Se Gerusalemme non è la capitale di Israele, perché i testi scolastici italiani riportano un ‘falso storico’?

Articolo pubblicato originariamente su Palestine Chronicle

Di Giuseppina Fioretti*

Mancano circa due mesi alla fine di quest’anno scolastico e già da qualche settimana, i docenti di ogni ordine e grado di scuola sono impegnati nella visione dei nuovi libri di testo da adottare per il prossimo anno. I rappresentanti delle case editrici lasciano copie dei nuovi libri per permettere agli insegnanti di sfogliare, confrontare, valutare e scegliere.

La scelta dei testi da adottare è espressione dell’autonomia dell’insegnamento ,ma è oltremodo una delle responsabilità dell’insegnante che sceglie in base a vari criteri: la grafica, il linguaggio, i contenuti e lo sviluppo degli approfondimenti, i contenuti digitali integrativi, i collegamenti con altre discipline, la didattica inclusiva, le risorse per la valutazione. Si tratta quindi di una scelta molto importante che influenza la metodologia didattica e soprattutto la trasmissione dei contenuti.

Negli anni, nel mondo della scuola, il dibattito resta sempre attuale sulle varie riforme che si sono succedute e che nel tempo hanno penalizzato materie come storia e geografia riducendone le ore di insegnamento. Ma volendo restare sul piano dei contenuti, la domanda è: quale storia e quale geografia vengono insegnate nelle scuole italiane?

Osservando l’alternarsi delle riforme scolastiche che si sono succedute – parallelamente all’alternarsi dei governi italiani di centrodestra e centrosinistra – si osserva una sorta di tiro alla fune tra un insegnamento d’impostazione mondiale e un insegnamento eurocentrico. La verità, tuttavia, è che non si è mai arrivati a un tentativo concreto di attuare una decolonizzazione dei curricoli universitari e scolastici.

Una conferma a questa amara conclusione ci arriva proprio in questi giorni, in cui noi docenti siamo impegnati nella scelta dei libri. Oggi molti testi scolastici, sebbene non tutti, risultano ancora troppo lontani da una società in cui gli alunni di contesti migratori affollano le nostre scuole. Dalle scelte di immagini ai contenuti, spesso si assiste a una sorta di sufficiente presa in considerazione della pluralità e dell’alterità che caratterizza le nostre classi.

Ma la situazione diventa anomala quando si sfogliano i testi di storia e geografia e ci si trova davanti a un palese falso storico e geografico: molti testi già in uso nelle scuole italiane, oltre a quelli proposti per il prossimo anno scolastico, riportano che Gerusalemme è capitale di Israele.

Circa un mese fa, si è conclusa la visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu a Roma. Sebbene Netanyahu auspicasse, da parte del governo di destra italiano, il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele, il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, è stato molto netto nel suo diniego. Rispondendo in Commissione Esteri alla Camera a un’interrogazione a firma Laura Boldrini, ha dichiarato:

“Sulla richiesta di riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, la posizione dell’Italia è coerente con quella comune dell’Unione europea. Essa riconosce l’aspirazione di entrambe le parti ad avere la propria capitale a Gerusalemme, in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Le risoluzioni numero 242 e 2334 sanciscono l’inaccettabilità di qualsiasi modifica unilaterale alle linee di demarcazione dopo il 4 giugno 1967. Per questo, l’Italia non riconosce l’annessione ad Israele di Gerusalemme Est, né riconosce Gerusalemme come capitale di Israele..”

Ad onor di cronaca, va ricordato che, ad oggi, nessun governo italiano aveva riconosciuto Gerusalemme come capitale dello stato ebraico. Perché, allora, nei libri di geostoria del biennio degli istituti tecnici e nei libri di storia e geografia dei licei, così come nei libri di geografia dell’ultima classe della scuola secondaria di primo grado – la terza media del vecchio ordinamento – viene riportato il falso storico che Gerusalemme è la capitale degli israeliani? Quali sono i criteri di pubblicazione e le fonti di queste case editrici?

In questo caso,  siamo ben oltre l’insegnamento di impostazione eurocentrica: queste versioni di storia e di geografia avallano una narrazione neocolonialista. In aggiunta non si tiene conto della presenza nelle nostre classi della componente di studenti di contesti migratori provenienti dall’area arabo-islamica, ben coscienti e consapevoli che Gerusalemme non è affatto la capitale israeliana.

Come reagisce un docente alla domanda di uno studente di famiglia immigrata palestinese se gli chiede la fonte di questa notizia? Non mi soffermo sul linguaggio con cui molti di questi libri descrivono i due paesi, Palestina e Israele, e le cause del conflitto, perché ci vorrebbe un articolo a parte. Mi limito a segnalare che in alcuni testi i Territori palestinesi occupati da Israele sono diventati territori “contesi”, come se l’occupazione, dichiarata illegale da varie Risoluzioni ONU, fosse una questione di semplice contesa. Per altri testi su cui studiano gli studenti in Italia, i Territori occupati sono addirittura già annessi da Israele.

Si può anche essere indifferenti al conflitto, ma resta il fatto che un docente ha la responsabilità di scegliere testi scolastici i cui contenuti garantiscano un sapere libero dai ricatti della politica e che si attengano alla situazione reale e tangibile in fatto di dati e informazioni storiche e geografiche.

Nel mondo della scuola, siamo già in moltissimi docenti ad aver notato che, da anni, l’editoria scolastica italiana riporta un dato che non corrisponde a realtà, negando ciò che anche questo governo ha ribadito:

Gerusalemme non è la capitale d’Israele.

Molte le segnalazioni che mi sono giunte e che riguardano varie case editrici.

Rizzoli Education Le porte della Storia, corso di Geostoria
Rizzoli Education Le porte della Storia, corso di Geostoria

Nel testo Popoli e Scenari, edito da RCS Education, per esempio, viene riportato che Gerusalemme è capitale di Israele, nonostante si legga che l’ONU non ha riconosciuto la proclamazione del 1980.

Anche alla primaria, l’ordine di scuola in cui insegno, ho scoperto con grande perplessità che in alcuni testi della cl. 4^ si parla di Gerusalemme (nei capitoli dedicati alle antiche civiltà) come attuale capitale di Israele. Molti planisferi riportano solo il nome di Israele e se chiedi a un alunno di tracciare sul planisfero il viaggio di Marco Polo che da Venezia sbarcò in Palestina, ad Acri per la precisione, l’alunno si volta e ti dice: “La Palestina non c’è sul planisfero”.

A metà degli anni ’80, un gruppo di docenti democratici, coordinati dal prof. Angelo Arioli, preoccupati dal tentativo di alterazione delle informazioni nel sapere scolastico, svolsero un’indagine su come veniva trattata la questione palestinese nei libri di storia di alcuni licei romani. Il lavoro si concluse con una pubblicazione, “La lezione negata. Palestina e i palestinesi nei libri di testo” Fondazione Lelio Basso, rieditato da Sapere 2000 Ediz. Multimediali.

È un progetto che andrebbe ripreso ai nostri giorni, considerato il livello di distorsione a cui si è giunti in alcuni testi scolastici, coinvolgendo anche i movimenti antirazzisti decoloniali in cui sono molto attivi giovani che appartengono a famiglie immigrat nel nostro Paese.

Quello della cancellazione della Palestina è un disegno a cui molti stanno lavorando alacremente. Un’operazione di revisionismo storico a cui noi docenti non siamo tenuti a partecipare se vogliamo mantenere la scuola come spazio in cui applicare conoscenza ed esercizio di democrazia.

 – *Giuseppina Fioretti, laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne indirizzo Vicino e Medio Oriente presso I.U.O. di Napoli, è arabista e docente di scuola primaria. Consulente per “Arabook”, società di servizi specializzata nel settore editoriale, nella selezione dei testi per la didattica della lingua araba. Ha contribuito questo articolo al Palestine Chronicle Italia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *