Articolo pubblicato originariamente su +972 Magazine. Traduzione dall’inglese a cura di Beniamino Rocchetto per La Zona Grigia
Foto di copertina: Israeliani di destra protestano vicino al confine con Gaza a sostegno del ripristino degli insediamenti israeliani nella Striscia, nel sud di Israele, 30 luglio 2025. (Tsafrir Abayov/Flash90)
La mortale Supremazia Etnica insita nella società israeliana affonda le sue radici più in profondità di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich. Deve essere affrontata alla radice.
Di Orly Noy
La città di Gaza è avvolta dalle fiamme, mentre l’esercito israeliano intraprende la sua offensiva terrestre a lungo minacciata dopo settimane di incessanti bombardamenti. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, già sottoposto a un mandato di arresto internazionale per sospetto di Crimini Contro l’Umanità, ha descritto quest’ultimo assalto come un'”operazione intensificata”. Vi esorto a guardare le immagini in diretta da Gaza e a capire cosa significa veramente questo eufemismo.
Guardate negli occhi le persone in preda a un terrore senza pari, persino nei momenti più bui di questo Genocidio durato due anni. Osservate le file di bambini coperti di cenere che giacciono sul pavimento intriso di sangue di quello che un tempo era un centro medico, alcuni a malapena vivi, altri che piangono di dolore e paura, mentre mani disperate cercano di confortarli o di curarli con le poche scorte mediche rimaste. Ascoltate le urla delle famiglie in fuga senza un posto dove rifugiarsi. Osservate i genitori che setacciano l’inferno alla ricerca dei loro figli; arti che sporgono da sotto le macerie; un paramedico che culla una bambina immobile, implorandola invano di aprire gli occhi.
Ciò che Israele sta facendo a Gaza non è il tragico sottoprodotto di eventi caotici sul campo, ma un atto di annientamento ben calcolato, eseguito a sangue freddo dall'”esercito del popolo”, ovvero i padri, i figli, i fratelli e i vicini di noi israeliani.
Com’è possibile che, nonostante le crescenti testimonianze dai Campi di Concentramento e Sterminio di Gaza, nessun movimento di massa per il rifiuto abbia preso piede in Israele? Che dopo due anni di questa Carneficina solo una manciata di obiettori di coscienza si trovi in prigione è davvero inconcepibile. Persino i cosiddetti “rifiutatori grigi”, soldati riservisti che non si oppongono alla guerra per motivi ideologici, ma sono semplicemente esausti e ne mettono in discussione lo scopo, rimangono troppo pochi per rallentare la Macchina della Morte, figuriamoci per fermarla.
Chi sono queste anime obbedienti che mantengono in funzione questo sistema? Come può una società così profondamente divisa, tra religiosi e laici, coloni e progressisti, kibbutznik e cittadini, immigrati veterani e nuovi arrivati, unirsi solo nella volontà di Massacrare i palestinesi senza un attimo di esitazione?
Negli ultimi 23 mesi, la società israeliana ha tessuto una rete infinita di menzogne per giustificare e consentire la distruzione di Gaza, non solo al mondo, ma soprattutto a se stessa. La principale tra queste è l’affermazione che gli ostaggi possano essere liberati solo attraverso la pressione militare. Eppure, coloro che eseguono gli ordini dell’esercito, scatenando la Morte di Massa su Gaza, lo fanno ben sapendo che potrebbero uccidere gli ostaggi nel farlo. Il bombardamento indiscriminato di ospedali, scuole e quartieri residenziali, unito a questo disprezzo per la vita degli israeliani tenuti prigionieri, dimostra il vero obiettivo della guerra: l’annientamento totale della popolazione civile di Gaza.
Israele sta scatenando un Olocausto a Gaza, e non può essere liquidato come la volontà dei soli attuali dirigenti fascisti del Paese. Questo orrore è più profondo di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich. Ciò a cui stiamo assistendo è la fase finale della Nazificazione della società israeliana.
Il compito urgente ora è porre fine a questo Olocausto. Ma fermarlo è solo il primo passo. Se la società israeliana vuole tornare a far parte dell’Umanità, deve intraprendere un profondo processo di denazificazione.
Una volta che la polvere della morte si sarà depositata, dovremo tornare sui nostri passi fino alla Nakba, alle espulsioni di massa, ai Massacri, alle confische di terre, alle leggi razziali e all’ideologia di una Supremazia intrinseca che ha normalizzato il disprezzo per i nativi di questa terra e il furto delle loro vite, proprietà, dignità e del futuro dei loro figli. Solo affrontando questo Meccanismo Mortale insito nella nostra società potremo iniziare a sradicarlo.
Questo processo di denazificazione deve iniziare ora, e inizia con il rifiuto. Rifiuto non solo di prendere parte attiva alla distruzione di Gaza, ma di indossare l’uniforme, indipendentemente dal grado o dal ruolo.
Rifiuto di rimanere ignoranti. Rifiuto di essere ciechi.
Rifiuto di tacere. Per i genitori, è un dovere necessario proteggere la prossima generazione dal diventare autori di Crimini di Guerra e Crimini Contro l’Umanità.
La denazificazione deve anche includere il riconoscimento che ciò che è stato non può rimanere.
Non basterà semplicemente sostituire l’attuale governo. Dobbiamo abbandonare il mito del carattere “ebraico e democratico” di Israele, un paradosso la cui morsa ferrea ha contribuito ad aprire la strada alla catastrofe in cui siamo ora immersi.
Questo inganno deve finire con la chiara consapevolezza che restano solo due strade: o uno Stato Ebraico, Messianico e Genocida, o uno Stato veramente democratico per tutti i suoi cittadini.
L’Olocausto di Gaza è stato reso possibile dall’adesione alla logica Etno-Suprematista insita nel Sionismo. Pertanto, è necessario affermarlo chiaramente: il Sionismo, in tutte le sue forme, non può essere ripulito dalla macchia di questo Crimine.
Bisogna porvi fine.
La denazificazione sarà lunga e totalizzante, e toccherà ogni aspetto della nostra vita collettiva.
Probabilmente sacrificheremo altre generazioni, sia vittime che carnefici, prima che questo flagello sia completamente sradicato. Ma il processo deve iniziare ora, con il rifiuto di commettere gli orrori che si verificano quotidianamente a Gaza e il rifiuto di lasciarli passare per normali.
* Orly Noy è redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa in Farsi. È presidente del comitato esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico nazional democratico palestinese Balad. I suoi scritti affrontano la sua identità di Mizrahi, di donna di sinistra, di donna, di migrante temporaneo che vive come un’immigrata perpetua, e il costante dialogo tra queste identità.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."