Voci da Gaza: giorno 164

Centosessantaquatresimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 18 marzo 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione

La relativa calma nella nostra strada è stata rotta da gravi bombardamenti e ingenti danni a centri e istituzioni

Il governo di guerra sionista ha perso la testa perché non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo di assassinare o arrestare nessuno dei leader del movimento Hamas. Aveva affermato che uno dei leader era ricoverato nell’ospedale Al-Shifa e le forze speciali sioniste lo hanno preso d’assalto e bombardato con aerei nelle prime ore dell’alba, appoggiati dai carri armati che circondavano l’ospedale.

Quanto alla persona assassinata dal nemico sionista, era il capo della polizia, Fayeq Al-Mabhouh, che aveva un ruolo importante nel controllare la sicurezza e nel coordinare l’ingresso degli aiuti nella città di Gaza e nel nord della città, il che rivela la rabbia del governo di guerra per l’arrivo degli aiuti a noi e la nostra continua capacità di resistere.

I suoni degli intensi bombardamenti nelle vicinanze dell’ospedale, di Al-Nasr Street e poi di Al-Lababidi Street stavano scuotendo Gaza City ,per la dimensione dei missili, oltre ai quadricotteri che prendevano di mira le persone nelle strade e negli incroci vitali dove si trovavano i mercati popolari dove si radunano le bancarelle.

Uno dei miei colleghi che mi ha chiamato la mattina ha detto che la gente ha visto gli aerei lanciare paracadute. All’inizio pensavano che trasportassero aiuti, ma poi si è scoperto che trasportavano soldati sionisti che hanno aperto il fuoco sugli sfollati all’interno del complesso Ospedaliero di Al-Shifa.

Oggi avevo intenzione di andare a casa mia, come ho fatto tutti i giorni nell’ultima settimana, per completare le pulizie e la sistemazione, ma dopo aver sentito la notizia dell’irruzione nel complesso ospedaliero di Al-Shifa, ho esitato ad andare, e poi l’autista mi ha informato che avremmo rinviato il viaggio all’ indomani per precauzione. Infatti sono rimasta a casa ad ascoltare il telegiornale, che ha riportato che degli aerei F-16 hanno bombardato l’edificio di fronte a quello in cui si trovano la mia casa e gli uffici dei centri femminili.

Questa è Gaza city adesso, sotto l’inferno dell’aggressione sionista: senza preavviso, le persone vengono uccise e le strutture vengono distrutte, in qualsiasi posto e in ogni momento. La guardia dell’edificio mi ha detto, quando l’ho chiamato per avere notizie, che all’incrocio tra Al-Nasr Street e Al-Lababidi Street giacevano corpi e parti del corpo di donne e uomini sfollati. Erano le persone che erano scappate dal complesso ospedaliero di Al Shifa. Sono stati presi d’assalto mentre cercavano un posto sicuro e sono morti negli attacchi aerei su diversi edifici lungo la strada.

Anche diversi edifici all’incrocio tra Al-Jalaa Street e Al-Lababidi Street sono stati sottoposti ad attacchi aerei in un’area chiamata l’incrocio Al-Ghafri, dal nome dei proprietari del mulino di grano all’angolo della strada.

Durante una telefonata con una mia amica e collega di lavoro, abbiamo parlato di come la situazione non fosse per nulla rassicurante, e le ho detto che il fatto di parlare di un eventuale accordo era diventato uno scherzo ridicolo, perché il capo del governo della guerra sionista rifiuta categoricamente di accettare la cessazione dell’aggressione e insiste sulle condizioni di una tregua temporanea, dopo la quale riprenderà le operazioni militari, compresa la distruzione di Rafah e lo sfollamento dei suoi residenti.

Tutto questo sta accadendo mentre le persone a Gaza City e nel nord della città continuano a desiderare aiuti a causa della fame, sia che arrivino con i camion via terra o che cadano dal cielo, e certamente non desiderano affatto che i paracadute trasportino forze speciali per ucciderli.

Non sappiamo quanto durerà questa volta il giro dell’esercito nel cuore di Gaza City, quante persone verranno martirizzate, quante saranno ferite, quante saranno arrestate e quanti edifici verranno distrutti per soddisfare la follia dello stato occupante sionista.

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