Docenti per Gaza denuncia la deriva autoritaria in Italia

Pubblicato originariamente su Docenti Per Gaza

Docenti per Gaza denuncia, con profonda preoccupazione, la deriva autoritaria in Italia nei confronti di chi, nelle scuole, si espone a sostegno del popolo palestinese.

La testata Domani ha recentemente informato l’Italia della discussione in Senato del nuovo DDL 1627, chiamato comunemente DDL anti-proPal avente firma Gasparri (FI). Il DDL, sotto le mentite spoglie della lotta all’antisemitismo, abbraccia le linee guida IHRA e taccia di antisemitismo tutte le critiche e le rimostranze allo Stato di Israele, indagato dalla Corte Internazionale di Giustizia per plausibilità di genocidio e accusato dello stesso da parte della Commissione d’Inchiesta Indipendente dell’ONU per i Territori Occupati. Sebbene le forze politiche italiane difendano tale DDL come misura massima di tutela delle comunità ebraiche, è chiaro quanto invece vada a ledere alla libertà di pensiero e di parola di almeno due milioni di cittadin* sces* in piazza il 3 ottobre per condannare il genocidio palestinese, la complicità del governo italiano con Israele e, di conseguenza, per chiedere la fine di ogni rapporto con l’economia di guerra israeliana. La comunità educante, inoltre, verrebbe fortemente colpita da questo DDL, che entra a gamba tesa nelle scuole, sanzionando il corpo docente qualora progettasse lezioni che trattino criticamente Israele e l’occupazione sionista in Palestina. Non solo, il corpo docente viene obbligato a operare delazioni qualora fosse a conoscenza di suddette lezioni. Il DDL non si arresta qui, ma vengono anche inserite pene di reclusione dai 2 ai 6 anni per docenti esposti sulla questione.

È così, dunque, che la libertà di insegnamento viene limitata in nome di un antisemitismo che viene fatto volontariamente e politicamente coincidere con l’antisionismo.

Tale DDL peggiorerebbe le già pessime condizioni in cui la scuola, e tutto il mondo educativo, si trova a operare, tra censure, provvedimenti disciplinari e casi di pressioni agite dal Ministero stesso, dalle Giunte comunali e dalle comunità ebraiche. Se le linee guida dell’IHRA, già sottoscritte dal Ministero dell’Istruzione nel 2021, dovessero divenire legge tramite questo DDL, vorrà dire che migliaia di classi non avranno diritto a un’istruzione libera e democratica, capace di generare pensiero critico, fulcro costruttivo imprescindibile per ogni società che possa definirsi civile. Abbiamo testimonianze di migliaia di studenti, sia negli scioperi sia in aula, che richiedono a gran voce di trattare la questione palestinese, che hanno bisogno di parlare delle atrocità a cui assistono quotidianamente sui social, sulle ragioni per cui in questo tempo storico quel diritto internazionale che devono studiare con fatica “valga fino a un certo punto”.

Del resto, già ci troviamo ad assistere non solo a una limitazione della libertà di insegnamento (Art.33), ma anche a una limitazione della libertà di pensiero di diversi gruppi studenti. Sono recenti, infatti, i casi di ordini restrittivi e fogli di via che hanno interessato studenti minori che hanno aderito alla manifestazione del 22/09, ai quali è stato addirittura interdetto il diritto all’istruzione. A questo si aggiunge il caso della Dirigente scolastica di un liceo di Agrigento che, durante lo sciopero in atto del 3/10, ha sanzionato divers* studenti per non essersi recati a scuola e li ha intimati alla riammissione in classe soltanto previo accompagnamento da parte dei genitori. Come Docenti per Gaza, ci teniamo a manifestare la nostra più piena solidarietà non solo a* studenti, ma anche alle famiglie che assistono alla criminalizzazione de* propri* figli* da chi, invece, dovrebbe tutelarli e spronarli a costituire cittadinanza critica.

A questo si aggiungono le preoccupanti aggressioni sioniste nei confronti di persone manifestanti a sostegno della Palestina: è il caso di studenti e docenti aggrediti pesantemente a Roma da alcuni membri della comunità ebraica, proprio all’uscita di scuola. Anche a loro va la nostra più calorosa solidarietà in quanto docenti.

Se, quindi, si sta facendo di tutto per controllare l’istruzione libera, notiamo con grande dispiacere e rabbia che il sionismo (termine che invitiamo a rispolverare nel suo significato storico), al contrario, non stia trovando impedimenti a entrare nel sistema scolastico italiano. E’ questo il caso dell’infausto invito, da parte della scuola della comunità ebraica di Milano, del soldato sionista Adi Karni che, chiamato come strumento di hasbara (propaganda sionista), racconta a studenti del triennio come sia giusta la “guerra” in atto a Gaza, riducendone la matrice all’attacco del 7 ottobre, senza minimamente citare l’occupazione israeliana, la pulizia etnica e il sistema di apartheid in vigore dal 1948. L’esercito stesso viene caratterizzato come morale ed essenziale per un Israele collocato in una regione araba, dunque naturalmente ostile e antisemita. Ciò che ci indigna è come sia possibile che una scuola paritaria, quale la scuola suddetta, possa godere dell’aumento spropositato di finanziamenti pubblici (attuale legge di bilancio) e agire indisturbata nel propagandare un’educazione alla guerra e un’ideologia calcatamente coloniale. Come è possibile che non si possa parlare di Palestina a scuola, reputandolo divisivo, ma si possa sponsorizzare l’ingresso a scuola di un membro dell’IDF, esercito nazionale responsabile agli occhi del mondo di un genocidio deliberato? Come si possono violare il diritto internazionale, le sentenze della CIG e i rapporti redatti dalla Relatrice Speciale Francesca Albanese? È chiaro, ormai, come la politica italiana si stia fascistizzando, reprimendo il dissenso e amplificando il consenso, quando schierato dalla parte della maggioranza.

Troviamo tutto ciò preoccupante perché è in atto un vero e proprio attacco alla scuola italiana, libera, democratica e antifascista, proprio come la nostra Costituzione.

Esprimiamo, dunque, solidarietà a colleghe, colleghi, collegh* e studenti di ogni ordine e grado e denunciamo a gran voce il pericolo che la scuola stessa sta correndo: docenti sanzionat*, sospes*, espuls* perché si rifiutano di asservire la propria professione ad un annientamento del libero pensiero, a un’informazione sempre più propagandistica di valori che la storia di lunga durata ci ha fortunatamente insegnato a riconoscere come chiari segnali d’allarme. Allora che suoni questo segnale e che ci veda compatt* nelladifesa del sistema scolastico, dei nostri diritti e doveri di insegnanti e di studenti.

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