La Germania impone un test di “fedeltà” a Israele con una nuova legge sulla cittadinanza

Articolo pubblicato originariamente su Middle East Eye. Traduzione a cura della redazione di Bocche Scucite

La Germania ha introdotto una nuova legge sulla cittadinanza che prevede che i richiedenti dichiarino di credere nel diritto all’esistenza di Israele. La mossa senza precedenti richiede il riconoscimento del diritto all’esistenza di un Paese straniero come parte del processo di cittadinanza, ed è stata criticata per le sue implicazioni sulla libertà di parola e di espressione politica.

La controversa legislazione, entrata in vigore martedì, fa parte di una più ampia revisione dei criteri di nazionalità della Germania. Se inizialmente il governo socialmente liberale del cancelliere Olaf Scholz aveva proposto la legge per snellire il percorso verso la cittadinanza per gli immigrati di prima generazione, da allora è stata riformulata come una misura per garantire l’adesione ai “valori tedeschi” in un contesto di crescenti preoccupazioni per l’antisemitismo e la politica di estrema destra.

La Germania è uno dei molti Stati occidentali ad aver adottato la controversa definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA). I critici sostengono che l’aumento riportato dell’antisemitismo sia fuorviante, in gran parte a causa dell’adozione della definizione dell’IHRA, che confonde le critiche legittime a Israele e al sionismo con l’odio antiebraico. Di conseguenza, le statistiche sugli incidenti antisemiti potrebbero essere gonfiate artificialmente perché potrebbero includere casi di discorsi politici o di protesta contro le politiche israeliane che non potrebbero ragionevolmente essere considerati antisemiti.

Migliaia di persone con bandiere e striscioni palestinesi marciano in protesta contro gli attacchi di Israele a Gaza e il sostegno della Germania alle armi di Israele in Unter den Linden Street, a Berlino, Germania, il 13 aprile 2024 [Halil Sagirkaya/Anadolu via Getty Images].

Il nuovo test di cittadinanza includerà domande sull’ebraismo e sulla vita ebraica in Germania e richiederà una dichiarazione esplicita sul diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Questo requisito ha sollevato le perplessità degli esperti legali e dei sostenitori dei diritti umani, che si interrogano sulla legalità e sulle implicazioni etiche dell’imposizione di posizioni politiche su Stati stranieri come prerequisito per la cittadinanza.

Si sostiene che questa mossa sia parte di un più ampio giro di vite sull’attivismo pro-Palestina in Germania. L’approccio del governo ha già suscitato polemiche nei circoli accademici. All’inizio di questo mese, la ministra tedesca per l’istruzione superiore Sabine Doring è stata costretta a dimettersi dopo che il suo ministero ha esplorato le opzioni per disinnescare la ricerca di accademici tedeschi che avevano firmato una lettera che criticava la repressione della polizia sulle proteste studentesche anti-israeliane.

Dal 7 ottobre dello scorso anno, la Germania ha assunto una posizione aggressiva in difesa di Israele e del suo attacco militare a Gaza. Ad aprile, il governo ha vietato al chirurgo palestinese britannico Ghassan Abu-Sitta di entrare in Germania per tenere una conferenza a Berlino sul suo lavoro a Gaza. Un mese dopo, Abu Sitta ha vinto la sua sfida legale contro il divieto.

La nuova legge tedesca sulla cittadinanza fa eco alle misure draconiane adottate negli Stati Uniti, dove ben 35 Stati hanno emanato leggi o ordini esecutivi che vietano alle agenzie statali di stipulare contratti o investire in aziende che boicottano Israele. Queste misure sono state descritte come un test di lealtà imposto ai cittadini statunitensi, che minaccia

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