tratto da: https://www.remocontro.it/2021/01/21/guerra-nascosta-nel-tigre-balcanizzazione-etnica-delletiopia-e-del-corno-dafrica/
Remocontro 21 Gennaio 2021
In Etiopia più di 100 persone sono state uccise in nuovi attacchi etnici nella zona di Metekel, a ovest del Paese del Corno d’Africa. Lo riporta Esat Tv, canale satellitare dell’opposizione citato dalla Bbc, specificando che gli attacchi sono avvenuti da metà gennaio in poi. Il mese scorso, oltre 200 persone sono state uccise in un attacco etnico nella stessa regione poche ore dopo la visita del primo ministro, Abiy Ahmed, arrivato per valutare la situazione della sicurezza. In una successiva operazione militare sono stati poi uccisi 42 aggressori e le autorità hanno posto diversi distretti della regione sotto il controllo dell’esercito.
La guerra fra il governo centrale dell’Etiopia e il fronte etnico della regione del Tigrè, gli ‘abissini’ di epoca coloniale italiana, solo momentaneamente in una fase di stasi dopo l’occupazione di Macallè, la capitale della regione. Ma già avvertiva Mirko Molteni in Analisi Mondo, i miliziani tigrini stanno proseguendo la lotta sulle alture e nelle vallate.
«Rischio grimaldello nel complicato quadro multietnico dell’Etiopia, colosso di 110 milioni di abitanti suddivisi in più di 80 etnie». Col coinvolgimento dei Paesi vicini.
La guerra ancora combattuta per bande
Il governo di Adis Abeba aveva preso la capitale vuota dei ribelli e dei suoi capi e gli armati della guerriglia. La guerra combattuta deve ancora venire. E c’è da averne paura, date le 80 etnie che compongono i 110 milioni di abitanti dell’Etiopia. Ora accanto all’Etiopia c’è anche l’ex nemica storica Eritrea a caccia in casa altrui dei suoi ribelli di casa. E del poco che trapela da quel mondo isolato, si sa di 50mila, forse molti di più, profughi tigrini verso il Sudan, oltre i 100 mila eritrei che lì si erano rifugiati e ora non sanno più dove scappare.
Qualche spicciolo di storia
Il Tigrè fu uno dei centri maggiori della resistenza armata al regime filosovietico di Menghistu, finito con il crollo dell’URSS. Opposizione etnica e tentativo di soluzione federalista per tenere assieme le molteplici popolazioni dell’ex-impero di Hailè Selassiè. Dopo la caduta di Menghistu, il governo centrale etiopico è stato praticamente egemonizzato dai tigrini, che pure rappresentano solo il 6% della popolazione. La Costituzione etiope del 1995, tuttora valida, riconosce il “diritto di secessione per ogni nazionalità o popolo” dell’Etiopia.
Guerra con l’Eritrea e quelle interne
La sanguinosa guerra di confine con l’Eritrea, fra il 1998 e il 2000. Nel 2016 le pesanti proteste ai limiti della guerriglia urbana, da parte dell’etnia Oromo. Nel 2018 divenne primo ministro Abiy Ahmed Alì, un Oromo di fede cristiana protestante, ma di madre Ahmara. La pace con l’Eritrea che gli vale il premio Nobel, e il tentativo di unificazione del paese. Ma le diverse popolazioni etiopiche hanno continuato a essere irrequiete, anche gli stessi Oromo. Ne 2019 c’è persino un tentativo di colpo di Stato.
Il partito della prosperità
Ahmed Alì, forte del Nobel, riesce e trasformare partiti etnici in un nuovo ‘Partito della Prosperità’ che raggruppa le principali etnie, come gli Oromo, gli Amhara, gli Afar e altri. Ma il partito tigrino ha invece rifiutato di confluire in una formazione pan-etiopica, volendo conservare la propria autonomia, politica e regionale. Nell’ultimo anno, la rottura che ha portato alla rivolta armata e alla guerra. 50.000 soldati etiopi con armi pesanti entrano nel Tigrè da Sud, mentre truppe eritree vi entravano da Nord.
Gli strani armamenti tigrini
Le forze tigrine hanno dimostrato la capacità di colpire ad alcune decine di chilometri di distanza con razzi balistici ‘di tipo imprecisato’. «Forse vecchi grossi razzi sovietici della serie FROG-7, elaborati nella versione egiziana Sakr 80», scrive Molteni. Il 29 novembre, l’annuncio dell’abbattimento di un cacciabombardiere dell’Aeronautica Etiope Mikoyan-Gurevich Mig-23, inizialmente creduto una sparata propagandistica, che sembrerebbe effettivamente avvenuto, con ampia diffusione di foto e filmati.
Le ‘non notizie’ a la crisi umanitaria
La responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet: «Abbiamo informazioni provate di pesanti violazioni dei diritti umani e di abusi inclusi attacchi indiscriminati contro i civili e gli obiettivi civili, saccheggi, rapimenti e stupri contro donne e ragazze. E ci sono rapporti di reclutamenti forzati della gioventù tigrina per combattere contro le proprie comunità». L’11 dicembre l’agenzia Reuters ha riportato dell’ingresso di truppe eritree nel Tigrè, mentre l’Asmara nega.
Gli Usa e gli eritrei in campo
Il Dipartimento di Stato USA: «Siamo a conoscenza di rapporti credibili sul coinvolgimento militare eritreo nel Tigrè e lo consideriamo un grave sviluppo. Chiediamo che tutte queste truppe vengano ritirate immediatamente». Il portavoce di Washington ha aggiunto: «Conosciamo anche rapporti di abusi e violazioni dei diritti umani nella regione. Noi e altri interlocutori internazionali continuiamo a chiedere con urgenza indagini indipendenti sui rapporti e che i responsabili ne rispondano”.
L’ombra del faraone
«La guerriglia nel Tigrè può fare da detonatore per l’intero Corno d’Africa -segnala Molteni- se si considera che l’operazione avrebbe portato Addis Abeba a distogliere 3.000 soldati dalla sua forza di pace in Somalia, indebolendo il contingente internazionale che aiuta il governo di Mogadiscio contro gli islamici al-Shabab». Poi il temuto coinvolgimento di ‘agenti esterni’: la Francia e gli Emirati Arabi filo etiopici e filo eritrei, e l’Egitto da anni in contrasto con Addis Abeba per la diga Gerd sul Nilo Azzurro.
La diga della discordia
La diga Gerd, Grand Ethiopian Renaissance Dam, dovrebbe segnare il “Rinascimento” della nazione etiope un tempo potente e temuta. E’ ormai quasi ultimata, nella sua lunghezza di 1780 metri e altezza di 155 metri, la maggiore dell’Africa. E’ costata 4,7 miliardi di dollari e fornirà all’Etiopia ben 6450 MegaWatt di energia elettrica, ma il bacino di 74 miliardi di metri cubi, comporterà una drastica riduzione del volume idrico a valle dello sbarramento.
L’Egitto assetato
«Una benedizione per Addis Abeba, ma una catastrofe se vista dal Cairo, poiché l’Egitto dipende dal Nilo per il 90% del suo fabbisogno idrico, senza contare che la stessa diga egiziana di Assuan, operativa fin dal 1970, ha, pur segnando la modernizzazione del paese, già compromesso l’autosufficienza in termini di fertilità, impedendo al grosso del limo del Nilo di arrivare nelle aree più popolate del paese e costringendo alla massiccia importazione di concimi artificiali».
La questione islamica e religiosa
«Molti commentatori hanno trascurato di considerare l’aspetto religioso del conflitto: la popolazione del Tigrè è per il 95% cristiana copta, mentre nel resto dell’Etiopia gli islamici sono il 40-50% della popolazione, con tendenza ad aumentare per l’intervento economico di alcuni Paesi arabi, Arabia Saudita ed EAU in testa». Dal censimento, il 43,5 % sarebbe di fede cristiano-copta, tallonata da un 33,9% di musulmani, mentre l’ altro 18,6% aderirebbe alle chiese protestanti, cattolici e altri culti.
Sorpasso musulmano sulla chiesa Copta
Una delle caratteristiche dell’Etiopia storica, è la fede cristiana-copta, ridotta ormai a meno di metà della popolazione. E negli ultimi 13 anni, la concorrenza del proselitismo islamico finanziato dagli stati del Golfo Persico ha fatto crescere al 40-50% l’osservanza maomettana. Vicino insomma uno storico sorpasso dell’Islam sulla Chiesa copta diventando la prima religione del paese. Per ora ( e per fortuna ), «solo illazioni e sospetti».
Droni emiratini
Dettaglio interessante richiamato da Molteni, l’impiego di droni degli Emirati Arabi Uniti in appoggio alle truppe eritreo-etiopiche che la parte interessata nega. Si tratterebbe di droni di fabbricazione cinese Wing Loong II (nella foto sotto) acquisiti dagli EAU nel 2017 e stanziati in Libia (Cirenaica) e a partire dal 2018 nella nuova base emiratina nella baia di Assab dove i satelliti hanno visto anche anche caccia Mirage 2000 e perfino carri da battaglia Leclerc.
«Il che pone anche il problema di un possibile supporto terrestre ad Asmara, qualora la guerra tigrina dovesse degenerare portando l’Etiopia, e l’intera regione, a una conflagrazione generale nell’area».
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Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…