Netanyahu a Roma, dopo la protesta dei piloti anche la traduttrice si tira indietro: «I miei figli non me lo perdonerebbero»

Articolo pubblicato originariamente su Open On Line

La donna si è rifiutata di fare da interprete al premier israeliano nel suo intervento in programma per domani alla sinagoga di Roma. La scorsa settimana la protesta dei piloti ha rischiato di far saltare il viaggio

Si allargano le proteste contro la riforma della giustizia voluta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’ultima a esprimere il proprio dissenso è Olga Dalia Padoa, traduttrice contattata dall’ambasciata israeliana a Roma, che si è rifiutata di fare da interprete a Netanyahu nel suo intervento in programma per domani alla sinagoga di Roma. «Dopo una lunga riflessione, ho deciso di rifiutare. Non solo non condivido le opinioni politiche del premier ma penso anche che la sua leadership sia estremamente pericolosa», ha scritto Padoa su Facebook. A convincere la donna a rifiutare l’offerta dell’ambasciata israeliana pare che siano stati soprattutto i suoi figli. «Se accetto di collaborare nella traduzione delle sue parole, i miei figli non mi perdoneranno – aggiunge Padoa nel post su Facebook -. Ho cercato di convincerli che era solo una questione di lavoro, ma sono stati irremovibili: “Non collaborare con chi promuove i princìpi fascisti e reprime la libertà, basta non farlo”. Ho deciso di ascoltarli», spiega la donna.

Le proteste in Israele

La protesta di Olga Dalia Padoa non è certo isolata. Nei giorni scorsi, come racconta Repubblica, anche alcuni reparti dell’esercito hanno voluto esprimere il proprio dissenso. Trentasette dei 40 piloti riservisti della squadriglia 69, una delle più importanti dell’aviazione israeliana, hanno annunciato che non si presenteranno alla prima giornata del loro periodo di addestramento. La protesta dei piloti, poi, ha rischiato anche di far saltare la visita dello stesso Netanyahu a Roma. Da settimane ormai migliaia di persone in Israele stanno protestando contro la riforma voluta dal nuovo governo. Se venisse approvato, il documento sposterebbe alcuni poteri di controllo dalle mani della Corte suprema per affidarli al governo. Secondo le opposizioni, questo non solo costituirebbe un pericolo per la democrazia, ma potrebbe essere anche un favore personale allo stesso Netanyahu, che in questo momento è sotto processo per corruzione e altri reati. Nel mirino dei manifestanti non c’è solo il premier, ma anche Yariv Levin, ministro della Giustizia. Alle proteste di piazza ha partecipato anche il noto scrittore e storico Yuval Noah Harari. «Non fatevi ingannare – ha detto Harari ai manifestanti -. Questo governo non sta approvando una riforma della giustizia, ma un colpo di stato antidemocratico».


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