La triste morte di Harun Abu Aram è la vergogna di Israele

Articolo pubblicato originariamente su Haaretz e tradotto dall’inglese da Beniamino Rocchetto

Di Gideon Levy

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E’ stato uno degli spettacoli più orribili che avessi visto durante l’occupazione israeliana. Sul pavimento di una grotta buia giaceva un giovane di bell’aspetto, le gambe magrissime sollevate su una sedia di plastica, un tubo di drenaggio del muco infilato nel collo, la testa avvolta in un asciugamano, gli occhi chiusi, un pannolino sui fianchi. Suo padre stava sopra di lui asciugandogli il sudore dal viso, sua madre sedeva in un angolo della grotta, la sua espressione diceva tutto. Giaceva così senza muoversi, senza letto, senza elettricità e senza acqua corrente, per due anni. Due anni e 43 giorni, per la precisione.

Alle 10 di martedì mattina Harun Abu Aram è morto. Da quando l’ho visto in estate, una delle sue gambe era stata amputata. Ora i dottori stavano per amputare la seconda. È spirato in ospedale a Hebron per un’infezione che gli si era diffusa nel corpo a causa delle piaghe da decubito causate dallo stare sdraiato sul pavimento della grotta per due anni, e per altre complicazioni. Nelle ultime due settimane della sua sventurata vita è stato ricoverato in ospedale a Hebron, fino alla sua morte questa settimana.

Quando siamo andati a trovarlo nella grotta in estate, io e Alex Levac, fingeva di dormire. Quando finalmente ha aperto gli occhi, ci ha solo chiesto di uscire. Un anno e mezzo prima, il 1° gennaio 2021, aveva compiuto 23 anni. Quel giorno finì la sua vita. Un soldato israeliano gli ha sparato al collo a bruciapelo e lo ha reso paralizzato dal collo in giù per il resto della sua breve vita. Questo dopo che Harun aveva tentato di salvare il generatore dei vicini, che il soldato stava per confiscare con la forza

Senza il generatore non c’è vita nella comunità di pastori Khirbet al-Rakiz a Sud del Monte Hebron. Harun ha cercato di strappare il generatore dalle mani del soldato e il militare gli ha sparato. L’IDF avrebbe poi affermato che il soldato si sentiva in pericolo. Un soldato armato che temeva per la sua vita e si sentiva minacciato da un pastore disarmato, che non voleva altro che salvare il generatore dei vicini, secondo il codice di comportamento dei soldati dell’IDF.

Secondo il codice etico di quello stesso esercito, il soldato non è mai stato processato per nulla. L’inchiesta è stata chiusa, il soldato ha continuato con la sua vita come se non fosse successo niente di male.

La punizione minima che avrebbe dovuto subire era quella di essere costretto a visitare la sua vittima, guardarla dritta negli occhi e vedere cosa gli ha fatto. Ma Harun è stato gettato e abbandonato sul pavimento della grotta dove vivono i suoi genitori. Circa un anno prima che fosse ferito, la casa della famiglia era stata demolita dall’Amministrazione Civile.

Nei due anni successivi l’Amministrazione Civile non ha permesso alla famiglia di costruire una strada di accesso per consentire lo spostamento di Harun, né di costruire una stanza dove potesse vivere in condizioni un po’ più umane. Questo prima che il terrore della sinistra sionista, Bezalel Smotrich, fosse nominato Ministro incaricato dell’Amministrazione Civile.

Dopo il ferimento di Harun, le autorità hanno anche revocato il permesso di lavoro di suo padre, impiegato nella costruzione di strade in Israele, per paura che potesse cercare vendetta, e la famiglia è rimasta senza sostentamento. Ma questa non era la fine della loro sofferenza. Israele ha rifiutato di riconoscere la disabilità di Harun e di risarcire le sue cure mediche e infermieristiche, sostenendo che lo Stato non aveva alcuna “responsabilità per il danno”. Nessuna responsabilità per il danno, nessuna responsabilità per nulla, nessuna colpa e nessun risarcimento. Cercate il volto del male israeliano? La sua vittima è stata abbandonata in una grotta a Khirbet A-Rakiz per due anni.

La storia di Harun non ha suscitato alcun interesse in Israele, ad eccezione di Medici per i Diritti Umani (Physicians for Human Rights), che ha raccolto donazioni per ricoverarlo in ospedale in Israele per alcuni mesi, e un meraviglioso gruppo di volontari israeliani che si sono arruolati per aiutare la famiglia. Hanno continuato a farlo con devozione infinita fino alla fine.

Ieri Arela del Kibbutz Shoval ha scritto su Facebook che stava per fargli visita in ospedale martedì, ma quando ha chiamato suo padre per coordinare la visita, le è stato detto della sua morte.

“Madre Farsi e padre Rasmi, i suoi fratelli e sorelle, tutti gli hanno dedicato la vita e oggi lo hanno perso. L’ho perso anch’io, l’abbiamo perso tutti. Era come un figlio per noi”. Harun è morto in una terribile agonia, piangeva di notte e durante il giorno chiudeva gli occhi e fingeva di dormire. Anche Israele ha chiuso gli occhi. Che vergogna.

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