Articolo pubblicato originariamente su Arabook
Di Pina Fioretti
Pubblicato da EMUSE nel 2022, la raccolta “La saggezza del condannato a morte e altre poesie”, con la traduzione di Tareq Aljabr e Sana Darghmouni, rappresenta un prezioso strumento per conoscere ed approfondire tre aspetti del grande poeta palestinese Mahmud Darwish, come spiega lo stesso curatore Tareq Aljabr: il poeta sapiente che parla dell’amore, il poeta sensibile e attento alla frammentazione della realtà e alle problematiche legate all’esilio, il poeta della patria.
Con questo obiettivo è stata curata particolarmente la traduzione linguistica nel tentativo di mantenere la musicalità poetica e di ritmo nel passaggio dall’arabo all’italiano come ci fa notare nella sua prefazione Paolo Branca.
La raccolta si divide quindi in tre nuclei tematici: poesie dell’amore, dell’io e della patria. Ogni sezione comprende nove componimenti scelti accuratamente tra tutte quelle scritte dal poeta nell’arco della sua vita.
Le ventisette poesie sono precedute da “E noi amiamo la vita” ونحنُ نحبُّ الحياة. La scelta di questa poesia posta all’inizio della raccolta rappresenta essa stessa una prefazione: nel titolo la wau و non è una semplice congiunzione ma aggiunge al componimento la dimensione dell’affermazione. Come se il poeta rispondesse a qualcuno e ricordasse che “Anche noi amiamo la vita e abbiamo diritto di viverla come gli altri”. “Noi”, il popolo palestinese che ha diritto all’esistenza e al riconoscimento dei propri diritti, un inno alla vita e al diritto di difenderla.
Tutte le poesie della raccolta sono interessanti e mi soffermerò su alcune che mi hanno particolarmente colpito.
Nella sezione “Dell’amore” la prima poesia è “Le colombe volano “. a una prima lettura sembra una poesia a due voci, un chiamarsi e rispondersi di due amanti nel loro struggente sentimento. Il loro amore è un porto sicuro per entrambi, è una scelta che ha bisogno di rinnovarsi per confermare l’appartenenza dell’uno all’altra. Il titolo stesso legato al movimento (“volano..si posano”) richiama il linguaggio legato all’amore passionale. La profondità di questi versi conferma la grandezza estetica di Darwish anche quando scrive dell’amore soggettivo, quando cattura l’essenziale nei suoi versi traducendolo con un’energia creativa in una visione poetica dinamica ed estremamente affascinante, in questo caso capace di interpretare l’io femminile.
Fanno parte di questa sezione liriche come “Una lezione di kamsutra” o “Rita e il fucile”, i cui versi sono stati messi in musica dal grande Marcel Khalifa e che scaturirono dall’amore tra il poeta e una ragazza ebrea. Lui la conobbe quando aveva sedici anni a una festa e per poterla incontrare violava i limiti imposti dall’occupazione. L’amore tra i due si interruppe con l’occupazione del 1967 ma di questo amore restano versi immortali che tutti cantano nel mondo arabo. Forse tra le più autobiografiche delle poesie d’amore, “Sono l’amante sfortunato” ci consegna l’immagine della sua condizione “..Sfilo sulla riva dell’amore. Saluto brevemente. Scrivo lettere a me stesso sulle ali delle colombe…”
Tra le nove poesie della sezione “Dell’io” alcune sono molto famose come “A mia madre”, “Adesso in esilio” e “Al caffè”. In questa sezione troviamo la poesia che dà il titolo alla raccolta “La saggezza del condannato a morte”. Sin dai primi versi riconosciamo un messaggio molto forte: la verità è libertà, attraverso la condizione che ci presenta il poeta ovvero attraverso la prospettiva di una persona priva di tutte le tentazioni della vita, capace per questo di giudicare le cose con assoluta imparzialità. Un invito alla saggezza che il poeta pronuncia immaginando il caso di un condannato a morte, sia che la morte possa venire da un’esecuzione o da un decadimento fisico o psicologico.
Nel testo poetico predominano due campi lessicali che si alternano, il campo della morte e il campo della vita ed entrambi confluiscono nell’indicare una scelta: la strada di una vita libera e dignitosa che rifiuta le umiliazioni, i ricatti e i soprusi. E così la saggezza del condannato a morte si trasforma nell’invito a non accettare la normalizzazione della violenza e dell’ingiustizia.
L’ultima parte della raccolta, “Della patria”, comprende titoli quali “A proposito di un uomo”, “Su questa terra”, “Pensa agli altri” liriche molto conosciute. Il curatore ha magistralmente concluso la raccolta con la poesia “Un copione pronto” presentata per la prima volta dallo stesso Darwish nell’aprile del 2008 durante il Festival di Ramallah. “ Un copione pronto” ma incompleto, come lo stesso autore aveva sottolineato nel presentare la poesia. Da lì a pochi mesi, nell’agosto dello stesso anno, Darwish morì e questi suoi ultimi versi sono carichi di significati. Parlano di un incontro con il nemico, quel nemico a cui il poeta e altri intellettuali palestinesi hanno sempre cercato di dare un volto a differenza di una società, quella israeliana, che nel tempo ha disumanizzato i palestinesi, nel senso letterale del termine: li ha spogliati della loro umanità. In questa ultima poesia, Darwish immagina di cadere in una fossa con il suo nemico, la loro vita e la loro guerra si concludono in un abisso.
Nel panorama della critica letteraria del mondo arabo si racconta che un critico avesse dichiarato: “Tutti i poeti della Resistenza facevano affidamento sulla Palestina, tranne Mahmud Darwish, perché la Palestina faceva affidamento su di lui”. Darwish il poeta era innanzitutto un intellettuale dal profondo senso estetico e filosofico, con una vasta cultura. Non era tentato dall’idea di una Palestina martire e defunta e lui stesso non intendeva restare imprigionato in versi di lacrime e morte.
La Palestina l’ha portata con sé nel mondo liberandola da slogan ma amplificando con la sua poesia la voce del suo popolo, restituendole le sfaccettature e le anime che l’occupazione aveva cancellato. Aveva compreso che il suo ruolo di intellettuale, anche in mezzo a un contesto di occupazione militare, non era quello di cedere al populismo e a una retorica impulsiva quanto piuttosto quello di elevare e razionalizzare il discorso poetico attraverso la creatività e il simbolismo restituendo ai palestinesi proprio ciò che essi volevano ascoltare, in primis versi che non li riducevano a vittime e poesie che li accomunavano ai popoli del mondo.
Questa raccolta è preziosa proprio per questo, ci aiuta a conoscere le dimensioni poetiche di Darwish attraverso un ottimo lavoro di selezione e traduzione.
in questi mesi si stanno susseguendo le presentazioni del libro nelle librerie e nelle biblioteche, seguite i canali social della casa editrice e dei traduttori per essere informati.
Titolo: La saggezza del condannato a morte e altre poesie
A cura di Tareq Aljabr
Traduzioni di Tareq Aljabr e Sana Darghmouni
Riadattamento dei testi poetici in italiano di Emiliano Cribari
Introduzione di Paolo Branca
Casa editrice: Emuse
Anno: gennaio 2022
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…