Gli aiuti. Open Arms naviga verso Gaza. Si apre il corridoio umanitario di Cipro

Articolo pubblicato originariamente su Avvenire

Partita dal porto cipriota di Larnaca, direzione Gaza. Con 200 tonnellate di cibo. Obiettivo: rompere l’assedio della fame che rischia di strangolare un quarto dei 2,3 milioni di profughi palestinesi costretti a lasciare le loro abitazioni dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas . La conferma è arrivata dalla portavoce di Open Arms, Laura Lanuza. «Salpiamo! La missione congiunta Open Arms e WcKitchen parte da Cipro e fa rotta su Gaza carica di 200 tonnellate di cibo». «Si apre il corridoio umanitario marittimo alla Striscia in una missione di alta complessità che speriamo sia la prima di molte altre che riescano ad attenuare l’emergenza umanitaria che vive la popolazione» hanno fatto sapere da Open Arms. ll viaggio della nave della organizzazione non governativa spagnola viene usato come “progetto pilota” in vista dell’apertura di un corridoio marittimo umanitario annunciato nei giorni scorsi a Cipro dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Gli aiuti alimentari saranno distribuiti a Gaza dall’organizzazione creata dallo chef ispano-americano José Andrés, la World Central Kitchen (WCK). “Gli aiuti forniti dalla WCK sono partiti per Gaza con la nave Open Arms”, ha confermato l’organizzazione in un messaggio pubblicato su X, affermando che “si sta lavorando per inviare quante più barche possibile”. La World Central Kitchen dispone già di squadre a Gaza dall’inizio della guerra ed è stata responsabile della costruzione di un molo per poter scaricare il carico una volta arrivata la barca. L’ubicazione di questo molo non è stata specificata per motivi di sicurezza. Cipro è il Paese dell’Unione Europea più vicino alla Striscia di Gaza, situata a circa 370 chilometri di distanza.

Secondo quanto riposta la Reuters, Il viaggio verso Gaza dura circa 15 ore, ma una chiatta pesante da rimorchio, come quella utilizzata da Open Arms, potrebbe rendere il viaggio considerevolmente più lungo, forse fino a due giorni. Sabato anche una nave militare americana ha lasciato gli Stati Uniti con le attrezzature necessarie per costruire un molo per scaricare le spedizioni di aiuti, cosa che potrebbe richiedere fino a 60 giorni. Di fronte all’insufficienza degli aiuti che arrivano via terra nel territorio devastato da oltre cinque mesi di guerra, gli aiuti vengono lanciati via aerea e potranno ora essere trasportati anche via mare grazie all’apertura di questo corridoio. L’Onu però insiste: l’invio di aiuti via mare e i lanci aerei da parte di diversi paesi, divenuti quotidiani negli ultimi giorni, non possono sostituire la via terrestre.

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