In ricordo dei giornalisti Roshdi Sarraj e Yaser Murtaja

Di Pina Fioretti

Loro sono Roshdi Sarraj ,33 anni, e Yaser Murtaja, 30 anni.

Giornalisti e filmmaker palestinesi di Gaza, avevano fondato la società Ain Media, collaboravano con emittenti arabe come Al Jazeera e documentavano la vita a Gaza, rischiando la loro soprattutto sotto i bombardamenti.

Il 24 marzo 2018 Yaser Murtaja aveva pubblicato sulla sua pagina fb la foto di Gaza vista dall’alto scrivendo questa frase “Spero venga il giorno in cui potrò fare uno scatto come questo, dall’alto e non da terra. Mi chiamo Yaser Murtaja ho 30 anni e vivo a Gaza. Non ho mai viaggiato in vita mia”

Yaser partecipava come giornalista e fotografo alle Marce del Ritorno, proteste pacifiche che si svolgevano ogni venerdì a Gaza. Durante queste marce, che si svolsero per più di un anno, la popolazione disarmata si recava verso il confine per chiedere la fine dell’assedio e per attirare l’attenzione del mondo, dei governi e dell’opinione pubblica. Inascoltati e invisibili i palestinesi di Gaza attiravano solo l’attenzione dei cecchini israeliani. In un anno di proteste pacifiche i soldati israeliani puntavano e uccidevano i palestinesi di Gaza: oltre 255 morti, 49 dei quali erano bambini e 9 donne, più di 23mila feriti, 4000 dei quali al di sotto dei 14 anni.

C’è qualche politico o commentatore o giornalista che in questi giorni ricordi le vittime delle Marce del Ritorno, manifestazione pacifiche a Gaza nel 2018?

In una di queste manifestazioni, il 6 aprile 2018, c’era anche Yaser Murtaja. Indossava il giubbotto antiproiettile con la scritta press e stava riprendendo le proteste lungo il confine a Khan Younis. Fu colpito mortalmente da un cecchino nonostante la scritta press. Come hanno ucciso la giornalista Shereen Abu Aqleh lo scorso anno a Jenin.

Quel giorno accanto a Yaser c’era il suo amico e collega Roshdi Sarraj.

Nel 2021 Roshdi ha diretto il documentario “Bank of Targets” documentando in diretta i bombardamenti israeliani su alcuni quartieri di Gaza City e sui palazzi sedi di agenzie stampa ed emittenti internazionali.

Nonostante la perdita dell’amico e socio, aveva continuato a portare avanti la loro società di informazione Ain Media. In questi giorni era impegnato nel tentativo di far arrivare fuori da Gaza le testimonianze dell’inferno che il terrorismo di stato israeliano sta provocando.

Poco fa ci è giunta la notizia che anche Roshdi Sarraj è stato ucciso mentre svolgeva il suo lavoro di giornalista e filmmaker.

Difficile professione quella del giornalista.

Penso ai tanti, non tutti per fortuna, che non si recano a Gaza, che sono comodamente seduti nei salotti televisivi o nelle loro redazioni, intenti a mettere su articoli dettati dalle veline del sistema neocon, impegnati a sparare a zero sulle giuste richieste dei palestinesi, ad alterare non poco la versione della storia recente, a fare associazioni indecorose e infondate pur di attenersi alla narrazione unica.

Forse a qualcuno di loro giungerà l’eco della notizia della morte di un loro collega palestinese e sarà difficile per la loro coscienza ritenersi colleghi dei giovani Roshdi Sarraj e Yaser Murtaja

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