Voci da Gaza: giorno 117

Centodiciassettesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 31 gennaio 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione

Il drone Quadcopter spara in modo casuale a persone a Gaza City e aumenta il senso di perdita

Per il quarto giorno consecutivo, oggi sono caduti ancora più martiri e feriti a causa dei droni Quadcopter sionisti che hanno continuato a inseguire e sparare sulle persone per le strade, dopo che era stato loro chiesto, attraverso lettere e volantini, di sfollarsi dai loro luoghi ad altri luoghi. A coloro che vivono nel quartiere di Al-Rimal viene chiesto di spostarsi verso Deir al-Balah attraverso la strada del mare
e non è loro consentito di portare con sé i propri averi.

Un’altra cosa strana in questa faccenda è che i messaggi riguardanti lo sfollamento verso Jabalia raggiungono persone in altri quartieri della città di Gaza, fuorviando ulteriormente le persone nel loro movimento e facendole diventare vittime di proiettili casuali.

L’esercito sionista continua anche a giocare con i nervi della gente, inviando messaggi e volantini alle donne e agli uomini sfollati a Rafah, il cui contenuto è: Ci congratuliamo con voi per il vostro ritorno a Gaza City. Due giorni fa, alcune persone hanno ricevuto messaggi che dicevano: “Il Ramadan ci unisce”, che è lo slogan dei canali televisivi MBC durante il mese del Ramadan.

Questo avviene nello stesso momento in cui si parla di raggiungere un accordo di tregua che non è stato concordato, poiché i leader bellici sionisti affermano di aver accettato una tregua per lo scambio di prigionieri e per portare aiuti umanitari nella città di Gaza e nel suo nord, e contraddicono chiaramente le loro affermazioni bombardando il corridoio d’ingresso dei camion carichi di farina e aiuti umanitari, per impedire alle persone di ottenere ciò che sazia la loro fame e quella delle loro famiglie.

Alla luce di tutte queste tragiche circostanze, i vecchi quartieri di Gaza city continuano ad essere affollati di donne e uomini sfollati provenienti da varie parti della città e delle città del nord, e nessuno sa cosa accadrà il giorno dopo, poiché le persone vivono nell’oppressione e in un sentimento di ingiustizia e umiliazione. Non hanno alcuna possibilità di scelta nella loro vita e non possono nemmeno pianificare il giorno successivo.

Una mia parente dice: “Abbiamo paura persino di sognare. Ieri ho sognato mia sorella. Oggi l’ho trovata che veniva con i nostri genitori, in fuga dalla casa in cui si trovavano dopo che i carri armati erano entrati nella loro zona”. Poi ha aggiunto: “Non voglio sognare nessuno per evitare che accada una catastrofe e me lo ritrovi davanti”.

Per quanto mi riguarda, mi sento impotente e oppressa perché non posso muovermi né fare nulla per cambiare la nostra situazione personale, o anche la routine mortale in cui viviamo, soprattutto con l’interruzione delle comunicazioni, la difficoltà di comunicazione e la scarsità di accesso ai servizi Internet. Non ho altra scelta che restare salda, vigile e in attesa di testimoniare qualche cambiamento positivo.

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