Voci da Gaza: giorno 152

Centocinquantaduesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 6 marzo 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione

Tentativi di adattamento per sopravvivere e per vincere la fame e l’oppressione

Oggi era il momento di preparare qualche pagnotta di pane per il pranzo di tutti gli abitanti della casa. Dopo aver ottenuto un po’ di farina, abbiamo deciso di preparare il pane due volte a settimana per preservare da un lato la vita dei presenti e per non soffrire la fame dall’altro, soprattutto alla luce della scomparsa del riso dal mercato, perché di quel poco che resta ne aggiungiamo un pó alle carote, alle bietole o all’ibisco, se ce n’è, in modo che lo spezzatino diventi un po’ più denso e non necessiti il pane, cosicché si possa mangiare soltanto con il cucchiaio.

Queste verdure, infatti, sono diventate scarse sul mercato perché bietole, malva e ceci rientrano tra gli ortaggi della stagione invernale che sta finendo. Per quanto riguarda le carote, purtroppo alcuni commercianti le acquistano in grandi quantità, come facevano prima con il riso, per poi alzarne il prezzo, mentre alcune altre verdure, come cipolle e patate, vengono vendute a un prezzo molto alto, che ci rende difficile acquistarle, quindi ricorriamo per la maggior parte del tempo all’acquisto di aglio essiccato e cipolle essiccate.

In molti casi siamo costretti ad adattarci a questa realtà, nonostante le varie promesse che sentiamo sulla possibilità di aprire panifici nella città di Gaza e nel suo nord all’inizio del Ramadan, sulla possibilità di far entrare carburante all’inizio del Ramadan e sulla possibilità di fornire riso e aiuti, ma tutte queste parole rimangono promesse e potrebbero non essere mantenute, come gran parte di ciò che ci era stato promesso in precedenza, ma non abbiamo visto altro che fallimento e delusione.

Ci avevano promesso in precedenza di distribuire farina, riso, ecc. alle persone secondo le zone e secondo gli elenchi di nomi di persone e famiglie che si diceva fossero stati preparati per questo scopo, ma non se ne é fatto nulla. Per quanto riguarda la pretesa di rendere i panifici operativi, abbiamo già sentito che ciò avverrà all’inizio di marzo, ed ecco che febbraio è finito, ed eccoci alla fine della prima settimana di marzo e non abbiamo visto alcuna promessa mantenuta, e credo che chi vuole salvare le persone dalla fame non dovrebbe rimandare il piano di salvataggio dopo la morte per fame.

Inoltre non penso che ci sia una relazione con il mese di Ramadan, o il mese di Shawwal o con qualsiasi mese con la sopravvivenza delle persone o la loro deportazione verso la morte, perché sono già passati cinque mesi dall’inizio dell’aggressione sionista nella Striscia di Gaza, e negli ultimi tre mesi la fame ha distrutto le ossa e la carne delle persone. Nonostante il valore religioso del mese di Ramadan, esso soddisfa il livello dei bisogni delle persone proprio come i mesi precedenti. Pertanto, ci siamo abituati a non credere a qualsiasi promessa se non vediamo con i nostri occhi e non tocchiamo con le nostre mani.

Forse chi ha preso la decisione di dispensare farina e altre cose crede che delle insignificanti cassette di aiuti lanciate dal cielo con i paracadute possano ritardare la fame delle persone o che le risusciteranno da morte certa, e la verità è che pensare in questo modo è pura stupidità. Coloro che pensano anche solo di rinviare la distribuzione degli aiuti, qualora fossero disponibili per le popolazioni assediate a Gaza city e nel nord di Gaza, sono completamente disconnessi dalle preoccupazioni della gente, non hanno conoscenza dei loro bisogni, non devono essere responsabili della loro vita e non hanno il diritto di pretendere religiosamente che il mese del Ramadan sia più degno di distribuzione degli aiuti, perché la fame non attende, e gli aiuti che arrivano sono un diritto della gente e non la carità o la zakat di qualche funzionario.

Nonostante tutto ciò che sta accadendo, possiamo solo adattarci a questa amara realtà, perché le opzioni sono molto limitate in ciò che possiamo accettare o rifiutare. Pur comprendendo che non possiamo cambiare la realtà in cui viviamo da soli, dobbiamo almeno alzare la voce e dire la verità come parte di questo tentativo, e tutto ciò che spero è che tutte le persone nella Striscia di Gaza siano in grado di tollerare e pazientare un po di più, forse presto assisteremo alla fine di tutto questo, all’aggressione odiosa e al ritorno di una parte della nostra vita e delle nostre scelte.

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