Gaza, Israele rompe il cessate il fuoco: «Violenza immediata»

Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto

Di Eliana Riva

Foto di copertina: Gaza City: palestinesi feriti vengono portati in ambulanza – foto di Khames Alrefi/Getty Images

Ritorno a bomba Secondo il vicepresidente Usa JD Vance sono «piccole schermaglie». Netanyahu: Hamas «simula» la ricerca dei corpi degli ostaggi

Israele ha colpito Gaza City con tre violenti attacchi aerei nel giro di pochi minuti. Le esplosioni si sono sentite a distanza di chilometri. Un missile è caduto vicino l’ospedale al-Shifa, creando panico e terrore tra i pazienti e il personale medico. I jet hanno bombardato anche Khan Younis, nel sud, mentre dalle zone occupate i carri armati israeliani colpivano Nuseirat e Deir al-Balah, nel centro di Gaza. Almeno due persone sono state uccise nel quartiere di Sabra, a Gaza City, altre cinque all’interno di un veicolo a Khan Younis. Ci sono bambini tra i feriti. Il cessate il fuoco è stato rotto con la «violenza immediata» che il premier Benyamin Netanyahu ha ordinato all’esercito.

EPPURE, le ha definite «piccole schermaglie» il vicepresidente degli Stati uniti, JD Vance, fiducioso che la tregua reggerà. Nonostante i morti e nonostante l’occupazione israeliana di aree aggiuntive della Striscia. Secondo il Canale 12 israeliano, sarebbero già in corso colloqui tra Tel Aviv e Washington per definire l’ampiezza dei nuovi domini assoggettati con la forza. I piani israeliani e americani prevedono che la ricostruzione di Gaza parta solo all’interno delle aree che l’esercito attualmente controlla, affidate in parte alle milizie mercenarie che finanzia e arma. Potrebbe essere questo l’obiettivo finale dell’ultima, grave violazione israeliana del cessate il fuoco. La 125esima dall’11 ottobre, secondo l’Ufficio media di Gaza. I morti di martedì si aggiungono alle 94 vittime delle ultime due settimane.

IERI, HAMAS si preparava a riconsegnare il corpo di un altro ostaggio israeliano. La Croce rossa internazionale era stata informata e avrebbe trasportato il cadavere oltre il confine. Ma le operazioni sono state bloccate quando Netanyahu ha deciso di bombardare. Nella Striscia erano in corso le manovre di ricerca e recupero dei corpi degli ostaggi deceduti. Un lavoro che lo stesso capo di stato maggiore israeliano, Eyal Zamir, aveva temuto diventasse addirittura impossibile se i vertici politici avessero scelto, come poi è accaduto, di bombardare e distruggere Gaza City. Diversi Paesi si sono detti disposti a inviare squadre specializzate per il ritrovamento, e mezzi pesanti necessari per rimuovere macerie e detriti. Ma Israele ha impedito l’ingresso dei macchinari e ha posto un veto sulle nazionalità degli esperti. Secondo il Times of Israel, la proposta presentata dagli stati che hanno mediato il cessate il fuoco prevedeva la creazione di una squadra multinazionale. Il gruppo sarebbe stato composto da rappresentanti di Israele, Stati uniti, Egitto, Turchia e Qatar. Ma Tel Aviv si è opposta al piano, negando categoricamente l’ingresso nella Striscia a qatarioti e turchi. Tel Aviv continua a respingere la necessità di supporto, ritenendo che Hamas conosca il luogo esatto in cui si trovano i resti di tutti i 13 ostaggi rimanenti. Lunedì sera il gruppo palestinese ha trasferito i resti di Ofir Tzarfati, un ostaggio ucciso durante l’attacco del 7 ottobre. Una parte del corpo di Tzarfati era già stata recuperata dall’esercito nel novembre del 2023.

MARTEDÌ Tel Aviv ha diffuso un video che mostra alcune persone ricoprire di terra un sacco bianco e, a distanza di qualche minuto, disseppellirlo alla presenza della Croce rossa internazionale. I militari israeliani hanno dichiarato che il filmato è stato registrato da un drone a Gaza, e che quelle persone sono membri di Hamas che mettono in scena il ritrovamento dei resti di Tzarfati. Nonostante il corpo, o ciò che ne rimaneva, sia stato effettivamente consegnato, Netanyahu ha accusato Hamas di aver violato il cessate il fuoco e di simulare gli sforzi di ricerca. Il premier israeliano ha poi indetto una riunione di emergenza con i vertici politici e militari, «per discutere le misure da adottare in risposta alle violazioni». Secondo fonti dell’Agenzia di stampa statunitense Axios, Netanyahu avrebbe ripetutamente tentato di convincere il presidente Usa, Donald Trump, della necessità di una azione significativa contro Hamas. Ma gli alti funzionari americani avrebbero comunicato a Tel Aviv che il filmato non mostra violazioni dell’accordo. Nonostante ciò, l’esercito ha proposto tre possibili azioni offensive, come riporta Ynet News: la riduzione degli aiuti umanitari (che sono già limitati rispetto agli accordi); l’occupazione di ulteriori aree di Gaza (Israele controlla già il 53% della Striscia); la ripresa dei bombardamenti.

DOPO LA RIUNIONE di emergenza, Tel Aviv ha informato di uno scontro a fuoco tra militari e Hamas nella zona di Rafah. Secondo la versione israeliana, un combattente avrebbe colpito i soldati con un razzo anticarro. Netanyahu ha approfittato dell’evento per ottenere il via libera di Washington.

IL MINISTRO della difesa Israel Katz ha dichiarato che «Hamas pagherà un prezzo elevato per l’attacco ai soldati a Gaza e per la violazione dell’accordo di restituzione degli ostaggi e dei caduti». Il capo di stato maggiore, Zamir, ha aggiunto che «la guerra non è ancora finita». Hamas ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’incidente di Rafah, riaffermando «il suo impegno per l’accordo di cessate il fuoco» e accusando Tel Aviv di aver compiuto l’ennesima di «una serie di violazioni, tra cui attacchi che hanno provocato morti e feriti, e la chiusura del valico di Rafah, che confermano l’insistenza nel violare i termini dell’accordo e i tentativi di sabotarlo».

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