Articolo pubblicato originariamente su Israel Palestine news e tradotto in italiano da Beniamino Rocchetto per Invicta Palestina
Immagine di copertina: Filantropia con vincoli: i donatori diventano più audaci su sollecitazione delle organizzazioni filo-israeliane.
Cosa dovrebbe fare un’università quando un importante donatore per un programma di studi ebraici chiede apertamente lealtà a Israele? Gli studi ebraici e gli studi su Israele negli Stati Uniti devono quasi la totalità della loro esistenza alla generosità filantropica dei donatori ebrei, che poi usano il “potere persuasivo” conferitogli dalla loro posizione per dettare programmi filo-israeliani.
Recentemente, quando un donatore che ha dato 5 milioni di dollari (4,55 milioni di euro) per assegnare una cattedra israeliana presso l’Università di Washington si è lamentato delle critiche della cattedra a Israele, l’Università ha spogliato la professoressa della sua cattedra e, secondo quanto riferito, ha trasferito i fondi a un’organizzazione pro-Israele.
Lila Corwin Berman, professoressa di storia ebraica presso l’Università Temple, discute la questione:
Nell’autunno del 2019, un potenziale donatore della mia università mi ha consegnato una lista di sei richieste. Le richieste sono state stampate su carta intestata contrassegnata con “StandWithUs”, un’organizzazione filo-israeliana fondata nel 2001 per sostenere Israele. Con stretti legami con il Ministero degli Affari Esteri israeliano, è una delle numerose organizzazioni di destra filo-israeliane che considerano i campus universitari come la prima linea nella lotta contro l’antisionismo e il Movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).
Non mi ha sorpreso il fatto che StandWithUs abbia incaricato i donatori universitari di cercare di estorcere promesse come la condanna pubblica del BDS (richiesta n. 5) o l’assegnazione della “supervisione personale” del donatore sugli incarichi di facoltà e sulle decisioni dei programmi (richiesta n. 6). Sono rimasta sorpresa, soprattutto, che mostrassero a me, un membro della facoltà, le loro carte, ponendo fine al gioco. “Posso tenerla?”, chiesi, sapendo che era l’unico dono che la mia università potesse mai ricevere da loro.
Foto: Rebecca “Becky” Benaroya, “una filantropa e un pilastro della comunità di Seattle”, ha donato 5 milioni di dollari per assegnare una cattedra e un programma di studi su Israele presso l’Università di Washington.
Di recente, StandWithUs è emerso come regista nei rapporti sulla decisione dell’Università di Washington di restituire una donazione a una donatorice scontenta. Sei anni fa, Becky Benaroya ha donato 5 milioni di dollari (4,55 milioni di euro) per assegnare una cattedra e un programma di studi su Israele.
Ma dopo che la titolare della cattedra, la professoressa Liora Halperin, ha firmato una dichiarazione critica nei confronti di Israele durante il conflitto su Gaza del maggio 2021, Benaroya si è lamentata con l’Università e, alla fine, ha accettato l’offerta dell’Università di rimborsare la donazione. Un rappresentante di StandWithUs ha accompagnato la novantanovenne Benaroya a diversi incontri di alto livello con funzionari universitari e, secondo quanto riferito, il denaro della donazione sarebbe stato trasferito a StandWithUs.
Sulla scia di questa insolita catena di eventi e della decisione quasi senza precedenti di un’università di rispondere alla pressione dei donatori restituendo una donazione già consegnata, le università di tutto il Paese devono chiedersi di nuovo: quale potere dovrebbero avere i donatori?
La questione non riguarda solo gli studi ebraici o gli studi israeliani. Una marea di donazioni da parte dei miliardari Charles e David Koch (David è morto nel 2019) alle università negli ultimi due decenni ha sollevato interrogativi sull’enorme influenza dei donatori sui programmi e sulle nomine dei docenti e ha persino dato origine a un movimento chiamato “UnKoch My Campus.”
E il programma Brady-Johnson dell’Università di Yale in Grandi Strategie ha fatto notizia lo scorso autunno dopo che i suoi donatori hanno chiesto più potere consultivo, portando il suo Direttore di Facoltà a dimettersi.
Ma poiché gli studi ebraici e gli studi su Israele devono quasi la totalità della loro esistenza alla generosità filantropica di donatori ebrei, la questione delle aspettative dei donatori è particolarmente rilevante per questi campi.
Uno studio del 2003 condotto attraverso l’Institute for Jewish & Community Research (Istituto per la Ricerca Ebraica e Comunitaria) ha rilevato che il 61% delle “mega-donazioni” dei donatori ebrei, del valore di 10 milioni di dollari (9,1 milioni di euro) o più, erano diretti all’istruzione superiore. La piccola frazione di quelle donazioni stanziate a studi ebraici e programmi di studi israeliani ha modellato quei campi.
Nel 2013, l’Association for Jewish Studies (l’Associazione per gli Studi Ebraici) ha riferito che i college e le università del Nord America ospitavano oltre 200 programmi o dipartimenti di studi ebraici e 230 cattedre assegnate.
Per decenni, i donatori di queste cattedre e programmi hanno impiegato strategie persuasive, telefonando, inviando un’e-mail o richiedendo un incontro per esprimere sgomento sugli eventi del campus. Il potere persuasivo dei donatori può essere influente, portando a un’aggiunta dell’ultimo minuto a un seminario o a una dichiarazione pubblica di un funzionario universitario, ma le università hanno anche meccanismi progettati per limitarne la portata.
Gli uffici di sviluppo possono costruire relazioni solide e di fiducia con i donatori, stabilendo anche limiti, precisati negli accordi di donazione, sul loro potere in materia di nomine, programmi e selezione del personale.
Con crescente audacia, tuttavia, organizzazioni come StandWithUs, Campus Watch e Canary Mission, tutte coinvolte nell’attivismo pro-Israele nel campus, stanno esortando i donatori a esercitare il potere coercitivo. In un articolo scritto subito dopo lo scoppio del caso dell’Università di Washington, due consulenti legali di StandWithUs hanno offerto i loro servizi a donatori che potrebbero sentirsi “coinvolti nel finanziamento di professori e programmi anti-israeliani”.
Anni di sforzi per confondere il discorso critico su Israele con l’antisemitismo, per creare liste nere di docenti e studenti presunti antisionisti e per avviare azioni legali con poche probabilità di successo ma con un’alta probabilità di generare discredito per le università hanno gettato le basi per questo tentativo di spingere i donatori filo-israeliani a esercitare un forte potere sui campus universitari.
Gli eventi all’Università di Washington offrono un esempio di ciò che queste organizzazioni hanno in mente. Quando le tecniche di potere persuasivo hanno fallito, StandWithUs ha aiutata la donatrice a trovare una via d’uscita per convertire il suo potere persuasivo in una forma di potere coercitivo.
L’accordo sulla donazione che Benoraya ha firmato con l’Università di Washington prevedeva che per “mutuo consenso” le due parti potessero introdurre modifiche; ma da nessuna parte prevedeva che l’università rimborsasse la donazione in caso di trattative difficili o fallite.
E certamente non è stato condizionato dal tipo di disposizioni: divieti contro oratori antisionisti o potere sulle decisioni di assunzione, elencate nella lista di StandWithUs che il potenziale donatore mi aveva consegnato.
L’Università di Washington sembra aver violato i suoi doveri fiduciari
Con la sua decisione di rimborsare volontariamente la dotazione, l’Università sembra aver violato i suoi doveri fiduciari di portare avanti la sua missione consentendo effettivamente alla donatrice di bloccare la ricerca e la programmazione e privare un membro della Facoltà della cattedra assegnatagli. Dichiarazioni recenti dell’Università indicano che sta lavorando per rimediare a queste azioni con fondi propri e nuovi sforzi di raccolta fondi, sebbene i dettagli pubblici rimangano sconosciuti.
In modo più concreto, grazie alle azioni estremamente insolite dell’Università di Washington, StandWithUs ha in tasca 5 milioni di dollari in più con cui condurre la sua battaglia per il potere decisionale sulle università. Facilitando il trasferimento della donazione a StandWithUs, i fondi originariamente designati per ampie discussioni accademiche su “Israele in Medio Oriente e oltre” ora rafforzeranno gli sforzi di un’organizzazione politica per disciplinare e controllare la libera ricerca nelle università.
La dipendenza degli studi ebraici e israeliani dal sostegno filantropico li ha messi in una posizione invidiabilmente forte, sebbene spesso complicata. Soprattutto quando le università, di fronte a una diminuzione del sostegno pubblico, avviano politiche di austerità e tagliano programmi costosi, questi programmi sono sopravvissuti grazie alle loro donazioni e ai loro donatori.
E anche se rispondere alle pressioni della comunità può essere complesso, non è necessario che sia minaccioso o pregiudiziale. Di fatto, può essere rinvigorente parlare a comunità che si preoccupano, che hanno un reale interesse nella ricerca e nella sua interpretazione.
Ma quando organizzazioni o donatori esterni tentano di trasformare lo scambio produttivo di idee tra studiosi e comunità in un tentativo di potere coercitivo per punire gli studiosi e limitare la conoscenza, le università non possono permettersi di guardare dall’altra parte o piegarsi. Nessuna donazione, data o negata, vale la pena cedere questo tipo di potere. La posta in gioco è semplicemente troppo alta.
Lila Corwin Berman è professoressa di storia ebraica all’Università Temple e autrice di The American Jewish Philanthropic Complex: The History of a Multibillion-Dollar Institution (Il Polo Filantropico Ebraico Americano: La Storia di un’Istituzione Multimiliardaria – 2020).
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."