tratto da: https://www.huffingtonpost.it/entry/nella-rotta-balcanica-labisso-dellumanita_it_5fec8c97c5b6ff747985be17
Gregorio De Falco Senatore
31/12/2020
In Europa, nella Ue, ora, sta accadendo qualcosa di orribile, qualcosa che precipita l’umanità ancora di più in un abisso. Alcune migliaia di migranti, infatti, stanno cercando scampo in Europa, attraverso la Rotta Balcanica che si snoda, da Sud verso Nord, dalla Bosnia alla Croazia, dalla Slovenia all’Italia. In ognuna di queste Nazioni, questi poveri disperati vengono respinti, usando anche una violenza feroce, come testimoniano inchieste giornalistiche e prove video, che forniscono immagini impressionanti.
I migranti sono abbandonati nel gelo invernale, senza soccorsi di nessun genere ed anzi, malmenati e talvolta mutilati. Si tratta di una situazione che è nota a tutti e che quindi coinvolge anche l’Italia e non può passare sotto silenzio.
Già nel 2019 i volontari del Border Monitoring Violence Network hanno raccolto moltissime testimonianze di persone respinte da ufficiali della polizia croata che hanno usato le armi contro i migranti inermi, ed è addirittura documentato anche l’uso di cani per aggredire i migranti stessi.
Dunque, si tratta di una vicenda non nuova, ma che va avanti almeno dal 2016, da quando la UE ha chiuso la rotta balcanica. Da allora migliaia di migranti vivono accampati nei boschi bosniaci, o nella zona industriale abbandonata, o ancora nelle case distrutte dalla guerra degli anni ’90 e mai ricostruite.
Ciò accade soprattutto nel cantone di Una Sana, al confine con la Croazia, al confine con l’Unione europea, al nostro confine. Dal 2018 sono stati censiti circa 65 mila rifugiati, ed almeno 3000 vivono fuori dai centri di accoglienza in condizioni pressoché disperate. Questi sono i numeri, e non consentono di usare la scusa della impossibilità di gestione: non è un’“invasione” e nulla può giustificare la crisi umanitaria in atto se non l’inerzia della Bosnia, e la cecità, volontaria, della Ue.
La Bosnia ha ricevuto 60 milioni di euro dalla Commissione europea dal 2018 per l’accoglienza, e altri 25 sono stati stanziati il 16 dicembre di questo anno. Eppure, le autorità bosniache non solo non hanno predisposto nessuna accoglienza, ma, anzi, hanno deciso di chiudere il campo di Bira, che poteva ospitare 2000 persone, mentre il campo fantasma di Lipa, dove 1300 persone vivevano in condizioni tragiche è stato distrutto da un incendio il 24 dicembre.
Nel campo di Lipa le autorità cantonali bosniache avrebbero dovuto intervenire per consentire ai profughi di affrontare il terribile inverno balcanico. Invece, nulla è stato fatto, preferendo i bosniaci smantellare il campo con la scusa del rischio sanitario e migliaia di persone sono abbandonate a loro stesse e cercano fuggire dall’inferno nel quale sono state precipitate.
Sfidando la neve e il gelo, in tanti provano, e riprovano, a superare il confine con la Croazia. Ma qui inizia il secondo atto della tragedia, in quanto la Croazia che è parte della civile UE, non come la Libia, territorio dilaniato da guerra tra bande, non effettua respingimenti illegittimi dei migranti, ma li sottopongono a torture e violenze inaudite che non si può fingere di non conoscere; solo l’indifferenza può dar conto dell’inazione dell’Europa.
E si tenga anche presente che nel 2019 la Commissione ha incrementato di ben 7 milioni di euro i fondi destinati alla Croazia per la gestione delle frontiere. In pratica si sta facendo in Croazia quello che si fa in Libia: l’Europa ha esternalizzato il controllo delle frontiere per fermare i migranti, di fatto consentendo qualunque metodo per svolgere questo compito, anche criminale. E infatti, i migranti vengono aggrediti, spogliati, derubati, a volte mutilati non da bande armate ma da uomini in uniforme nera e passamontagna che hanno ricevuto le consegne dalla polizia croata.
Neppure questa brutalità ferma la disperazione. Il gelo di questi giorni sta mietendo vittime e le testimonianze che riescono ad arrivare a noi fanno venire in mente quelle della terribile ritirata di Russia del 1943. Ma ora non vi sono soldati ma solo disperati che hanno lasciato Paesi devastati da guerre, tirannie, carestie e in molti perdono la vita su quelle montagne, nel gelo e nell’indifferenza ostile.
Eppure quella stessa indifferenza esisteva durante la guerra degli anni ’90, quella dei massacri che vide la stessa Bosnia martirizzata da eccidi etnici e dall’assedio della sua capitale Sarajevo.
Anche allora migliaia di profughi, bosniaci stavolta, si trovarono abbandonati nel gelo e alle crudeltà delle milizie paramilitari che infestavano la zona. Ma allora si costituì un comitato per soccorrere i profughi bosniaci. E ciò avvenne senza pubblicità, senza clamori, “solo” per umanità. La Bosnia era vicina, si disse, ma la Bosnia è vicina ancora, ai confini di quella “Fortezza UE” che si chiude sempre di più, che nega le sue stesse premesse.
E a tutto questo l’Italia non è estranea. La Questura di Trieste, infatti, stima che nel 2020 almeno 4400 migranti “irregolari” sono stati rintracciati con successo dalle forze di polizia impiegate ai confini della Slovenia; e tuttavia, quanto, accade nel campo di Lipa, le violenze croate, le persone abbandonate senza cibo, acqua, coperte, nel gelo, è questa la cifra del successo! Di quel successo in cui la Croazia è solo l’ultimo anello di una catena di respingimenti illegali che parte dall’Italia, passa per la Slovenia, arriva, appunto, in Croazia, e poi di nuovo in Bosnia, o in Serbia dove chi può, però rischierà ancora la vita non avendo altro da perdere.
Lo stesso Viminale ha denominato queste espulsioni, come “riammissioni senza formalità”. Furgoni delle diverse guardie di frontiera si passano, come fossero merce alla rinfusa i migranti catturati (è questo il termine da usare!). L’Italia nasconde la illegittimità di questa pratica facendo riferimento all’applicazione di vecchi accordi bilaterali con la Slovenia del 1996, detti ipocritamente “accordi di riammissione”; ma in realtà si attuano respingimenti illegali.
A maggio 2020 il Viminale ha addirittura mandato 40 agenti sul confine orientale per collaborare a questa operazione, fermando persone che non hanno avuto nemmeno la possibilità di chiedere asilo, e tuttavia, ciascuna singola posizione va esaminata, caso per caso, al fine di riconoscere o meno un il diritto del migrante.
Ogni domanda di asilo sia registrata alla frontiera o all’interno dello Stato nel quale il migrante si trova e deve essere avviata la relativa procedura, e non si può non considerare che la forma è sostanza. Non si può respingere verso il Paese confinante, innescando una catena perversa e senza fine di respingimenti. Agire come si sta facendo significa non solo trattare le persone come cose, ma distruggere il fondamento umanitario e solidaristico che deve innervare sempre l’azione politica degli Stati civili.
L’Europa e l’Italia non possono continuare a tacere, a essere complici, qui come in Libia, di azioni criminali, siano esse compiute bande paramilitari o, peggio ancora, come sulla Rotta Balcanica dagli stessi Stati membri della Ue che compiono crimini contro l’umanità.
Non si può accettare l’orrore della Rotta Balcanica come se fosse un abisso necessario dell’umanità, così come quello di un Mediterraneo nel quale si muore da invisibili, come accaduto il giorno di Natale, 13 persone sono scomparse insieme all’imbarcazione che le portava in fuga dalla Libia.
Fuori dalla “Fortezza Europa” c’è morte, ma l’Europa non può essere “Fortezza” se vuole essere qualcosa!
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…