Betlemme. Trent’anni di cause e lotta non violenta per difendere la sua terra

Articolo pubblicato originariamente su Avvenire

Di Riccardo Michelucci

Daud Nassar non cede alle offerte e il 6 settembre si presenterà alla Corte Suprema di Tel Aviv per opporsi all’esproprio. Nella Tenda delle nazioni ospita cristiani e musulmani per parlare di pace

Daoud Nassar, palestinese cristiano di 52 anni, non ha alcuna intenzione di arrendersi. Il 6 settembre si presenterà in aula, alla Corte Suprema di Tel Aviv, per difendere ancora una volta i suoi terreni dall’esproprio. La battaglia legale della sua famiglia dura da oltre trent’anni ed è un esempio di resilienza ispirata dalla fede cristiana e dalla nonviolenza. Era il lontano 1991 quando lo stato di Israele provò per la prima volta a nazionalizzare la sua fattoria (oltre 42 ettari di terreno coltivabile sulle alture di Betlemme). Ma Daoud dimostrò che apparteneva alla sua famiglia da quattro generazioni, presentando i documenti ufficiali di epoca ottomana datati 1916. La legge gli dava ragione ma non bastò a evitare l’inizio di un interminabile contenzioso legale. Da allora i suoi terreni sono stati circondati da cinque insediamenti di coloni ebraici. Qualche anno fa gli hanno offerto persino un assegno in bianco per convincerlo a vendere tutto e andarsene. “Ho rifiutato senza alcuna esitazione – ci spiega – perché secondo la tradizione biblica cedere la terra dei propri padri equivale a tradire le proprie radici familiari”.

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