita a godersela solo per due settimane. Il 25 novembre è arrivata la squadra di demolizione. Yair Ron del Villages Group ha descritto la devastazione. “Dalla cima della collina abbiamo potuto vedere come il bulldozer stesse crudelmente e deliberatamente distruggendo la casa, la baracca, il serbatoio dell’acqua, i pannelli solari e persino la stalla delle pecore. Tutto. C’era un intero esercito di soldati e poliziotti di frontiera in assetto da combattimento, i volti coperti da elmetti spaziali e dozzine di impiegati dell’Amministrazione Civile, jeep, camion leggeri e quattro bulldozer gialli”.

“La demolizione è avvenuta senza preavviso il capo demolitore non ha nemmeno dato alla famiglia il tempo sufficiente per fare i bagagli. Alcune cose sono stati in grado di salvarle altre sono rimaste all’interno della casa e sono state schiacciate tra le macerie, che la pala del bulldozer ha colpito ripetutamente, frantumando e polverizzando con il suono nauseante degli avvisatori acustici”.

E il generale Drone se ne stava sicuramente seduto a casa, sfregandosi le mani con gioia.

Amira Hass è corrispondente di Haaretz per i territori occupati. Nata a Gerusalemme nel 1956, Amira Hass è entrata a far parte di Haaretz nel 1989, e ricopre la sua posizione attuale dal 1993. In qualità di corrispondente per i territori, ha vissuto tre anni a Gaza, esperienza che ha ispirato il suo acclamato libro “Bere il mare di Gaza”. Dal 1997 vive nella città di Ramallah in Cisgiordania. Amira Hass è anche autrice di altri due libri, entrambi i quali sono raccolte dei suoi articoli.
Traduzione: Beniamino Rocchetto
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