Articolo pubblicato originariamente su The Canary. Traduzione a cura di Veronica Bianchini
Un gruppo di manifestanti ha bloccato l’ingresso di una fabbrica di proprietà della Elbit Systems. Una delle più importanti richieste avanzate dagli attivisti che lottano contro il genocidio palestinese è infatti che tutte le fabbriche del più grande fornitore israeliano di armi presenti sul suolo britannico siano chiuse (1). Otto detenuti, tutti in custodia cautelare con l’accusa di aver intrapreso azioni di solidarietà con la Palestina, dal 2 novembre conducono uno sciopero della fame a oltranza nelle carceri britanniche. Si tratta del più grande sciopero della fame coordinato intrapreso nelle carceri del Regno Unito dallo sciopero dell’H-block, avvenuto nel 1981 in Irlanda del Nord. Finora per sei dei detenuti si è reso necessario il ricovero in ospedale. Nonostante l’entità della protesta, l’attenzione dei media è stata minima e il governo tace.Cosa chiedono i detenuti in sciopero della fame
Le richieste dei prigionieri sono le seguenti:
1. chiusura della Elbit Systems;
2. rilascio su cauzione immediato;
3. diritto a un processo equo;
4. fine della censura in carcere;
5. revoca della messa al bando di Palestine Action.
I detenuti chiedono soprattutto la chiusura di tutti gli stabilimenti e le attività di Elbit Systems nel Regno Unito. Elbit Systems è il produttore israeliano di armi che fornisce a Israele l’85% delle attrezzature militari e dei droni: la parte più importante della sua produzione ha luogo nel Regno Unito, le armi sono poi esportate in Israele. Attualmente il ministero della Difesa britannico si prepara a firmare un contratto da 2,7 miliardi di sterline con la società.
Questa settimana, dopo 46 giorni di sciopero della fame, Qesser Zuhrah si è vista negare per oltre 15 ore l’accesso a diverse ambulanze dagli agenti penitenziari e dalla polizia carceraria di Bronzefield, nonostante si trovasse in pericolo di vita.
Chiudere Elbit Systems
Questa mattina, dopo una settimana di azioni di protesta che hanno avuto luogo in tutta la città, gli abitanti di Bristol hanno accolto la richiesta più importante dei detenuti in sciopero della fame bloccando per la seconda volta in due settimane l’ingresso di una fabbrica della Elbit Systems che si trova a Filton. Gli attivisti sono riusciti a bloccare le consegne nonché l’accesso del personale al sito per diverse ore. Una persona che ha preso parte al blocco ha dichiarato:
“Il ministero della giustizia e David Lammy sono pronti ad accettare la morte dei detenuti in sciopero della fame pur di continuare a fare gli interessi della fiorente industria delle armi. La nostra solidarietà ai palestinesi e ai detenuti in sciopero della fame non potrà mai vacillare, chiediamo con una sola voce la chiusura di queste fabbriche di morte”.
L’azione è avvenuta nello stesso stabilimento in cui alcuni dei detenuti in sciopero della fame sono accusati di aver agito nel 2024, distruggendo attrezzature militari per milioni di sterline che avrebbero dovuto essere inviate a Israele per essere utilizzate contro la popolazione di Gaza. In questo momento i 27 manifestanti sono portati via con la forza ma continuano a lottare per mantenere il blocco.
Nella dichiarazione in cui ha annunciato lo sciopero della fame Qesser ha affermamto:
“Finché le nostre richieste non saranno accolte, continueremo a resistere. Chiediamo pertanto al nostro governo: preferite lasciarci morire piuttosto che smettere di armare un genocidio?”.
Nonostante la pressione dell’opinione pubblica e della politica, il governo laburista non ha ancora affrontato la situazione e non ha incontrato i prigionieri ne’ i loro legali.
(1) Molti di noi sono detenuti con l’accusa di avere partecipato ad azioni dirette contro la Elbit Systems, il maggiore produttore di armi israeliano. A partire dal 2012 la Elbit si è aggiudicata 25 contratti pubblici nel Regno Unito, per un valore complessivo di oltre 355 miliardi di sterline. Ora il ministero della Difesa si prepara a firmare un contratto di 2.7 milioni di sterline con la Elbit, il che renderebbe l’impresa suo “partner strategico” e comporterebbe l’addestramento di 60.000 soldati ogni anno. Esigiamo che il governo non usi i soldi dei contribuenti per finanziare la macchina del genocidio palestinese e stracci il contratto. Inoltre chiediamo che tutti gli stabilimenti e le sussidiarie della Elbit Systems presenti nel Regno Unito siano chiuse definitivamente.
Fonte: https://prisonersforpalestine.org/demands/
Aggiornamento al 28/12/25 sulla situazione dei detenuti
Degli 8 attivisti che hanno intrapreso lo sciopero della fame a oltranza a partire dal 2 novembre, giorno dell’anniversario della Dichiarazione Balfour, 4 continuano la protesta nonostante il rischio di danni irreversibili e decesso:
* Heba Muraisi, 56° giorno di sciopero della fame, ha dichiarato che continuerà a digiunare fino a quando non sarà nuovamente trasferita nel carcere di Bronzefield, vicino alla famiglia e alla rete di attivisti e amici che la sostengono;
* Teuta Hoxha, 50° giorno di sciopero della fame, si è appena vista negare il rilascio su cauzione per motivi umanitari;
* Kamran Ahmed, 49° giorno di sciopero della fame, già ricoverato d’urgenza in ospedale 3 volte;
* Lewie Chiaramello, 35° giorno di sciopero della fame, in quanto diabetico ha intrapreso un digiuno solo parziale ma che impatta fortemente sulla sua salute causandogli confusione, capogiri e debolezza.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."