In occasione della prossima uscita della versione italiana dell’ultimo documento di Kairos Palestina, la Campagna Ponti e non muri rilancia la piattaforma del suo impegno alla luce della drammatica situazione in Palestina e Israele.
Campagna ‘Ponti e non Muri’ di Pax Christi Italia
UN LUNGO IMPEGNO PER LA GIUSTIZIA E LA PACE
Dichiarazione in occasione della pubblicazione dell’edizione italiana dell’Appello “Stop the genocide” di Kairos Palestina, Aprile 2024
La nostra campagna è attiva da più di venti anni. Abbiamo organizzato viaggi di conoscenza in loco e convegni nazionali, attività di sensibilizzazione nelle scuole ed in altri contesti sociali di tutta Italia, curando relazioni sempre più significative con le istituzioni internazionali e in particolare con la rete delle Chiese cristiane della Terra santa Kairos Palestina.
In occasione della prossima pubblicazione del Rapporto “Stop the genocide” che siamo onorati di pubblicare in Italia, desideriamo ricordare gli obiettivi del nostro impegno, in un tempo in cui “l’ingiustizia è andata oltre ogni limite e, sull’orlo di un crollo catastrofico, si richiedono azioni coraggiose, veritiere e risolute” (Kairos Palestina 2022).
In questo lungo ‘viaggio’ abbiamo conosciuto e lavorato con molti palestinesi, come anche molti israeliani ed ebrei di tutto il mondo. Abbiamo intessuto relazioni con artisti, politici, storici e con rappresentanti dell’ONU, dell’UNRWA e dell’OCHA.
La nostra posizione si fonda pertanto su una lunga esperienza di condivisione del dramma che da troppo tempo allontana una pace giusta dalla terra di Palestina e Israele. Come per le analisi e le denunce delle Chiese di Gerusalemme, questa visione nasce solo dal nostro amore per la verità, per la giustizia e per la pace. Per questo ne indichiamo alcuni punti salienti:
- Questo conflitto nasce a fine ‘800 con il movimento sionista che sceglie la Palestina come luogo dove fondare uno stato ebraico, data la insostenibile situazione di discriminazione che gli ebrei europei subivano in Europa. Questa scelta ha reso la loro legittima aspirazione un progetto coloniale. Lo storico australiano Patrick Wolfe ha definito questa tipologia ‘colonialismo di insediamento’, che prevede l’eliminazione dei popoli nativi e la loro sostituzione con i nuovi arrivati.
- Riteniamo che il mondo ebraico non debba perciò identificarsi con questo particolare progetto che ha poi strumentalizzato il successivo dramma della Shoah con il fine di portare a termine le proprie pretese sulla Palestina.
- Il progetto di colonizzazione da insediamento ha subito varie fasi con momenti acuti di pulizia etnica, come nel 1948, e di stasi come quello seguente fino al 1967. Il momento attuale di violenza inaudita rappresenta l’ultimo, e forse il finale, dei periodi più acuti.
- Dal 1967 in poi lo stato d’Israele ha occupato illegalmente i territori palestinesi, Cisgiordania e Gaza, che l’ONU aveva assegnato nel 1947 ad uno stato palestinese. Da allora la Cisgiordania è sotto occupazione, con una progressiva sottrazione illegale di terre da parte di coloni ebrei e sotto un tipico regime di apartheid, come dichiarato da Amnesty International. Molti palestinesi di ogni età sono stati detenuti o sono in prigione senza alcuna accusa, in una situazione che possiamo definire di ostaggi.
- Gaza, evacuata nel 2005, vive da anni sotto assedio continuo senza il controllo dei propri confini. Ha subito vari attacchi, massacri di civili, distruzioni e aggressioni con droni per esecuzioni extra giudiziali. I suoi territori ed i suoi pozzi sono inquinati dai metalli pesanti e da altri inquinanti frutto di questi bombardamenti.
La nostra campagna è da anni in contatto con tutti i singoli, comunità e comitati di villaggi che resistono in modo nonviolento. Non possiamo non schierarci dalla parte della legalità internazionale e della popolazione oppressa, poiché altrimenti terremmo una posizione pilatesca di equidistanza: non si possono fare parti uguali tra diseguali in questo conflitto asimmetrico. Gli atti a cui assistiamo ogni giorno in Gaza, sono ormai da condannare come atti di genocidio.
Chiediamo l’attuazione delle numerose risoluzioni dell’ONU che lo stato di Israele ignora a partire dal 1948. Difendiamo la recente richiesta della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja e l’operato della special rapporteur Francesca Albanese, che lotta tenacemente per la piena applicazione del diritto internazionale.
Quali priorità affermiamo senza ambigue equidistanze? Cessate il fuoco e fine dell’occupazione israeliana della Palestina; liberazione di tutti i prigionieri; ristabilimento del diritto e della giustizia come precondizione al dialogo; promozione della verità e riconciliazione nello stile nonviolento del sumud palestinese, a partire dall’affermazione delle responsabilità della potenza colonizzatrice. Questi sono i presupposti necessari per la pace e la convivenza fra i due popoli.
Questo chiedono, senza ambiguità, anche i nostri fratelli e sorelle di ‘Kairos Palestina’ di cui stiamo pubblicando il nuovo Rapporto “Stop the genocide” prossimamente in distribuzione in Italia (www.bocchescucite.org). Vi invitiamo ad accoglierlo e diffonderlo per facilitare una sua ricezione che contribuisca a fermare il massacro e ad affrettare la pace.
Staff nazionale della Campagna Ponti e non muri di Pax Christi Italia
Tavarnuzze, 4 Aprile 2024
unponteperbetlemme@gmail.com
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