Associazioni per i diritti umani criticano la sentenza israeliana che consente di radere al suolo i villaggi palestinesi

Articolo pubblicato originariamente da Aljazeera

Masafe Yatta

Un manifestante palestinese tra i soldati delle forze israeliane [File: Mussa Qawasma/Reuters]

La corte suprema israeliana respinge la petizione contro l’espulsione dei residenti palestinesi dai villaggi della Cisgiordania.

Le ONG per i diritti umani hanno denunciato la decisione del tribunale israeliano che autorizza l’esercito ad espellere con la forza le comunità beduine palestinesi a Masafer Yatta, un’area nella Cisgiordania occupata meridionale.

Giovedì, l’organizzazione israeliana  B’Tselem ha invitato la comunità internazionale a impedire che avvenga quello che sarebbe uno dei più grandi trasferimenti forzati dei palestinesi negli ultimi decenni.

L’appello è arrivato il giorno dopo che l’Alta corte israeliana ha respinto una petizione contro il trasferimento di oltre 1.000 palestinesi che risiedono nell’area.

“I giudici hanno così dimostrato ancora una volta che i palestinesi non possono aspettarsi giustizia dalla corte dell’occupante”, ha affermato l’associazione per i diritti umani in una nota.

“La decisione, intrecciando interpretazioni legali infondate con fatti decontestualizzati, chiarisce che non c’è reato per cui i giudici di alta corte non troveranno il modo di legittimare”.

Il Norwegian Refugee Council (NRC) ha descritto la situazione  come “pericolosa”.

“Il danno che questa decisione infliggerà alle proprietà dei palestinesi e alla fonte del loro sostentamento è gravissimo. Queste famiglie palestinesi potrebbero rimanere senza casa dall’oggi al domani, senza un posto dove andare”, ha dichiarato giovedì Caroline Ort, direttrice nazionale dell’NRC per la Palestina.

“Questo è un passo pericoloso che deve essere invertito. Se proseguito, costituirebbe una violazione del diritto internazionale che vieta a Israele, in quanto potenza occupante, di trasferire membri della popolazione occupata dalle loro aree contro la loro volontà”, ha aggiunto Ort.

Masafer Yatta si estende per circa 36 km  ed è costituito  da 19 villaggi palestinesi che ospitano più di 2.000 persone.

Negli anni ’80 l’esercito israeliano ha destinato parte dell’area a zona militare  per l’addestramento  e “hanno cercato di rimuovere le comunità su questa pretesto”, secondo le Nazioni Unite.

Nella sua sentenza la Corte ha affermato che i residenti palestinesi non erano residenti permanenti nell’area quando l’esercito israeliano l’ha dichiarata per la prima volta  zona militare.

Il sindaco di Masafer Yatta, Nidal Younes, ha dichiarato all’agenzia stampa palestinese Wafa che la Corte ha ignorato tutte le prove fornite dalle famiglie della zona che attestano la loro residenza lì prima degli anni ’80.

L’Associazione per i diritti civili in Israele (ACRI) ha affermato che il verdetto avrebbe ” conseguenze senza precedenti “.

Appello alla comunità internazionale

A volte, i residenti di Masafer Yatta sono stati costretti a lasciare temporaneamente le loro case durante l’addestramento militare per giorni interi. Secondo il diritto internazionale, è vietato utilizzare un territorio occupato per uno scopo che serve solo all’occupante e non alla popolazione occupata.

Il diritto internazionale vieta anche del tutto il trasferimento forzato di una popolazione occupata.

Le autorità israeliane hanno minacciato le comunità di Masafer Yatta con ordini di demolizione delle case adducendo il pretesto che non hanno i permessi di costruzione corretti, che secondo i palestinesi sono impossibili da ottenere.

Funzionari dell’amministrazione civile, la divisione dell’esercito israeliano che amministra la Cisgiordania, accompagnati da soldati e polizia di frontiera muniti di bulldozer, hanno bloccato tentativi di costruzione o di collegamento alle infrastrutture da parte delle comunità beduine.

La Cisgiordania è stata divisa nelle aree A, B e C come parte degli Accordi di Oslo del 1993. Israele mantiene il controllo militare totale dell’Area C mentre all’Autorità Palestinese (AP) sono stati concessi poteri limitati per governare le Aree A e B.

Masafer Yatta rientra nell’Area C, che comprende il 60 per cento della Cisgiordania e che l’Amministrazione Civile, il braccio dell’esercito israeliano che governa i Territori Occupati, riserva in gran parte a beneficio dei coloni israeliani.

Le autorità israeliane hanno anche espropriato migliaia di dunum di terra palestinese per stabilire illegalmente insediamenti e avamposti, tra cui Ma’on e Havat Ma’on, i cui residenti hanno compiuto attacchi contro le comunità palestinesi.

All’inizio di quest’anno, Amnesty International e Human Rights Watch hanno affermato che Israele sta applicando un sistema di apartheid contro i palestinesi nei Territori Palestinesi Occupati.

Dalla sua fondazione nel 1948, Israele ha perseguito una politica volta a stabilire e mantenere una “maggioranza demografica ebraica”, ha affermato Amnesty. Israele esercita anche il pieno controllo sulla terra e sulle risorse a beneficio degli ebrei israeliani, compresi quelli degli insediamenti illegali .

Israele ha destinato circa il 18 per cento della Cisgiordania, o metà dell’Area C, a zone  militari, a cui si può accedere solo con un permesso speciale dall’esercito.

Nonostante il divieto, ci sono 38 piccole comunità palestinesi – 12 delle quali a Masafer Yatta – che ospitano oltre 6.200 palestinesi.

“La comunità internazionale deve impedire a Israele il trasferimento forzato delle comunità di Masafer Yatta e assicurarsi, se questo crimine dovesse essere commesso, che i responsabili – compresi i ministri del governo, le alte sfere dell’esercito e i giudici della Corte Suprema – siano ritenuti responsabili, ” ha dichiarato B’Tselem.

FONTE : AL JAZEERA

 

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