Anatomia di un genocidio: il nuovo rapporto di Francesca Albanese, special rapporteur dell’ONU

Dopo cinque mesi di operazioni militari, Israele ha distrutto Gaza. Oltre 30.000 palestinesi sono stati uccisi, tra cui più di 13.000 bambini. Oltre 12.000 sono i morti presunti e 71.000 i feriti, molti dei quali con mutilazioni che cambiano la vita. Il 70% delle aree residenziali è stato distrutto. L’80% dell’intera popolazione è stata sfollata con la forza. Migliaia di famiglie hanno perso i propri cari o sono state spazzate via. Molti non hanno potuto seppellire e piangere i loro parenti, costretti invece a lasciare i loro corpi in decomposizione nelle case, per strada o sotto le macerie. Migliaia di persone sono state detenute e sistematicamente sottoposte a trattamenti inumani e degradanti. L’incalcolabile trauma collettivo sarà vissuto per le generazioni a venire.

Analizzando i modelli di violenza e le politiche di Israele nell’attacco a Gaza, questo rapporto conclude che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che la soglia che indica l’attuazione di un genocidio da parte di Israele sia soddisfatta. Uno dei risultati principali è che la leadership esecutiva e militare di Israele e i soldati hanno intenzionalmente distorto i principi dello jus in bello, sovvertendo le loro funzioni protettive, nel tentativo di legittimare la violenza genocida contro il popolo palestinese.

LEGGI il report integrale (in lingua inglese)

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