Articolo pubblicato originariamente su Mondoweiss e tradotto dall’inglese da Beniamino Rocchetto

Il Generale israeliano in pensione Amiram Levin e il giornalista sudafricano Benjamin Pogrund sono gli ultimi a denunciare l’Apartheid israeliano. Ora la domanda si impone: cosa sono disposti a fare al riguardo?
Di Jonathan Ofir
Ora che c’è consenso nella comunità dei diritti umani sul fatto che Israele sia uno Stato di Apartheid, molti stanno iniziando a riconoscerlo, anche alcuni importanti israeliani e sostenitori di Israele. Ma mentre affermano l’ovvio, stanno anche cercando di contenere il danno e, nel farlo, offuscano la loro responsabilità personale e tentano di limitare i possibili rimedi.
È iniziato forse all’inizio di quest’anno, quando il veterano giornalista centrista israeliano Ron Ben Yishai ha avvertito dell’incombente Apartheid come obiettivo principale delle riforme giudiziarie dell’attuale governo. Ora, il Generale israeliano in pensione Amiram Levin ha rilasciato un’intervista all’emittente radio Kan in Israele, dove ha fatto riferimento al “totale Apartheid” nella Cisgiordania Occupata:
“Non c’è stata una democrazia lì in 57 anni, solo l’Apartheid totale, l’IDF, che è costretta a esercitare la sovranità lì, sta marcendo dall’interno. Resta inerte mentre osserva i coloni rivoltosi rendendosi complice dei loro crimini”. (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1449281492531367&id=100023485904130)
In Israele, Levin è considerato un liberale e ha fama di essere incredibilmente razzista. In passato, ha minacciato di “fare a pezzi i palestinesi” e di “cacciarli oltre il Giordano”, ha affermato che “i palestinesi meritavano l’Occupazione” e che la maggior parte dei palestinesi è “nata per morire comunque, dobbiamo solo aiutarli”. E sì, anche lui vede “l’Apartheid totale”.
L’intervista arriva sulla scia di una recente lettera agli ebrei americani, rimproverandoli per aver ignorato l’Apartheid, “l’elefante nella stanza”. Molti accademici e personaggi pubblici israeliani hanno firmato questa lettera e finora ha raccolto oltre 1.500 firme. I firmatari includono anche sionisti convinti come Benny Morris. La lettera presenta punti per agire, incluso un appello al governo degli Stati Uniti a sanzionare Israele:
“Chiedete ai vertici eletti negli Stati Uniti di aiutare a porre fine all’Occupazione, limitare l’uso degli aiuti militari americani nei Territori Palestinesi Occupati e all’impunità israeliana nelle Nazioni Unite e in altre organizzazioni internazionali”.
Un chiaro appello all’azione che, intenzionalmente o meno, riecheggia le chiamate che gli attivisti del Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) hanno fatto per quasi 20 anni. Ma non tutti sono contenti del rafforzamento del BDS come risposta naturale a questo Apartheid.
La scorsa settimana, Benjamin Pogrund, un uomo che era un giornalista nel Sud Africa dell’Apartheid, ha scritto un articolo su Haaretz intitolato: “Per decenni ho difeso Israele dalle accuse di Apartheid. Non posso più farlo” (https://www.assopacepalestina.org/…/per-decenni-ho…/). Pogrund spiega come fu scelto nel 2001 dall’allora Primo Ministro israeliano Ariel Sharon per far parte della delegazione del governo israeliano alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo a Durban: “Il governo Sharon mi ha invitato a seguito della mia venticinquennale esperienza come giornalista in Sud Africa; la mia specialità era raccontare da vicino l’Apartheid”. Ma dice che non può più difenderlo. Cita la legge razzista dello “Stato-Nazione” del 2018, che sancisce diritti nazionali esclusivamente per gli ebrei. Poi c’è l’Occupazione:
“Israele non può più rivendicare la sicurezza come motivo del nostro comportamento in Cisgiordania e dell’assedio di Gaza. Dopo 56 anni, la nostra Occupazione non può più essere descritta come temporanea, in attesa di una soluzione del conflitto con i palestinesi. Ci stiamo dirigendo verso l’annessione, con appelli a raddoppiare i 500.000 coloni israeliani già presenti in Cisgiordania”.
Pogrund ha, ahimè, già “annesso” Gerusalemme Est, che fa parte della Cisgiordania, il che aggiungerebbe circa 250.000 coloni in più al numero di coloni citati. Ma la sua affermazione sul fatto che non sia temporanea è valida: questa è una parte principale del motivo per cui non può essere chiamata Occupazione, che per definizione dovrebbe essere temporanea. E poi, sorprendentemente, si scaglia contro il movimento per il boicottaggio, i disinvestimenti e le sanzioni per quella che chiama “ignoranza e/o malevolenza”:
“In Israele, ora sto assistendo all’Apartheid con cui sono cresciuto. Israele sta facendo un regalo ai suoi nemici nel movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni e ai suoi alleati, specialmente in Sud Africa, dove la negazione dell’esistenza di Israele è forte tra molti afrosudafricani, nei sindacati e nei circoli comunisti e musulmani. Gli attivisti BDS continueranno a fare le loro affermazioni, per ignoranza e/o malevolenza, diffondendo bugie su Israele. Hanno a lungo distorto ciò che è già tragico nel grottesco, ma ora reclameranno vendetta. Israele sta dando loro la verità”.
Pogrund è arrabbiato. Questi attivisti del BDS sono stati più avanti di lui nel rimproverare Israele, ma lui vuole l’esclusiva sulla definizione di ciò che è Apartheid e ciò che non lo è, quando difenderlo e quando no. Gli attivisti del BDS stanno usando una strategia collaudata per isolare lo Stato dell’Apartheid. Pogrund non vuole che ciò accada, ma sa che è destinato a succedere, perché Israele alla fine lo rivendicherà.
Che prospettiva confusa.
Sia Pogrund che Levin sono arrabbiati, ma è chiaro che la loro rabbia non si basa sul crimine contro l’umanità perpetrato contro i palestinesi, ma a causa di ciò che sta accadendo loro. Levin, un veterano dell’apparato di sicurezza israeliano e responsabile dello stesso sistema che ora critica, si sta scagliando contro l’attuale governo. Non indica la propria responsabilità e fa di tutto per dire che non sta parlando per preoccupazione per i palestinesi.
“Non lo dico perché mi preoccupo per i palestinesi. Mi importa di noi. Ci stiamo uccidendo dall’interno. Stiamo facendo marcire l’IDF, stiamo facendo marcire la società israeliana”, dice. “Ed è tutta colpa di Netanyahu. Netanyahu ha fallito”.
L’egocentrismo israeliano è stancante. Non ci interessa dei palestinesi. Guardate cosa ci sta facendo questa Occupazione.
È interessante il modo in cui si sta diffondendo il riconoscimento dell’Apartheid, ma dobbiamo diffidare dei sionisti che tentano di prendere il controllo della narrazione e limitare la discussione. L’Apartheid israeliano non è qualcosa che accade “laggiù”. È Apartheid dal fiume al mare; è ovunque. E queste risposte sono anche un buon promemoria del motivo per cui la supremazia ebraica non finirà da sola dall’interno, l’unica risposta è dall’esterno.
Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."