Il racconto di Zainab, da Gaza, sotto bombardamenti e aggressioni
Trentaquattresimo giorno della guerra a Gaza, 8 novembre 2023

Continuerò a cercare di comunicare con voi e di scrivervi, se sarò in grado di farlo
Non ripeterò oggi quello che scrivo quotidianamente, cioè che viviamo ogni minuto sotto la minaccia di morte, soprattutto con l’intensificarsi dei continui bombardamenti aerei, terrestri e marittimi, in coincidenza con l’avanzata dell’incursione militare sionista a Gaza su più assi per stringere la città come una tenaglia.
Non scriverò dell’immenso terrore e della paura che proviamo al suono di ogni bomba che si avvicina, e che i nostri cieli sono neri a causa del fumo degli incendi che si alzano dagli edifici bombardati non molto lontano da noi.
Ma non posso ignorare il mio sentimento di oppressione perché sono costretta a lasciare la mia casa e andare verso l’ignoto. La mia amica dice dove andiamo? Non sapevo cosa risponderle perché personalmente non so dove andare, poiché non esiste un posto sicuro in questa città indistruttibile, anche se sapevamo che questo momento sarebbe inevitabilmente arrivato. A meno che che l’esercito sionista non fosse stato costretto a fermare la sua follia e sete di distruzione e uccisione senza pietà.
Oggi, con l’avvicinarsi dell’incursione via terra, saremo costretti a partire. Sfortunatamente, coloro che conosciamo a Gaza e dove avremo potuto trovare rifugio hanno già lasciato la città verso sud, o si trovano nella nostra stessa situazione.
Fin dalle prime ore dell’alba sono assorta in pensieri ansiosi riguardo alla nostra uscita, e il problema si aggrava perché il continuo bombardamento missilistico non ci permette nemmeno di partire, e non so per quanto tempo continuerà così? Qualsiasi movimento sarebbe pieno di pericolo.
Resto alla radio sperando di ascoltare un gesto positivo da parte di una qualsiasi delle parti in gioco, affinché questa aggressione cessi, anche temporaneamente, per poter tirare un piccolo sospiro di sollievo, ma non c’è alcuna volontà da parte del governo sionista di fermarsi, e non c’è nessuno che voglia costringerlo a fermarsi, quindi dobbiamo aspettare il nostro inevitabile destino, e sfortunatamente, di questi tempi non abbiamo scelta.
Ho convinto la mia amica che saremmo rimasti a casa e, se fossimo stati costretti a uscire, saremmo andati tutti insieme in qualsiasi ospedale o centro di accoglienza.
Ricordo bene quando le forze di occupazione entrarono nella Striscia di Gaza nel 1967. A quel tempo dovevamo lasciare la nostra casa perché si trovava ad un livello più alto rispetto alla strada da cui passavano carri armati e mezzi blindati. Le persone del nostro quartiere si rifugiarono nella moschea del quartiere, ma oggi non c’è spazio per rifugiarsi in nessuna moschea o chiesa, poiché queste ultime sono state tra le prime ad essere distrutte, ed è difficile fare paragoni tra quella guerra e questa in termini della violenza dell’aggressione, del tipo di armi e, soprattutto, dell’arroganza e della brutalità dello Stato occupante.
Ancora una volta fuggo da me stessa e dall’idea di uscire di casa, perché non so cosa devo o posso portare, o di cosa posso fare a meno, se necessità personali o alcuni vestiti. Qui sta il problema, perché stiamo andando verso un calo delle temperature, e i vestiti caldi occupano molto spazio. Provo anche pietà per i figli della mia amica, che quando si sono rifugiati a casa mia avevano la loro piccola valigia contenente i loro vestiti estivi, quindi parte della mia preoccupazione é stata di cercare quali vestiti caldi che potessero giovare a loro.
Lo stato di stress che stiamo vivendo è difficile da descrivere, ma se esco di casa troverò un posto dove ricaricare il cellulare? Oppure ci sarà la possibilità di connettersi a Internet, anche se debole? Come comunicherò con i miei cari per inviare loro il mio messaggio mattutino, poiché le risposte mi faranno sentire che sono ancora viva… Inoltre, probabilmente non potrò consegnare questo diario a chi è abituato a riceverlo.
Molte cose si affollano nella mia testa e spero di trovare qualche risposta. Ma ciò che io e tutte le donne e gli uomini assediati nella città di Gaza speriamo di sentire è che questa aggressione finirà e che rimarremo nelle nostre case e staremo bene.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…