Il messaggio di Khalil Awawdeh al mondo: “La nostra causa è giusta, a prescindere dall’alto prezzo pagato”

Articolo pubblicato originariamente su Samidoun e tradotto dall’inglese dalla redazione di Bocche Scucite

Il prigioniero palestinese Khalil Awawdeh, al suo 180° giorno di sciopero della fame, ha rilasciato un video messaggio ai popoli del mondo, in cui parla lentamente e faticosamente, con il suo corpo emaciato visibile, evidenziando la giustizia della causa palestinese:

“Oh, gente libera del mondo, questo corpo sofferente, di cui non rimangono che pelle e ossa, non riflette una debolezza e una vulnerabilità del popolo palestinese, ma è piuttosto uno specchio che riflette il vero volto dell’occupazione, che pretende di essere uno ‘Stato democratico’, nel momento in cui tiene un prigioniero senza alcuna accusa nella brutale detenzione amministrativa, dicendo con il suo corpo e il suo sangue: No alla detenzione amministrativa! No alla detenzione amministrativa!

Siamo un popolo che ha una causa giusta che rimarrà una causa giusta, e ci opporremo sempre alla detenzione amministrativa, a questa ingiustizia, anche se la pelle non c’è più, anche se le ossa si deteriorano, anche se l’anima non c’è più.

Siate certi, siate fiduciosi, che abbiamo il diritto e la nostra causa è giusta, indipendentemente dall’alto prezzo pagato.

Che tu sia benedetto e che la pace sia con te”.

La vista del fragile corpo di Awawdeh, quasi uno scheletro dopo sei mesi di sciopero della fame, ha suscitato indignazione e richieste di intervento per il suo immediato rilascio.

Awawdeh si è impegnato a continuare lo sciopero della fame fino alla liberazione. È imprigionato senza accuse né processo sotto la “detenzione amministrativa” israeliana, che è rinnovabile a tempo indeterminato. Il comandante dell’esercito di occupazione ha “sospeso” la sua detenzione amministrativa mentre è detenuto nell’ospedale di Assaf Harofeh a causa delle sue gravi condizioni di salute – tuttavia, questa detenzione, senza accusa né processo, sarà ripristinata non appena le sue condizioni di salute miglioreranno. I tribunali militari di occupazione israeliani hanno già respinto gli appelli di Awawdeh in diverse occasioni, ma hanno fissato un’altra udienza per martedì 30 agosto sul suo caso.

La resistenza palestinese e il movimento dei prigionieri nel suo complesso – che si stanno muovendo verso un confronto su larga scala, con il potenziale inizio di uno sciopero della fame aperto il 1° settembre – hanno identificato la lotta di Awawdeh contro la detenzione amministrativa come una priorità fondamentale.

Awawdeh è uno dei circa 700 detenuti amministrativi su un totale di quasi 5.000 prigionieri politici palestinesi; due fratelli, Ahmad e Adel Musa, si sono uniti ad Awawdeh nello sciopero della fame contro la loro detenzione amministrativa da 22 giorni. Gli ordini di detenzione amministrativa vengono emessi per un massimo di sei mesi alla volta sulla base di presunte “prove segrete” e sono rinnovabili a tempo indeterminato. Originariamente introdotti in Palestina dal mandato coloniale britannico, prima di essere adottati dal regime sionista, gli ordini di detenzione amministrativa sono spesso usati contro leader e organizzatori delle comunità, e c’è una campagna crescente per imporre la fine di questa politica.

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