tratto da: Beniamino Benjio Rocchetto
venerdì 15 gennaio 2021 15:15
Il primo ministro israeliano ha distinto tra “arabi buoni” e “arabi cattivi” con l’aiuto del sindaco della città, un “buon arabo”, che ha svolto bene il suo ruolo in questo contesto orientalista.
Di Amira Hass – 14 gennaio 2021
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È innegabile: l’opportunistica campagna elettorale del primo ministro Benjamin Netanyahu mercoledì a Nazareth, e prima ancora nelle città di Umm al-Fahm e Tira, era così ovvia e scontata da essere perfino imbarazzante.
D’altra parte, il suo intento e la sua abilità di incitare “gli arabi buoni”, nella forma del sindaco Ali Salam, contro gli “arabi cattivi” dello schieramento della Lista Congiunta e dei suoi leader, hanno la loro parte di raffinatezza. Questa è raffinatezza nello stile degli esperti di affari arabi la cui conoscenza della società palestinese su entrambi i lati della Linea Verde, i suoi problemi e le crisi interne sotto il peso del regime israeliano, è stata arruolata per migliorare gli strumenti di controllo e sottomissione.
Salam ha interpretato bene il suo ruolo nello scenario orientalista e ha risposto a Netanyahu con imbarazzante ossequiosità. “Le elezioni sono imminenti, quello che il Primo Ministro ha fatto nessun altro lo ha fatto”, ha detto al suo ospite di alto livello, secondo un articolo sul sito di notizie Walla. “Non siamo mai stati così bene come adesso. Se non ci fosse stato lui impegnato nella lotta alla pandemia, non so cosa avremmo fatto. Si prende cura di tutte le persone, non importa se sono arabe o ebree, e nonostante tutte queste responsabilità riesce persino a perseguire la pacificazione”.
Di sua spontanea volontà, Salam si è scagliato contro il nemico comune: “La Lista Congiunta non ha fatto nulla. L’intera società araba è delusa da ciò che hanno dato, dal loro operato e dall’atteggiamento nei confronti del loro elettorato”.
C’è raffinatezza anche nel sottile messaggio che il primo ministro ha rivolto ai residenti di Nazareth e ad altri cittadini palestinesi di Israele: “Votatemi, votate Likud, non votate la Lista Congiunta, e avrete di meglio”. Tralasciando le accuse di corruzione contro di lui, ha fatto quello che di solito fanno i candidati alla carica di Primo Ministro: ha proposto un tornaconto elettorale a un folto gruppo di elettori, di cui finora solo poche migliaia di hanno votato per il suo partito.
Anche qui, Salam ha dimostrato di aver recepito il messaggio forte e chiaro e ha detto al Primo Ministro: “Considera tutti i sindaci delle città arabe allo stesso modo in cui consideri Eli Barda, il sindaco della vicina città ebraica Migdal Haemek. La mia richiesta è che tu ti relazioni con noi in questo modo, dandoci fiducia. Ti prometto che ti sosterremo.” Salam può quindi dire agli abitanti di Nazareth: Vi porterò i finanziamenti del governo come nessun sindaco che ha sostenuto la Lista Congiunta ha mai fatto.
La promessa di Netanyahu che una “nuova era sta nascendo” nelle relazioni tra ebrei e cittadini palestinesi di Israele contraddice le parole servili di Salam e la meravigliosa realtà in esse descritta (“non siamo mai stati così bene”). Perché abbiamo bisogno di una nuova era se il presente è così meraviglioso? Ma nelle campagne elettorali nessuno si preoccupa di questi dettagli. Il valore della promessa di una “nuova era” poteva essere visto nel modo in cui la polizia si è avventata sui membri della Lista Congiunta che stavano manifestando contro la visita di Netanyahu.
Netanyahu si è nuovamente scusato per le parole usate nel 2015, quando ha detto che: “gli arabi si stanno recando alle urne in branchi”. Le prime scuse sono arrivate pochi giorni dopo quelle elezioni, apparentemente legate a un rimprovero dell’Amministrazione Obama e dopo che questo incitamento aveva raggiunto il suo obiettivo. Mercoledì a Nazareth, Netanyahu ha detto di voler mettere in guardia contro il voto per la Lista Congiunta.
Il suo ragionamento è chiaro: quando i cittadini palestinesi di Israele sono uniti, è un male per lo Stato di Israele. Quando fanno un collegamento diretto tra la loro situazione di cittadini di seconda classe, il loro passato di profughi nel 1948 e il destino dei palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, è terribile. Quando sono divisi e seppelliscono tutti i contesti politici e storici, come sta facendo Salam, è un bene per Israele e potrebbe essere un bene per alcuni di loro.
Netanyahu ha dichiarato: “I cittadini arabi di Israele devono essere a pieno titolo e con pari diritti parte della società israeliana”, come se non fosse stato durante il suo mandato che fu approvata la legge dello stato-nazione, aggravando la discriminazione strutturale che prevale da decenni.
Non si può credere che Netanyahu sia sincero, ma la sua bugia ci ricorda che i palestinesi in Israele hanno influenza politica e sociale perché hanno diritto di voto, perché il PIL ha bisogno di loro, perché rientrano nei rilevamenti dell’Ufficio Centrale di Statistica, a differenza delle loro controparti in Cisgiordania e Gaza, e perché le principali forze politiche della Lista Congiunta hanno combattuto e stanno ancora lottando per la loro esistenza, identità e appartenenza palestinese, con sgomento di molti ebrei israeliani.
Amira Hass è corrispondente di Haaretz per i territori occupati. Nata a Gerusalemme nel 1956, Amira Hass è entrata a far parte di Haaretz nel 1989, e ricopre la sua posizione attuale dal 1993. In qualità di corrispondente per i territori, ha vissuto tre anni a Gaza, esperienza che ha ispirato il suo acclamato libro “Bere il mare di Gaza”. Dal 1997 vive nella città di Ramallah in Cisgiordania. Amira Hass è anche autrice di altri due libri, entrambi i quali sono raccolte dei suoi articoli.
Traduzione: Beniamino Rocchetto
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Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…