Centotrentaseiesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 19 febbraio 2024
La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione
Le disgrazie delle famiglie sono infinite e ci sono nuove invenzioni per adattarsi alla realtà dell’assedio di Gaza City
Nonostante l’importanza del relativo ritorno delle comunicazioni, questo porta con sé notizie devastanti. Stamattina presto ho provato a chiamare la mia collega, avvocato, perché ho saputo che anche lei, come me, è ancora a Gaza City e non è emigrata al sud come la maggior parte dei miei colleghi.
Una volta raggiunta , appena ha sentito la mia voce é scoppiata in lacrime, lamentandosi con me della perdita delle sue tre sorelle, delle loro figlie e della figlia di una di loro. Mi ha detto tra le lacrime: “Sono state uccise, Professoressa. I miei cari, le mie sorelle premurose, e la figlia della mia quarta sorella, è stata martirizzata, questa mia sorella è rimasta ferita insieme a suo figlio. Non ho più nessuno, sono malata e non posso muovermi e vivo grazie alle medicine.”
Erano passati quasi due mesi dalla loro scomparsa e, con mio grande shock, mi sono ritrovato a chiederle perché non mi avesse detto o contattato prima. Lei ha risposto che le loro comunicazioni avevano ripreso a funzionare soltanto ieri e che si trovava in un quartiere a sud-est di Gaza City, cioè l’area esposta quotidianamente a incursioni, aggressioni e bombardamenti dai carri armati.
Ho cercato di calmarla con le solite parole in quei momenti, mentre soffrivo per il suo dolore. Ho cercato di darle un po’ di conforto, ma dopo aver riattaccato ho pianto amaramente per la sua situazione, perché non potevo immaginare come avesse affrontato l’entità di questa perdita da sola, senza nessuno intorno a consolarla, sapendo che non poteva essere visitata a causa del pericolo in cui si trovava. Quando l’ho raccontato ad uno dei colleghi venuti a trovarmi oggi, lui a sua volta ha cercato di rassicurarmi, promettendomi: “Non preoccuparti, la chiamerò e proverò a visitarla e a consegnarle ciò di cui ha bisogno”.
Oggi ho notato anche l’arrivo di molti messaggi di testo sul mio cellulare e su WhatsApp da parte di molte persone all’interno di Gaza City o in altre zone, con tutti che cercavano di rassicurarmi sulle loro condizioni e cercavano di avere mie notizie.
Ho chiesto al figlio della mia amica se c’era un segnale Internet dalle compagnie di telecomunicazioni. Lui mi ha risposto di no, ma ci sono tanti ragazzi che possiedono moderni dispositivi mobili, quindi si sono procurati dei chip elettronici e hanno messo a disposizione degli altri il servizio attraverso il quale le persone possono comunicare con i propri cari e parenti, e pagano il proprietario del dispositivo per un’ora 5 shekel, ovvero circa un dollaro e mezzo. Così alcuni giovani si assicurano una fonte di sostentamento e risolvono i problemi di comunicazione delle persone, e ciò che ha spinto entrambe le parti a farlo è stata l’estrema necessità.
La necessità è la madre dell’invenzione in ogni cosa a Gaza City, nel suo nord, e anche in altre regioni. Tutto questo per adattarci a questa amara realtà della barbara aggressione sionista, che ci ha privato di tutti gli elementi della vita normale.
Abbiamo dovuto abbassare i serbatoi dell’acqua dai tetti delle case al livello del suolo per facilitarne il riempimento a causa delle interruzioni di corrente e di acqua. Dovevamo purificare il grano dalla terra per poi macinarlo per fare il pane, e oggi abbiamo aggiunto all’impasto farina di mais e pangrattato macinato in modo che la quantità sia sufficiente e, secondo mia figlia, “è meglio di niente. ” Utilizziamo anche carbone, legna da ardere e alcol per cucinare e riscaldarci, abbiamo convertito il fornello elettrico in un fornello alimentato a carbone e svuotiamo i contenitori di burro chiarificato in stufe a legna in assenza di gas da cucina.
Nel contesto dell’adattamento a questa realtà, abbiamo forato un grande secchio di plastica vicino al fondo e vi abbiamo attaccato un tubo metallico per bidet da utilizzare in bagno, poiché l’acqua non scorre attraverso i tubi. Mi ha ricordato la bottiglia di plastica pensata per lo stesso scopo, che mia figlia comprava e portava con sé durante i nostri viaggi all’estero in alternativa al bidet.
La necessità è infatti la madre dell’invenzione. Ciò che è degno di nota è che qualsiasi idea che nasce si trasforma dopo un breve periodo in beni che vengono venduti al mercato e in bancarelle casuali, ma senza che il proprietario dell’idea ottenga un brevetto. Ogni persona o famiglia nella Striscia di Gaza durante questa maledetta aggressione e le precedenti aggressioni e assedi potrebbe aver inventato qualcosa per superare l’amarezza della realtà in cui viviamo.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."