tratto da: Beniamino Benjio Rocchetto
domenica 17 gennaio 2021 20:26
Di Gideon Levy – 16 gennaio 2021
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Per soli sei mesi dei suoi 73 anni Israele è stata una democrazia. Sei mesi e non un giorno di più. Questo fatto scioccante, che la maggior parte degli israeliani e il resto del mondo rifiutano e coloro che cercano la verità non possono confutare, deve essere discusso in ogni lezione di educazione civica e in ogni dibattito in Israele.
Tutti gli slogan su “Netanyahu sta distruggendo la democrazia” ignorano questo fatto innegabile: solo per sei mesi lo stato ha trattato tutte le persone sotto il suo governo in modo democratico, almeno per salvare le apparenze. Durante tutti i suoi decenni di esistenza, Israele ha trattato una parte dei suoi sudditi in modo tirannico. Ecco perché non può essere una democrazia.
Il 21 ottobre 1948, Israele pose i suoi cittadini arabi sotto un governo militare. Il 1° dicembre 1966, il primo ministro Levi Eshkol ha revocato questa ignominia. Sei mesi dopo, nel giugno 1967, la tirannia militare tornò a caratterizzare Israele quando i suoi territori appena conquistati furono posti sotto l’occupazione militare.
Questa situazione è continuata fino ad oggi e la sua fine non è assolutamente prossima. Tutto ciò che rimane è la parvenza. Ora, anche questa sta cominciando a dissolversi; sarà un lungo processo. Le radici della menzogna, della democrazia, sono profonde.
Il gruppo per i diritti umani B’Tselem ha pubblicato un rapporto documentato rivoluzionario la scorsa settimana, oltrepassando il punto di non ritorno, affermando che il regime di supremazia giudaica non esiste solo nei territori occupati, dove B’Tselem ha documentato crimini sin dalla fondazione del gruppo, ma in tutto il paese, dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano.
Pochi giorni prima, lo scrittore americano Nathan Thrall, che vive a Gerusalemme, ha pubblicato un articolo che apre gli occhi e la mente sulla London Review of Books (Recensione Libraria Londinese) dal titolo “The Separate Regimes Delusion” (L’Illusione Dei Regimi Separati). Thrall non esita a criticare le presunte organizzazioni sioniste liberali e di sinistra, da Meretz e Peace Now a Yesh Din e Haaretz. Tutti credono che Israele sia una democrazia e si oppongono all’annessione perché potrebbe minare la loro falsa convinzione che l’occupazione stia avvenendo altrove, al di fuori di Israele, ed è solo temporanea. La separazione tra l’occupazione e Israele è ancora legittima ai loro occhi, quindi stanno fuorviando le persone.
La conclusione dei due documenti è la stessa: è impossibile parlare ancora solamente di “apartheid nei territori”. È impossibile separare i territori occupati e Israele, ed è impossibile considerare l’occupazione temporanea. La conclusione: Israele è uno stato di apartheid. Proprio come in Sud Africa era ridicolo parlare di democrazia, anche se si sono tenute le elezioni, è ridicolo vedere Israele come una democrazia.
Non può essere razzista solo in parte. Se parte di essa è razzista, lo è completamente. È impossibile mettere in dubbio che nei territori occupati esistono due sistemi di diritti e leggi basati sulla separazione razziale. Nessun fatto è più certo.
Anche la temporaneità dell’occupazione è un argomento superato. Ecco perché dobbiamo smetterla di cercare di terrorizzare le persone e affermare che la destra ci sta portando all’apartheid. L’apartheid esiste dal 1948. Solo allora saremo in grado di riconoscere che l’occupazione caratterizza il regime israeliano, non l’Alta Corte di giustizia, non le elezioni e non le libertà per gli ebrei, e anche un po’ per i cittadini non ebrei. La supremazia giudaica è ovunque, come afferma B’Tselem. È impossibile sostenere che Israele è “buono” e l’occupazione è “cattiva”, come afferma Thrall.
Chiamiamolo con il suo nome: Apartheid. Uno stato di apartheid. Viviamo in un regime di apartheid, siamo parte di esso, siamo coinvolti in esso. È il nostro paese. Israele.
Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo nuovo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.
Traduzione: Beniamino Rocchetto
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Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…