Voci da Gaza: giorno 166

Centosessantaseiesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 20 marzo 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e aggressione

Il governo di guerra sionista potenzia l’aggressione e impedisce alle persone di ricevere aiuti, e la carestia si intensifica

Per il terzo giorno consecutivo, il governo di guerra sionista intensifica la sua aggressione fascista contro Gaza City. Come al solito, le comunicazioni e Internet sono interrotte e ci troviamo ad affrontare difficoltà di comunicazione, soprattutto nelle zone calde sotto bombardamenti.

Purtroppo la gente ha perso le speranze di una risoluzione della crisi della farina e degli altri generi alimentari ed è rimasta delusa, perché il governo della guerra sta facendo il suo gioco sporco con l’obiettivo di impedire l’arrivo degli aiuti e, quando entrano i camion, bombarda la gente mentre cerca di ottenerne una parte. Ciò che colpisce questa volta è che quattro giorni fa, in concomitanza con l’assalto dell’esercito a Gaza City, e anche un giorno prima, gli aerei arabi hanno smesso di lanciare aiuti con i paracadute, e questo certamente perché l’esercito non ha accettato il coordinamento per farli passare attraverso lo spazio aereo di Gaza a causa delle sue operazioni militari.

La gente parla ancora una volta della crisi alimentare e dell’acqua e si lamenta della mancanza di beni di prima necessità, soprattutto di latte artificiale. Un padre che cercava il latte per la sua figlia piccola mi raccontò di aver trovato in una farmacia una scatola molto piccola, che però costava settanta shekel, ovvero una ventina di dollari.

Quanto a me e le persone che vivono con me, abbiamo riprovato a cercare farina da acquistare, dopo che non siamo riusciti a procurarci le nostre razioni di aiuto, perché il nemico sionista ha bombardato il centro dove dovevamo recarci. Fortunatamente, poco prima del bombardamento, abbiamo recuperato le carte d’identità che avevamo presentato per registrare i nostri nomi. Ma ora, naturalmente, nessuno osa raggiungere nessun centro: da un lato chiunque si avvicina sarà esposto ai bombardamenti, dall’altro non ci sono più alcun aiuti visto che i centri di distribuzione sono stati bombardati.

Le nostre scelte nel preparare la cena del Ramadan diventano ogni giorno più complicate, perché al mercato non c’è nulla da comprare, e anche se c’è qualcosa, il suo prezzo è molto alto. Ad esempio, stavo pensando di comprare delle uova per dare da mangiare ai bambini che sono con noi, ma sono rimasta sorpresa del prezzo. Un uovo costa dieci shekel, ovvero più di 3 dollari, e questo coincide con il prezzo elevato del resto dei prodotti alimentari.

Due giorni fa, mi sono ingegnata e mi sono ricordata che avevo una macchina per fare la pasta che avevo precedentemente acquistato dalla capitale libica, Tripoli, durante la mia ultima visita lì anni fa. Ricordo che quel giorno dissi al mio amico libico e a sua moglie che mi sarebbe piaciuto comprarla perché faceva parte del loro patrimonio culturale , perché dipendono dalla pasta, e non immaginavo che ci avrebbe aiutato ora a risolvere la nostra crisi alimentare. Abbiamo fatto la pasta, e nessuno di noi ha ancora creduto di averla mangiata perché a Gaza city e nel nord non ce n’è, nemmeno un pacco di pasta. Ma il problema ora sta nella necessità di fornire farina per poter fare pasta, maftoul, ecc., per sopperire alla mancanza di verdure e legumi da cucinare.

Inoltre, oggi è terminata l’ultima quantità rimasta delle nostre carote, e certamente non ce ne sono più sul mercato adesso, e se ci fossero, il prezzo di un chilo raggiungerebbe i settanta shekel, ovvero venti dollari, e anche l’ibisco è scomparso dal mercato e non c’è niente che possa essere cucinato.

Ora il sentimento di oppressione travolge di nuovo me e coloro che mi circondano a causa della sensazione di incapacità di risolvere questi problemi, in un momento in cui proviamo paura e terrore per il rumore degli aerei che bombardano varie case ed edifici nei quartieri dove l’esercito sionista ha fatto irruzione.

Tutti gli abitanti di Gaza temono che l’escalation dell’aggressione sionista continui per un periodo più lungo o che si estenda ad altri quartieri. Questo round è davvero terrificante, poiché l’esercito nemico è diventato più aggressivo, entrando nelle case giustiziando coloro che si trovavano all’interno oppure arrestando gli uomini e deportando donne e bambini verso sud. A ciò si aggiunge lo stato di terrore durante l’assalto e la costrizione degli uomini a spogliarsi completamente per insultare e umiliare la loro dignità, e a insultare le donne e non rispettare la loro privacy, il che è considerato molestia sessuale e violazione della loro dignità.

Fino a quando non si verificherà un cambiamento che costringa il governo sionista a ritirarsi e a porre fine a questa aggressione, il nostro popolo continuerà a soffrire il flagello di questa aggressione e non avremo altra scelta che essere pazienti, poi pazienti, poi pazienti.

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