Centoquarantanovesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 3 marzo 2024
Di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione
I giorni passano, il mese del Ramadan si avvicina e non esiste ancora un accordo per fermare questa aggressione sionista
È passato un altro mese e la popolazione della Striscia di Gaza vive ancora nella speranza che venga raggiunto un accordo per fermare questa odiosa aggressione, o almeno che si verifichi una tregua temporanea in modo che la gente possa tirare un piccolo sospiro di sollievo, ma non c’è nulla di nuovo all’orizzonte.
In una telefonata con la mia amica e collega che è stata costretta a sfollarsi al sud, mi ha chiesto: “Pensi che torneremo a Gaza city prima del mese di Ramadan e che posso trovare la mia casa in buone condizioni?” Non ha aspettato la mia risposta e mi ha detto: “Ho sentito che una parte della mia casa è stata distrutta da un proiettile di artiglieria e non so se sarà adatta per viverci quando tornerò. Dicono che presto verrà raggiunto un accordo di tregua che prevede il ritorno delle donne e degli uomini sfollati”. Le ho detto: “Lo speriamo”, perché non potevo scoraggiarla dicendole che la realtà politica e militare sul campo non lasciava presagire un loro ritorno imminente, e che anche se ci fosse stato un accordo, sarebbe stato per una tregua temporanea. Ma le ho promesso di visitare la sua casa per ispezionarla.
Infatti, ho visitato la sua casa e ho visto l’entità della distruzione al piano superiore, in particolare nella sua camera da letto, e come le pietre sono volate a riempire il corridoio superiore dell’appartamento e quello sotto casa, e come è diventato possibile entrare in casa dalla strada, poiché non c’era bisogno di bussare alla grande porta di ferro, che prima era l’ingresso della sua auto, che non esiste più, che ha saggiamente deciso di vendere diversi anni fa a causa dei numerosi attacchi sionisti nella Striscia di Gaza, che hanno provocato la distruzione di migliaia di automobili.
Ma ciò che mi ha rattristato di più è stata la distruzione del suo studio, il primo studio legale per una donna nella Striscia di Gaza, aperto circa cinquant’anni fa. Questo ufficio preservava la sua lunga storia in questa professione, che a quel tempo era molto difficile per le donne, ma la sua audacia nell’aprirlo e nel lavorare in modo indipendente ha avuto un grande impatto nell’incoraggiare sempre più donne e giovani donne ad intraprendere la professione legale. Eravamo orgogliose che noi donne nella Striscia di Gaza avevamo avuto l’onore di intraprendere la professione legale in tutta la Palestina, e che la prima procuratrice e la prima giudice donna siano state di Gaza. Ma sfortunatamente, oggi vediamo l’entità della distruzione causata dalla barbara aggressione sionista nelle nostre case, uffici, istituzioni, università, documenti e archivi, e con essa la nostra storia e i nostri ricordi, e non proviamo altro che dolore, rammarico e un sentimento di oppressione come risultato di tutto ciò.
Mentre andavo a casa sua e poi tornavo, ho attraversato tutti i posti di Al-Jalaa Street, la zona di Saraya e le strade laterali, e onestamente avevo bisogno di una guida per conoscere di nuovo i posti, perché mi sentivo persa nelle strade che avevo memorizzato e che usavo per guidare la mia macchina a occhi chiusi, ma questa volta stavo chiedendo all’autista ogni volta che mi sentivo persa di dirmi dove siamo? Cosa c’era qui prima? Perché giriamo dall’altra strada?
Questa è la nuova Gaza che la ma amica e le altre donne e uomini sfollati non conosceranno mai. Certo, vedono le immagini della città distrutta in televisione e sui social, ma vedere con i loro occhi è molto più difficile. La nostra città ha perso la sua storia e i suoi antichi monumenti sono stati cancellati dalla mappa. Quelle strade in cui giocavamo da bambini e passeggiavamo andando e tornando dalle scuole, e che eravamo felici di asfaltare , di sviluppare le loro infrastrutture che quando eravamo giovani erano sabbia, tutto ciò non esiste più.
Non so come si sentirebbe la mia amica se lei e coloro che sono stati costretti a sfollarsi a sud tornassero, ma sicuramente si sentirebbero estremamente infelici, proprio come me. Ho provato a spiegare a mia figlia quello che era diventata la nostra piccola città, e anche alla mia amica alla quale ho detto la verità, ma sono sicura che non posso e non potrò descrivere il dolore e l’oppressione che provo, soprattutto perché so che fino ad ora non ci sono piani per ricostruire Gaza City e il resto della Striscia di Gaza e anche se venissero pianificati, le pietre potrebbero ritornare, ma Gaza che conosciamo non tornerà più quella che era.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…