Centonovantanovesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 22 aprile 2024
La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio
L’unico sogno dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi di oggi è che l’aggressione finisca e che ritornino alle loro case e ai loro giochi
Ieri sera la bambina di nove anni ha pianto amaramente e ci ha detto: “Sono stanca di questa guerra. Quando finirà?” Tutti in casa abbiamo cercato di calmarla e di aiutarla a porre fine alla sua ondata di dolore e rabbia verso tutto ciò che la circondava, senza alcun risultato. Ho pianto per il suo pianto e ho cercato di aiutarla con parole tranquille. Le ho detto che questa guerra finirà definitivamente, che stavamo ancora bene, e lei mi ha risposto con dolore: “Ma la guerra dura da troppo tempo, l’anno è finito e non siamo andati a scuola, e forse la nostra casa rimarrà e sarà distrutta come le case di tante persone”.
Ha continuato il suo discorso tra le lacrime: “Ho visto in televisione come la ragazza urlava perché si era persa e non aveva nessuno , né una casa. Non voglio diventare così, voglio tornare a casa nostra con mio padre mia madre e le mie sorelle”. Il bruciore delle sue lacrime mi faceva male. Mi sentivo pesante dentro, non sapevo come consolarla ulteriormente. Poi ho pensato e l’ho convinta che dovevamo giocare a carte insieme alla nonna, ma l’importante era che vincesse lei il gioco. Ha sorriso e ha accettato la mia proposta. Abbiamo giocato fino a tardi. Quando ha vinto, abbiamo visto la sonnolenza nei suoi occhi.
Per quanto riguarda la figlia più piccola, che ha tre anni, la maggior parte delle sue conversazioni con noi ruotano attorno a un argomento, ovvero: “Quando la guerra finirà e andremo a casa nostra, voglio indossare il mio vestito rosa e andare a casa del nonno nella macchina di mio babbo. Quando la guerra finirà, vorremo tutti andare in quel posto dove ci sediamo, mangiamo e lo zio ci porta panini e cola”. Naturalmente lei non sa che non esiste più alcuna macchina per suo padre, perché il carro armato dell’esercito sionista durante l’attacco al suolo l’ha distrutta e schiacciata completamente.

La maggior parte delle conversazioni della bambina mentre gioca con la sorella o con i figli della parente di sua madre, che a volte viene a trovarla quando se ne presenta l’occasione, ruotano attorno ai dettagli della nostra vita durante questa aggressione e al sogno della sua fine. Ad esempio, durante il gioco di cucina, dice: “Prendiamo la legna per far bollire la pasta”, poi dice: “Oh, non c’è la pasta, vuoi cucinare il riso?”, Nel gioco della casa, dice: “Riempiamo l’acqua perché la botte è vuota” e “Vogliamo scaldare l’acqua sulla legna in modo che possiate fare il bagno”, e conclude: “Aspettate, non uscite, ci sono i bombardamenti, ora l’aereo decollerà, ma non abbiate paura, questo è un aereo umanitario”.
La maggior parte dei bambini sogna che questa aggressione finisca e il ritorno a casa. Sono stanchi dei luoghi di sfollamento e della mancanza dei loro bisogni più semplici a cui sono abituati nella loro vita quotidiana. Tutto ciò che desiderano lo menzionano nelle loro conversazioni quotidiane, i loro sogni per domani o dopodomani, su come mangeranno pollo, pizza, panini al formaggio caldo e hamburger, una volta tornati a casa. E andranno al parco, giocheranno a palla per strada, nella squadra o nella scuola di quartiere. Alcuni di loro menzionano i dolci di compleanno per questo o quello, e che mangeranno una torta al cioccolato dai negozi “Mazaj”, “Family Bakery” o dai negozi vicini ai loro quartieri, e di come apprezzeranno il cioccolato di tutti i tipi.
I sogni delle ragazze ruotano da un lato verso il ritorno a casa e dall’altro verso la voglia di andare a scuola. Le loro conversazioni ruotano attorno ai ricordi con i loro amici e insegnanti, e pensano a coloro che sono sopravvissuti a Gaza City, a coloro che sono stati sfollati nel sud con la loro famiglia, a coloro che sono stati martirizzati o a coloro che hanno perso membri della famiglia. Uno di loro, che ha tredici anni, dice: “Non posso immaginare che quando finirà la guerra, non vedrò la mia amica, con cui mi sedevo nello stesso banco sin dalla prima elementare, e siamo andate anche alle medie insieme, e ci siamo sedute sempre nello stesso banco”. Naturalmente non abbiamo potuto dirle che la sua amica era stata martirizzata e che non l’avrebbe mai più rivista.
Quanto al ragazzo, il figlio di una mia parente, che sognava di studiare ingegneria dopo il liceo, dice: “Abbiamo perso il treno”. Suo fratello maggiore di un anno gli risponde: “Non essere troppo arrabbiato tesoro. Cosa devo dire io? Sono quello che dopo un mese alla Facoltà di Medicina, tutto è andato in aria. Interviene il padre e dice loro: “Non preoccupartevi, tutto è recuperabile. L’importante è che stiate bene e che avete acquisito nuove esperienze. Avete imparato a spaccare e accendere la legna, a trasportare l’acqua e a comprare tutto al mercato. Queste esperienze vi saranno utili nella vostra vita più tardi inshallah.” Naturalmente tutti sono d’accordo con le parole del padre, considerando che c’è un lato positivo in questa realtà nonostante tutto il dolore e le perdite atroci.
Per quanto riguarda noi adulti, le nostre speranze ruotano attorno alla fine di questa odiosa aggressione senza ulteriori perdite, e ciò a cui pensiamo principalmente è come possiamo proteggere le nostre figlie, i nostri figli e i nostri nipoti dal protrarsi di questa barbara e feroce aggressione, e come possiamo aiutarli a costruire la loro vita nel futuro.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…