Una nuova casa per la letteratura palestinese

Articolo pubblicato originariamente su +972 Magazine e tradotto dall’inglese dalla redazione di Bocche Scucite

Adnan Barq e Faten Elwan intervengono all’evento di lancio della rivista Fikra presso la Fondazione Qattan, Ramallah, Cisgiordania, 2 agosto 2023. (Yasmine Omari)

Dalle foto dei francobolli di Gaza alle storie di fantasia su Shakira, la rivista Fikra vuole essere una piattaforma creativa e senza censure per scrittori e artisti.
La nascita della rivista Fikra, una pubblicazione letteraria palestinese lanciata a luglio, è stata guidata, secondo i suoi cofondatori, da una visione che trascende i confini geografici. Mentre il regno digitale diventa la norma per i media scritti, Fikra (“idea” in arabo) intende offrire una piattaforma unica per colmare il divario tra la dispersa diaspora palestinese e le segregate comunità palestinesi locali.

Questo impegno è radicato nel profondo apprezzamento del team di Fikra per la letteratura, le arti e la filosofia, e nella convinzione che il potere della parola scritta possa rimodellare i punti di vista, accendere conversazioni e onorare la ricchezza delle diverse comunità palestinesi e delle loro esperienze. La serie limitata di copie stampate di Fikra riflette anche la nostalgia delle generazioni precedenti che sono cresciute leggendo copie cartacee di giornali e riviste, molto prima che esistesse internet.

Sullo sfondo di una realtà repressiva, l’idea di Fikra ha preso forma come progetto di e per i palestinesi, spinto dalla crescente soffocazione degli spazi di libera espressione tra i palestinesi in Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza – ognuno dei quali si trova ad affrontare le proprie sfide.

La cofondatrice Aisha Hamed è per metà palestinese e per metà olandese ed è cresciuta tra i Paesi Bassi e la città di Nazareth, di cui è originario il padre. Lei e il suo partner, Kevin Kruiter, anch’egli cofondatore di Fikra, hanno deciso un anno fa di trasferirsi a Ramallah per avviare il loro progetto.

“Prima eravamo entrambi diplomatici [per il governo olandese], principalmente nella cooperazione allo sviluppo e nella regione del Medio Oriente, per circa cinque anni”, ha detto Hamed. “Eravamo molto stanchi delle politiche olandesi nei confronti di alcuni Paesi e gruppi all’interno di quei Paesi. La Palestina era un argomento molto difficile da trattare per me, che ho origini olandesi e palestinesi”.

Kruiter, che ha una formazione in filosofia e letteratura, ha lavorato per cinque anni alla politica climatica globale in Medio Oriente presso il Ministero degli Affari Esteri olandese all’Aia con Hamed. “È davvero frustrante lavorare negli affari internazionali, soprattutto in Occidente, a causa delle politiche piuttosto rigide nei confronti della Palestina e del Medio Oriente in generale”, ha detto.

“È sempre più difficile perché i governi stanno diventando sempre più di destra”, ha aggiunto Kruiter. “Anche se abbiamo cercato di cambiare in maniera decisa la visione all’interno del ministero, dopo cinque anni ci siamo ritrovati al punto di partenza e non c’è stato un grande cambiamento nella politica o nella visione”.

Aisha Hamed e Kevin Kruiter intervengono all’evento di lancio della rivista Fikra presso la Fondazione Qattan, Ramallah, Cisgiordania, 2 agosto 2023. (Yasmine Omari)

La coppia ha quindi lasciato il proprio lavoro e si è trasferita in Palestina per fondare Fikra. Volevano avere sede a Ramallah per essere vicini agli scrittori e al team con cui lavorano, che non possono recarsi in Israele a causa delle restrizioni dell’occupazione e delle difficoltà più ampie imposte ai palestinesi in Cisgiordania. La loro posizione si inserisce anche nella visione più ampia di una rivista gestita da e rivolta ai palestinesi, evitando così “lo sguardo occidentale e non spiegando [le basi] molto”, ha detto Hamed.

Hamed e Kruiter si sforzano di avere una piattaforma “aperta e senza censure”, scegliendo di attenersi a finanziamenti indipendenti e rifiutando qualsiasi finanziamento governativo o politicamente affiliato. “Volevamo essere completamente aperti e liberi di scrivere ciò che volevamo. Se i nostri scrittori volessero scrivere della resistenza militare o di qualcosa che potrebbe essere difficile per i donatori, non dovrebbero preoccuparsi di questo”, ha spiegato Kruiter.

I fondatori hanno invece raccolto i finanziamenti iniziali della rivista lanciando una campagna di crowdfunding all’inizio di quest’anno, raccogliendo 30.000 dollari. Si aspettano che Fikra diventi sostenibile attraverso gli abbonamenti, con alcuni articoli disponibili gratuitamente e gli altri dietro un paywall per 3 dollari al mese.

Fikra pubblicherà per lo più scrittori palestinesi ed eviterà scritti non palestinesi sulla Palestina; hanno deciso di avere un sito web in arabo, tradotto professionalmente in inglese. I fondatori lo descrivono come uno sforzo comune volto a pubblicare argomenti diversi. “Non volevamo avere alcun criterio in termini di temi o di portata dei pezzi, perché vogliamo che i nostri autori e artisti si sentano liberi di dire ciò che vogliono”, ha detto Kruiter.

I fondatori vogliono anche che Fikra contribuisca a facilitare il processo creativo degli autori palestinesi, invece di limitarlo, con la libertà di proporre nuove forme di letteratura e poesia.

Questo ha anche motivato l’idea di avere un’edizione cartacea: “Volevamo avere anche qualcosa di tangibile, perché non pubblichiamo solo letteratura, poesia e saggi, ma anche arte visiva”, ha detto Kruiter. “L’arte visiva è molto più bella sulla carta stampata, quando è fatta bene”.

La rivista è anche una destinazione per scrittori affermati ed emergenti: si spera di far arrivare figure letterarie di spicco, ma Hamed ha anche sottolineato il suo personale apprezzamento per “lavorare con scrittori nuovi, di talento, emergenti che la gente non conosce ancora. Quindi cerchiamo di coltivare quelle giovani voci di cui si intravede il potenziale”.

Copertina della prima edizione della rivista Fikra. (Per gentile concessione di Fikra)

Kruiter pensa che la natura lirica di Fikra consentirà di aprire l’immaginazione invece di raccontare fatti concreti sulla Palestina. “Quello che mi piace di più sono i pezzi che si addentrano indirettamente nelle emozioni, nelle relazioni familiari con questo sfondo di oppressione e di regime di apartheid”, ha detto.

Un luogo che possiamo chiamare nostro
Durante la festa di lancio, che ha visto l’esibizione di artisti palestinesi, Hamed ha reso omaggio a suo padre, Samir, che un anno fa è tornato con lei in Palestina per fondare la rivista. “Senza di lui, Fikra non sarebbe stata qui”, ha detto, consegnandogli una copia stampata della pubblicazione.

“La causa palestinese viene sempre raccontata attraverso uccisioni e spargimenti di sangue – aspetti desolanti che, con la fretta delle notizie, [non] lasciano spazio alle arti e alla letteratura”, ha detto la giornalista palestinese Faten Elwan durante un discorso all’evento. “Una rivista come Fikra è importante perché farà luce sul lato positivo e darà un’immagine diversa di noi: siamo persone che amano vivere, e abbiamo artisti, cantanti e pittori che cercano un’occasione per brillare che è per lo più oscurata dalle notizie dell’ultima ora”.

Elwan ha condotto l’evento insieme all’attivista gerosolimitano Adnan Barq, che ha detto al pubblico che la Fikra è unica perché “tutto il mondo è stato digitalizzato e non capita spesso di trovare persone che ritornano al materiale cartaceo originale. Sono molto emozionato nel vedere la copia stampata. Ha anche una struttura vitale e giovanile che discute le questioni in modo diverso da come siamo abituati ad affrontare le questioni politiche e sociali. Vedo un enorme potenziale”.

Aisha Hamed con il padre Samir all’evento di lancio della rivista Fikra presso la Fondazione Qattan, Ramallah, Cisgiordania, 2 agosto 2023. (Yasmine Omari)

Yasmine Omari, che lavora con Fikra, ha dichiarato di apprezzare l’idea della rivista perché, in quanto fotografa palestinese, le manca una piattaforma naturale. “[Fikra] mi darà un’altra possibilità di pubblicare il mio lavoro e quello degli altri”, ha detto. “Alla fine vedremo critiche per l’arte e la fotografia, sarà un luogo che potremo definire nostro. Inoltre, ci aiuterà a far conoscere il nostro lavoro nel mondo, soprattutto alla nostra comunità palestinese internazionale”.

La prima edizione di Fikra presenta una serie di scrittori e artisti palestinesi, alcuni molto noti e altri meno. Una voce è un pezzo di fantasia sulla resistenza umana; un’altra è un’intervista con il famoso regista Hany Abu-Assad; e un’altra ancora è un saggio fotografico intitolato “Francobolli da Gaza”.

Mahmoud Shukair, un celebre autore di Gerusalemme Est che scrive racconti e romanzi, ha scritto un pezzo di narrativa per Fikra intitolato “Lettere a Shakira”. Caratterizzato da umorismo nero e sarcasmo, il racconto parla della cantante internazionale Shakira e di come gli israeliani pronuncino male il suo cognome “Shukair”.

Shukair è entusiasta del fatto che Fikra diffonda la letteratura palestinese a un pubblico più ampio e ha notato che, in assenza di riviste simili dalla chiusura della rivista al-Carmel del poeta Mahmoud Darwish nel 2006, Fikra ha un vuoto da colmare.

I fondatori sperano di creare uno spazio in cui le voci palestinesi possano prosperare, libere da vincoli politici, incarnando la missione di Fikra di superare i confini e creare un ponte tra la diaspora palestinese e le comunità locali. Il loro obiettivo è che la rivista si faccia promotrice di contenuti indipendenti e senza censure, sottolineando l’importanza di una narrazione autentica e offrendo una prospettiva diversa rispetto ai soliti titoli dei conflitti.

Vera Sajrawi è redattrice e scrittrice presso +972 Magazine. In precedenza è stata produttrice televisiva, radiofonica e online presso la BBC e Al Jazeera. Si è laureata all’Università del Colorado a Boulder e all’Università di Al-Yarmouk. È una palestinese residente ad Haifa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *