LIVE. Esercito israeliano rioccupa Jenin. Campo profughi distrutto, centinaia di famiglie sfollate

Articolo pubblicato originariamente su Pagine Esteri

AGGIORNAMENTI:

Ore 12.50. Almeno 10 persone sono rimaste ferite in quello che sembra essere un attacco intenzionale con un auto a Tel Aviv. Il conducente è stato ucciso sul posto da civili armati.


È salito a 10 il numero dei palestinesi uccisi durante l’incursione dell’esercito israeliano nella città e nel campo profughi di Jenin, centinaia i feriti. La Mezza Luna Rossa palestinese ha evacuato almeno 1000 famiglie. La situazione all’interno del campo profughi è diventata insostenibile. I mezzi israeliani hanno distrutto strade e infrastrutture.

Vanessa Huguenin, portavoce dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite ha dichiarato: “Siamo allarmati dalla portata delle operazioni aeree e di terra che si stanno svolgendo a Jenin nella Cisgiordania occupata e dagli attacchi aerei che colpiscono un campo profughi densamente popolato”. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno dichiarato, inoltre, che ai soccorritori è stato impedito dall’esercito israeliano di raggiungere le persone gravemente ferite.

Video mostrano mezzi corazzati che producono profondi solchi lungo le vie principali, diventate cumuli di macerie. La rete idrica e quella elettrica sono danneggiate.


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L’ospedale pubblico è pieno di feriti ma i medici hanno difficoltà a raggiungere la struttura, che viene attaccata dal lancio di gas da parte dell’esercito israeliano e dal passaggio di mezzi corazzati ed escavatori.

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Il vice portavoce del Segretario generale delle Nazioni UniteFarhan Haq, ha chiesto a “tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario, evitando l’uso eccessivo della forza nei centri abitati”.

Proteste e manifestazioni contro l’attacco e l’occupazione israeliana di Jenin si stanno tenendo in varie città della Cisgiordania occupata.

Anticipata da giorni dai media locali e invocata da ministri e parlamentari della destra estrema al governo, nella notte tra domenica e lunedì è cominciata l’ampia operazione dell’esercito israeliano contro la città palestinese di Jenin e il suo campo profughi, nel nord della Cisgiordania.

Sono coinvolti migliaia di soldati, carri armati Merkava sono schierati nei pressi della città e droni hanno colpito diversi obiettivi. Il bilancio al momento parla di dieci palestinesi uccisi e di centinaia di feriti.

Non si segnalano vittime tra i soldati, nonostante il fuoco di sbarramento da parte di decine di combattenti palestinesi che avrebbero abbattuto un drone. Continuano a giungere in queste ore notizie di rastrellamenti e di ampie distruzioni, in particolare delle strade del campo profughi.

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Difficile prevedere quanto durerà la rioccupazione di Jenin. Nei giorni scorsi si parlava di 48 ore ma è improbabile che in un tempo così breve le forze israeliane possano avere ragione di organizzazioni armate ben strutturate. Il rischio, oltre ad un bagno di sangue, è che l’operazione inneschi reazioni a catena in Cisgiordania dove la lotta armata è ormai vista da molti come l’unico mezzo per mettere fine all’occupazione militare israeliana.

In una breve dichiarazione lo scorso lunedì il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca ha detto che “Sosteniamo la sicurezza di Israele e il diritto di difendere il suo popolo da Hamas, la Jihad islamica palestinese e altri gruppi terroristici”.

Migliaia di palestinesi hanno già sfilato in protesta a Nablus e altri centri abitati

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