Cisgiordania divisa con oltre 900 barriere e posti di blocco

Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto.

Di Michele Giorgio

La tv Canale 14, megafono della destra israeliana, ogni giovedì aggiorna una classifica molto particolare: quella dei ministri e deputati che si stanno impegnando di più per l’estensione ufficiale della sovranità israeliana alla Cisgiordania sotto occupazione, ossia per l’annessione unilaterale del territorio palestinese allo Stato ebraico. L’aggiornamento avviene nel contesto dei preparativi della risposta che Israele darà alla decisione di vari paesi occidentali di riconoscere, la prossima settimana all’Onu, lo Stato di Palestina. I ministri del Likud, il partito di Benyamin Netanyahu, da alcuni giorni sono ai vertici della classifica grazie all’adozione di una serie di misure concrete, tra cui lo stanziamento di fondi per la protezione dei coloni e il riconoscimento della yeshiva di Homesh, l’insediamento demolito da Ariel Sharon nel 2005 e ora in via di ricostruzione. In fondo alla classifica c’è il parlamentare religioso Moshe Gafni, che ha totalizzato 0 punti e al quale, come ad altri politici haredim (ultraortodossi), l’annessione della Cisgiordania interessa poco.

In attesa dell’inizio dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, che il governo Netanyahu e il mondo politico israeliano considerano un fronte di guerra come Gaza, in Cisgiordania vanno avanti i piani per l’annessione e l’isolamento di città e villaggi nel quadro della costituzione di bantustan a tutti gli effetti. Ogni giorno vengono montate barriere e sbarre e allestiti posti di blocco militari sulle strade da e per i centri abitati palestinesi allo scopo di limitare e controllare i movimenti della popolazione. Assieme a ciò si intensificano i raid dell’esercito, specie durante la notte, che si concludono con la detenzione di palestinesi «ricercati», e quelli dei coloni che dai loro avamposti prendono di mira villaggi, campi coltivati e allevamenti isolati.

«Solo negli ultimi due giorni l’occupazione ha installato 28 barriere agli ingressi di villaggi e città» ha riferito Ayed Marar della «Commissione per la Resistenza al Muro e alle Colonie». Parlando al Watan Media Network, Marar ha aggiunto che le forze armate israeliane «sono ormai al servizio dei coloni e degli insediamenti e al contempo complicano la vita dei palestinesi». Ha sottolineato inoltre che Israele non nasconde più il suo fine di cacciare via i palestinesi: «l’occupazione non si accontenta più di dividere la Cisgiordania in tre cantoni, è andata oltre, dividendo le città dai villaggi, e ogni villaggio è ora separato e isolato dai suoi vicini tramite un cancello che si apre e si chiude su ordine dei soldati e con sistemi elettronici».

Le barriere, afferma un altro attivista, Amir Daoud, «non sono più usate per separare i centri abitati palestinesi dalle strade principali, piuttosto separano internamente le stesse comunità». Ogni villaggio e ogni città, dice Daoud, «ha al suo ingresso una pesante barriera di ferro che può essere chiusa facilmente e in qualsiasi momento». Sbarre e barriere sono state montate tra Betlemme e Al-Khader, tra Beit Sahour, Dar Salah e Al-Ubeidiya, e più recentemente agli ingressi di Al-Ram e Al-Eizariya, nonché tra villaggi e città a ovest di Ramallah. Il numero di varchi militari e posti di blocco di ogni tipo in Cisgiordania ha raggiunto quota 912. «Israele mette da parte i cumuli di terra e i blocchi di cemento per impiegare la sorveglianza elettronica, la chiusura dei cancelli da remoto e l’installazione di telecamere di controllo tra i centri abitati palestinesi» conclude Daoud, ricordando che durante la Seconda Intifada si parlò di un piano israeliano per dividere la Cisgiordania in 64 cantoni, con gli spostamenti da un’area all’altra solo attraverso posti di blocco militari.

La pressione militare sulla Cisgiordania è ulteriormente cresciuta ieri dopo l’attacco armato al Ponte di Allenby, il valico tra Cisgiordania e Giordania controllato da Israele, compiuto da un camionista giordano che ha ucciso due soldati israeliani.

L’attentatore trasportava aiuti umanitari giordani destinati alla Striscia di Gaza. Ieri sera l’esercito e vari politici invocavano lo stop al transito delle merci necessarie per sfamare i palestinesi di Gaza.

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