Di Abu Sara
Sono tornato a Beit Ummar. È un paese a pochi km da Al-khalil, un paese agricolo famoso per l’uva e la frutta, ma chiuso da tre insediamenti, per cui rientra nella zona C, a pieno controllo israeliano. Eppure è un paese di 25.000 abitanti, che avrebbe bisogno di espandersi, non di scontrarsi con gli ordini di demolizione. Mi sono messo in contatto con Youssef, che si ricorda delle manifestazioni fatte insieme e dei discorsi sull’agricoltura. Da Al-khalil prendo un bus di linea, che però anche lui non parte finché non è pieno. Io mi siedo a caso, fino a che l’autista non mi fa spostare, sono quasi tutte donne e gli uomini siamo solo i cinque del sedile di fondo. Però non mi ricordo dove sta Youssef, così scendo in fondo al paese e devo poi prendere una macchina per tornare all’entrata del paese. Youssef racconta che c’è stato una specie di accordo con i soldati, per cui ora possono coltivare fino vicino alle colonie. Dieci anni fa ci cacciavano in malo modo dai terreni palestinesi vicino alle recinzioni!
Hanno costituito una associazione, al shoroq, con aiuti Oxfam, hanno fatto una strada, hanno portato la corrente in una zona agricola dove lavorano molto e che ha il vantaggio di essere zona B, per cui possono farsi le case lì. C’è un pozzo e una grande cisterna preparata per riempirla con l’acqua del pozzo, ma sono finiti i soldi e non c’è una pompa in funzione! Durante il Ramadan hanno anche distribuito pacchi di aiuto alle famiglie più povere. È una situazione molto diversa da Yatta, qui nessuno va a lavorare nel ’48, nessuno fa accordi con gli israeliani o l’ Autorità Palestinese.
Assomiglia di più alla situazione di Masafer Yatta, solo che qui ci sono 25.000 persone.
Scopro che una prelibatezza che vedevo nei mercati sono prugnette verdi che raccolgono così senza farle maturare e di cui vanno matti. L’altra cosa che va molto nei mercati sono le foglie di vite, tutti le raccolgono ora che sono tenere e se le conservano arrotolate e infilate in bottiglie. Sono stupiti che un paese con tante viti come noi non usi le foglie per gli involtini. Gli spiego che è una cultura alimentare che comincia dalla Grecia e dai Balcani e va solo verso est. Ma si fanno soldi con le foglie! Youssef chiama poi un amico con macchina per portarmi a vedere le cose che ha raccontato e viene fuori che hanno un’associazione per la vendita nel circuito Fair Trade, e cercano di valorizzare i prodotti tradizionali, coltivano in bio e vorrebbero distribuire in tutta Europa.
Quando alla fine li lascio, trovo che l’entrata del paese è stata chiusa dai cancelli dell’occupazione, con almeno tre jeep e un mucchio di soldati di controllo, obbligando i paesani a delle deviazioni lunghe e scomode.
Allora mi sa che è peggio di dieci anni fa. Tra l’altro il ragazzo più grande di Youssef a un posto di blocco ha preso una fucilata in un braccio, come oggi che a un posto di blocco a sud di Betlemme un ragazzo è stato ucciso.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…