Si aggrava la crisi degli sfollati a Gaza, Israele continua a “architettare la fame”

Articolo pubblicato originariamente su Arab 48. Traduzione dall’arabo a cura della redazione di Bocche Scucite

Il sindaco di Deir al-Balah, Nizar Ayash, ha affermato che la mancanza di attrezzature e risorse impedisce alle squadre della protezione civile di rimuovere le macerie nella provincia centrale, spiegando che il comune avrà bisogno di almeno tre mesi per rimuovere i detriti, anche se venisse consentito l’accesso alle attrezzature.

L’agenzia UNRWA ha dichiarato che circa 75.000 sfollati vivono in più di 100 edifici di proprietà dell’agenzia nella Striscia di Gaza, mentre decine di migliaia di persone vivono nei dintorni dei centri di accoglienza, in un contesto di grave deterioramento delle condizioni umanitarie.

L’UNRWA ha invitato le autorità di occupazione israeliane a consentire l’ingresso delle tende che si trovano alle porte della Striscia, sottolineando di disporre di circa 6.000 camion di aiuti sufficienti per tre mesi, ma che sono stati bloccati senza una motivazione chiara. Ha inoltre condannato la ri-registrazione delle organizzazioni umanitarie e il blocco dell’ingresso degli aiuti.

Nel frattempo, il sito web Axios ha rivelato un documento ufficiale statunitense presentato al Consiglio di sicurezza, che sottolinea la necessità di riprendere gli aiuti umanitari a Gaza e di garantire che siano utilizzati solo per scopi pacifici, escludendo qualsiasi entità che abbia dimostrato di averne fatto un uso improprio.

Il documento ha accolto con favore il ruolo “costruttivo” svolto da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia nel consolidamento del cessate il fuoco, sottolineando che la forza di stabilizzazione internazionale proposta avrà il compito di garantire la sicurezza delle zone di confine e sarà finanziata attraverso donazioni dei paesi donatori, con la partecipazione e il coordinamento di Egitto e Israele.

Il sindaco di Deir al-Balah, Nizar Ayash, ha affermato che la mancanza di attrezzature e risorse impedisce alle squadre della protezione civile di rimuovere le macerie nella provincia centrale, spiegando che il comune avrà bisogno di almeno tre mesi per rimuovere i detriti, anche se venisse consentito l’ingresso delle attrezzature.

Ayash ha sottolineato che la pressione esercitata sull’occupazione affinché consenta l’ingresso di attrezzature e aiuti è ancora debole e insufficiente per ottenere risultati tangibili, sottolineando che la popolazione continua a soffrire a causa della scarsità d’acqua e della distruzione di 62 pozzi principali e delle reti di distribuzione nella città di Gaza.

Ayash ha invitato i mediatori e le istituzioni internazionali a intervenire urgentemente per alleviare le sofferenze dei palestinesi.

Da parte sua, il direttore dell’ufficio stampa governativo di Gaza, Ismail al-Thawabta, ha affermato che gli aiuti che entrano nel territorio non superano la metà della quantità concordata nell’accordo di cessate il fuoco, poiché la media giornaliera non supera i 135 camion su 600 concordati, accusando Israele di continuare a “progettare la fame” contro gli abitanti della Striscia.

In ambito umanitario, la portavoce dell’UNICEF Tis Ingram ha affermato che più di un milione di bambini nella Striscia di Gaza hanno ancora un disperato bisogno di acqua e cibo, nonostante siano trascorse più di tre settimane dal cessate il fuoco, sottolineando che migliaia di bambini vanno a dormire affamati ogni notte e soffrono di malattie che potrebbero essere curate se non fosse per la carenza di medicinali e medici.

Ha aggiunto che il cessate il fuoco “non è sufficiente da solo a porre fine alla fame o a garantire acqua potabile sicura alle famiglie”, chiedendo che venga facilitato l’ingresso immediato e completo degli aiuti umanitari.

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