Voci da Gaza: giorno 137

Centotrentasettesimo giorno della guerra di sterminio su Gaza, 20 febbraio 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione

Gaza City: una nuova ondata di aggressione sionista e una rinnovata paura di essere costretti a fuggire

Ieri sera e tutta la notte, per ore, abbiamo vissuto ancora una volta in uno stato di panico e di paura per l’escalation delle operazioni militari israeliane e la possibilità che si estendessero verso il nord della città e il resto dei vecchi quartieri di Gaza, mentre le incursioni aeree, terrestri e marittime si sono intensificate nel quartiere di Al-Zaytoun, nel sud della città, e il bombardamento lo ha circondato con cinture di fuoco.

La mia parente, che ha attraversato diverse esperienze di sfollamento forzato dall’inizio dell’aggressione, ha detto: “Temo che le incursioni ci prenderanno e non credevamo fosse vero poterci riposare, mio dio, siamo stati sfollati 12 volte, e non riesco a immaginare che sia possibile per me essere sfollata di nuovo”. Ha continuato nel suo discorso: “I parenti di mio marito sono venuti dai vecchi quartieri di Gaza, spaventati dopo che sono stati distribuiti volantini che chiedevano di andarsene, e l’esercito ha designato una via di uscita per i residenti dei quartieri di Zaytoun, Daraj e Shuja’iya lungo la strada di Nahal Oz.” Naturalmente non è possibile passare attraverso quella strada, perché è la linea di contatto orientale con i territori occupati nel 1948, e la domanda qui è se l’esercito permetterà effettivamente alle persone di passare attraverso quella zona? Oppure vuole sedurli per poterli bombardare al loro passaggio, come ha fatto tante volte?

Quanto a me, per paura di un nuovo assedio imposto ad alcuni quartieri, come accaduto in precedenza, sono tornata di nuovo a casa oggi per prendere altre cose di cui potremmo aver bisogno, e ho notato che alcune strade del quartiere di Al-Rimal, a ovest, nord e est si stavano animando di nuovo, anche se due giorni fa quando sono passata di lì, le strade erano quasi deserte, molto probabilmente a causa del rinnovato attacco al quartiere di Al-Zaytoun e della minaccia ai quartieri vicino ad esso, cosa che ha costretto le persone a fuggire di nuovo nei quartieri che erano stati precedentemente distrutti dall’esercito di occupazione, come il quartiere di Al-Rimal, nella speranza che non li assaltassero di nuovo.

L’escalation dell’ aggressione da parte dell’occupazione contro Gaza City e il suo nord sembra essere legata al fatto che essa pullula ancora di una popolazione di circa settecentomila persone e forse di più. Va notato che tutti i numeri annunciati nei notiziari, che mostrano che i nostri numeri sono inferiori a quello, sono imprecisi. Lo scopo di promuovere questa narrativa, sia da parte delle istituzioni delle Nazioni Unite che di altre istituzioni ed entità, è quello di ridurre la portata del disastro che ci sta colpendo, di nascondere noi, le persone assediate nella città di Gaza e nel nord, e di nascondere la loro incapacità di affrontare le politiche e i piani dell’occupazione volti a impedire l’ingresso degli aiuti umanitari e l’affamamento della popolazione da un lato, e la forzatura a spostarsi e sfollarsi dall’altro.

Allo stesso modo, le scene nei notiziari e le immagini dei cittadini che si sono recati al punto di ingresso dei pochi camion degli aiuti e si sono aggrappati a loro, nonostante gli aerei che li bombardavano e la morte di dozzine di loro, non fanno altro che confutare la storia del governo di guerra sionista di aver consentito l’ingresso di questi aiuti e l’affermazione che le fazioni della resistenza li stanno rubando.

I disastri e la dura vita che vivono in generale i residenti della Striscia di Gaza sono dovuti anche al mancato raggiungimento di un accordo sullo scambio di prigionieri, per cui il governo di guerra sionista ricorre a continue minacce e annunci per evacuare i residenti dalla Striscia di Gaza e ribadisce il fatto che non rinuncerà alla sua amministrazione e al suo controllo e porterà avanti la sua escalation militare per colpire le aree con uccisioni e distruzioni, oltre a minacciare di continuare l’aggressione durante il mese del Ramadan, che è il mese del digiuno, il che significa affamare più le persone per fare pressione sulle fazioni della resistenza affinché accettino le condizioni umilianti per una cessazione temporanea dell’aggressione.

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