Voci da Gaza: giorno 94

Novantaquattresimo giorno della guerra a Gaza, 8 gennaio 2024.

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamenti e aggressione

Tante le sorprese e le novità mentre gli abitanti del quartiere ritornano alle loro case.

Dopo il ritiro dell’esercito di occupazione sionista dall’interno della città di Gaza verso le sue periferie orientali, settentrionali e meridionali, la vita ha iniziato a riprendere gradualmente nel quartiere in cui attualmente risiediamo. La città ha goduto di una relativa calma nelle aree occidentali. La situazione è migliorata due giorni fa dirigendosi verso est, e il bombardamento di artiglieria e aerei era limitato a obiettivi specifici, a causa dei continui scontri in molte aree del nord e dell’est tra l’esercito di occupazione e i combattenti palestinesi della resistenza, che hanno inflitto agli occupanti grandi perdite. Oggi è stata la giornata più dura per l’esercito sionista, poiché ha perso 9 ufficiali oltre ai soldati morti e feriti.

Questa nuova situazione ha contribuito a risollevare il morale delle persone e ad aumentare la loro speranza nella possibilità di fermare l’aggressione, soprattutto dopo il relativo cambiamento di posizione degli Stati Uniti d’America, per la prima volta da parte del suo presidente Biden, visto che ha parlato della sua richiesta a Israele di ridurre le operazioni militari contro i civili, di fronte a un vasto pubblico di elettori che hanno manifestato a sostegno del popolo palestinese a Gaza e criticato le sue politiche a sostegno dei crimini di guerra commessi da Israele. Il suo Segretario di Stato, Blinken, ha anche espresso nelle sue conferenze stampa in più di un paese la sua simpatia per i civili che hanno perso i loro familiari o le cui case sono state distrutte, e ha sottolineato la necessità di riportare donne e uomini sfollati verso il sud nelle loro case a Gaza e nel nord. Tuttavia, questa posizione americana non porta con sé una decisione ferma e vincolante per lo Stato occupante.

Tuttavia, ciò che la realtà indica è che l’aggressione continua contro la Striscia di Gaza, soprattutto nei governatorati Centrale e di Khan Yunis, con la stessa ferocia e brutalità brutalità praticata a Gaza e nel nord della Striscia, il che significa che le dichiarazioni del presidente americano e del suo Segretario di Stato vengono solo per gettare polvere negli occhi e niente più, per recuperare sostegno nelle prossime elezioni, e che i leader e i presidenti del mondo, compresi i funzionari delle Nazioni Unite o dei sindacati professionali internazionali, stanno soltanto parlando di aumentare il volume degli aiuti umanitari, e alcuni sono un po’ più audaci, e parlano di fermare l’aggressione contro i civili, cioè lo stato occupante è ancora – grazie al sostegno americano ed europeo – ad avere le redini per continuare la sua brutale aggressione contro la Striscia di Gaza e anche contro il nostro popolo in Cisgiordania , senza deterrenza.

D’altro canto, con la relativa calma raggiunta, cominciano ad emergere molte storie su notizie di famiglie, e sulla portata delle atrocità commesse dai soldati di occupazione contro le persone mentre perquisivano le case in molte aree, tra cui, per esempio, l’uccisione di membri di una famiglia non appena sono entrati in casa, altri sono stati brutalmente bruciati vivi o le loro case sono state bruciate mentre erano all’interno. Nella maggior parte delle case, i soldati hanno rubato denaro e oro, hanno deliberatamente vandalizzato mobili e oggetti vari e li hanno contaminati di proposito.

Uno dei successi di oggi è che ho fatto una visita a sorpresa a una delle mie amiche ,avvocato, sia lei che il marito, dopo aver saputo che erano a casa loro, non lontano da noi. L’incontro è stato caloroso e pieno di lacrime, perché non credevamo possibile poterci incontrare a Gaza, perché lei pensava che fossi stata sfollata verso sud.
Mi ha rattristato la loro situazione: abitano nella parte meno rovinata della casa, dove non ci sono finestre intatte. Purtroppo l’entità della rovina è grandissima nella parte rivolta verso la strada, dove i carri armati bombardavano a casaccio mentre penetravano nel quartiere.

Mi ha raccontato di come fossero miracolosamente sfuggiti alla morte e di come si stringessero l’uno all’altro nell’angolo interno della casa, terrorizzati, aspettandosi che i soldati sionisti entrassero da un momento all’altro per ucciderli, come avevano fatto con molti, o che la loro casa venisse distrutta e bombardata da un altro missile devastante. Mi ha anche raccontato, mentre piangeva, i nomi delle persone che conosciamo e delle loro famiglie, tutte martirizzate dopo essere state uccise o bruciate dai soldati sionisti una volta entrati.

Quando sono tornata a casa dopo la fine della visita, ho scoperto che la mia parente, che era andata a trovare la sua famiglia, era tornata, e anche lei era carica di tante notizie sulle famiglie da parte di conoscenti, parenti e famigliari su cosa hanno fatto loro i soldati di occupazione, chi ha commesso crimini contro di loro con odio e brutalità, come hanno ucciso i bambini davanti ai loro padri e madri, come hanno rubato e saccheggiato oggetti di valore dalle case e come hanno arrestato i giovani e donne senza alcuna affiliazione politica o di partito. Tutte le notizie riguardavano persone che conoscevo, il che mi ha riempito di tristezza, dolore e rabbia, e ancora una volta – come sempre in questo massacro – mi sono sentita impotente e oppressa da ciò in cui ci troviamo e da ciò di cui soffre la nostra gente in termini di di umiliazione, sfollamento, fame e povertà.

Come di consueto nei giorni di questa aggressione, le contraddizioni la fanno da padrone, la speranza si insinua nella tristezza, e ciò che porta un po’ di sollievo all’animo è il ritorno alla vita in alcune zone, soprattutto quelle le cui case sono ancora vivibili perché la distruzione è considerata parziale e i residenti se ne sono andati, trasferiti in scuole, università o ospedali durante l’incursione di terra da parte dell’esercito occupante. Pertanto, la maggior parte dei residenti del vicolo sono tornati, o alcune famiglie, metà dei cui membri si erano precedentemente trasferiti a sud, mentre l’altra metà è rimasta a Gaza City.

La maggior parte delle persone è tornata anche per controllare le proprie case per paura di essere derubata, perché purtroppo, come accade in tutte le guerre e ovunque, ci sono criminali che tentano di rubare case e negozi, e ci sono famiglie sfollate che sono state costrette a evadere in case chiuse in cui vivere, soprattutto quelli le cui case sono state distrutte a Jabalia e nel nord.

Con il ritorno della vita nelle strade e nei quartieri, il problema principale di cui soffrono tutti è la mancanza d’acqua e come fornirla, ma alcuni uomini si sono incaricati di risolvere questo problema. lavorando diligentemente e con spirito di solidarietà per fornire acqua a tutte le case allungando tubi robusti e larghi, l’acqua veniva pompata da un pozzo comunale e camion di acqua potabile filtrata cominciano ad arrivare ogni giorno nel quartiere, da cui la gente riempe i suoi piccoli barili.

Tuttavia, il problema dell’interruzione delle comunicazioni e di Internet resta grave in tutti i settori della Striscia di Gaza a causa delle interruzioni di corrente, della distruzione delle centrali elettriche o dell’arresto del funzionamento delle batterie solari a causa dei frammenti di artiglieria sparsi qua e là. La scena più comune a Gaza City è quella di trovare assembramenti di persone in alcune zone dove è disponibile un segnale di comunicazione e provengono da luoghi diversi per prendere contatto con i loro parenti per controllarli e rassicurarli.

In breve, la scena a Gaza City negli ultimi giorni è che le persone, nonostante il dolore, nonostante la fame, nonostante la povertà e nonostante la perdita, stanno cercando di raccogliere ciò che resta di loro per continuare la loro vita speriando di continuare a sopravvivere.

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