Centoquarantaduesimo e centroquattratreesimo giorni della guerra genocida contro Gaza, 25 e 26 febbraio 2024
Di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione

La città di Gaza è vibrante di vita, nonostante la feroce aggressione sionista
Ieri sono andata di nuovo a ispezionare la mia casa, e ovviamente ho attraversato le strade distrutte, dove le scene delle case in fiamme e dei tetti crollati mi sono diventate familiari, ma quello che colpisce é che quasi ad ogni incrocio che si apriva in quattro direzioni c’era un mercato in cui la gente si radunava attorno ai venditori, indipendentemente dal prezzo, la natura degli articoli offerti e qualunque cosa fossero, che si trattasse di verdure come cipolle, limoni e carote, o di noci tostate di ogni tipo, o di olio di fritture e burro chiarificato o detersivi, fino a vestiti, scarpe ed elettrodomestici usati e nuovi.
Gaza è piena di vita e anche di desiderio di vivere, in aperta sfida alla morte e alla distruzione. Nonostante i bombardamenti di artiglieria e missili sulle persone in auto, in bicicletta o anche sui pedoni nelle varie strade, e anche alla rotonda dove arrivano i camion degli aiuti nella zona Al Rimal, e nonostante la caduta di decine di martiri e feriti che aspettavano gli aiuti, la gente va ogni giorno per cercare di procurarsi viveri e farina, perché i bombardamenti mortali non li riguardano più visto che possono morire di fame. Così almeno hanno fatto del loro meglio per soddisfare la fame dei loro figli.
Ieri sera la conversazione tra la gente riguardava la farina e chi poteva portare un sacchetto o parte di un sacchetto e chi no. I dialoghi si sentono nel quartiere, per strada e anche all’interno delle case adiacenti, dove ci giungono discussioni e litigi. Quella vicina esorta l’uomo di casa – forse suo figlio o suo marito – ad andare alla rotonda di Nabulsi per prendere un sacco di farina come quel vicino più lontano, e l’uomo risponde che il tempo stringe e che non è più possibile per lui trovare la farina lì perché probabilmente la gente è corsa già a prenderla.
Nelle discussioni in corso c’è anche una forte colpa del comitato di quartiere perché non è stato in grado di garantire le quote per i residenti, anche se hanno preso elenchi con i nomi delle famiglie, sia quelle originariamente residenti che quelle che sono state sfollate nel quartiere. Alcuni giustificano il comitato, altri lo accusano, e nessuno sa quale sia la verità.
Il marito di mia cugina venne con un sacco contenente un chilo e mezzo di farina bianca. Eravamo tutti terrorizzati se l’avesse comprata perché costava 180 shekel, cioè 50 dollari, ma lui disse: “No, no, non l’ho comprata. Ce l’ hanno data al lavoro. Ogni dipendente ha una quota simile.” Davvero non sapevamo se saremmo stati contenti di un po’ di farina? Oppure ci sentiamo tristi perché non basterà per una sola colazione per tutti i presenti in casa? Ma la madre di una mia parente ha ripetuto il suo vecchio detto: “Te l’ho detto: Dio non ci lascerà, e questo è il primo aiuto”. Alcuni di noi hanno sorriso, altri hanno creduto alle sue parole, altri non hanno commentato, con segni di tristezza evidenti sui loro volti.
Oggi dovevo rinfrescarmi facendo la doccia e facendo il bucato, mentre mia cugina, sua madre e la mia amica sedevano tutti a sbucciare una grande quantità di carote per preparare il pranzo con salsa di pomodoro, ovviamente senza pane né riso. Ieri abbiamo mangiato il nostro pranzo all’ibisco allo stesso modo, cioè con un cucchiaio, la colazione consisteva in varie bevande e la cena una tazza di tè.
Ieri, passando al mercato, ho deciso di coccolare quelli di casa e ho comprato una quantità di frutta secca come semi di anguria, semi di girasole e anacardi tostati, ovviamente a un prezzo ridicolo, visto che il prezzo per oncia varia tra 20 e 25 shekel a seconda del tipo (da 5,5 a 7 dollari). Li mangeremo forse stasera, o forse domani sera.
Una ragazza ha deciso di comprare delle scarpe invernali perché non aveva alternative alle sue semplici scarpe e sua casa era stata distrutta, il prezzo delle scarpe sulle bancarelle era relativamente ragionevole, e così è tornata anche lei a casa felice perché ha ottenuto ciò di cui aveva bisogno.
Ecco come va la vita a Gaza City in questi giorni: le persone insistono a restare e a cercare ciò che gli piace, nonostante la barbara aggressione sionista che impedisce loro di sopravvivere e ha trasformato le loro vite in un inferno insopportabile in questa grande prigione chiamata Gaza.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…