Articolo pubblicato originariamente su Euromed Monitor. Traduzione a cura di Zona Grigia
Il Progetto israeliano nella Striscia di Gaza ha raggiunto la sua fase più rivelatrice e pericolosa. Israele non nasconde più la sua intenzione di Sfollare Forzatamente i palestinesi dalla loro Patria: ora annuncia questo Piano più apertamente che mai, attraverso la retorica ufficiale ai massimi livelli. Attraverso azioni sul campo e misure istituzionali volte a riformulare il Crimine come “migrazione volontaria”, Israele ha tentato di attuare la sua Campagna di Sfollamento sfruttando il silenzio pressoché totale della comunità internazionale, che ha permesso la continuazione del Crimine e l’impunità israeliana nonostante la natura senza precedenti del primo Genocidio dell’Umanità trasmesso in diretta.
Israele sta ora tentando di portare a termine la fase finale del suo Crimine e il suo obiettivo originario: l’Espulsione di Massa dei palestinesi dalla Palestina, in particolare dalla Striscia di Gaza. Per un anno e mezzo, Israele ha compiuto Atti di Genocidio, uccidendo e ferendo centinaia di migliaia di persone, distruggendo intere città, smantellando le infrastrutture della Striscia e sfollando sistematicamente la sua popolazione all’interno dell’enclave. Queste azioni mirano a eliminare il popolo palestinese come comunità e come presenza collettiva.
Gli attuali piani di sfollamento forzato sono un’estensione diretta del Progetto Coloniale di Insediamento di lunga data di Israele, volto a cancellare l’esistenza palestinese e appropriarsi di terre. Ciò che contraddistingue questa fase è la sua portata e Brutalità senza precedenti: Israele sta prendendo di mira oltre due milioni di persone che hanno subito un Genocidio su vasta scala e sono state private persino dei più elementari diritti umani, in condizioni coercitive e Disumane che rendono impossibile qualsiasi tipo di vita normale. L’obiettivo deliberato di Israele è quello di spingere i palestinesi ad andarsene, rendendolo il loro unico mezzo di sopravvivenza.
Dopo essere riuscito a svelare i deboli principi del Diritto Internazionale, come la protezione dei civili basata sulla loro percepita Superiorità Razziale o sulla sua assenza, Israele sta ora rimodellando ancora una volta la narrazione. Armato di una forza schiacciante e incoraggiato dall’abbandono delle responsabilità legali e morali da parte della comunità internazionale, Israele cerca di descrivere l’Espulsione di Massa dei palestinesi come “migrazione volontaria”. Questo è un palese tentativo di ribattezzare la Pulizia Etnica e lo sfollamento forzato usando un linguaggio disonesto, come “considerazioni umanitarie” e “scelta individuale”, ed è in aperta contraddizione con i fatti giuridici e la realtà sul campo.
Lo sfollamento forzato è un Crimine a sé stante ai sensi del Diritto Internazionale. Comporta l’allontanamento di individui dalle aree in cui risiedono legalmente, ricorrendo alla forza, alle minacce o ad altre forme di coercizione, senza una valida giustificazione legale.
La coercizione, nel contesto del Genocidio israeliano nella Striscia di Gaza, va oltre la forza militare. Include la creazione di condizioni insopportabili che rendono praticamente impossibile o potenzialmente letale rimanere nella propria abitazione. Un ambiente coercitivo include la paura di violenza, persecuzione, arresto, intimidazione, fame o altre forme di disagio che privano gli individui del loro libero arbitrio e li costringono a fuggire.
“Israele ha già commesso il Crimine di Sfollamento Forzato contro la popolazione di Gaza”, ha dichiarato Lima Bustami, Direttore del Dipartimento Legale dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo, “avendo costretto la popolazione a sfollare internamente senza fondamento giuridico e in condizioni che violano le eccezioni del Diritto Internazionale, che consentono l’evacuazione solo temporaneamente e in caso di impellente necessità militare, garantendo al contempo aree sicure con livelli minimi di dignità umana.
Nessuno di questi criteri è stato rispettato. Di fatto, Israele ha utilizzato questo modello diffuso e ripetuto di sfollamento come Strumento di Genocidio, mirato a distruggere e sottoporre la popolazione a condizioni di vita mortali”.
Ha aggiunto: “Sebbene gli elementi legali del Crimine siano già stati compiuti, Israele lo sta ulteriormente intensificando a un livello più letale contro il popolo palestinese, manifestando la sua Visione Coloniale di Espulsione e Sostituzione. Ora sta tentando di far passare la seconda fase dello Sfollamento Forzato, ovvero oltre i confini di Gaza, come ‘migrazione volontaria’: un palese inganno che solo una comunità internazionale complice, una comunità che sceglie il silenzio anziché assumersi le proprie responsabilità, accetterebbe”.
Oggi, la popolazione della Striscia di Gaza sopporta condizioni catastrofiche senza precedenti nella storia recente. Israele ha cancellato ogni forma di vita normale; non c’è elettricità né infrastrutture, non ci sono case, servizi essenziali, sistemi sanitari o educativi funzionanti e servizi di acqua potabile. Circa 2,3 milioni di palestinesi sono confinati in meno del 34% dei 365 chilometri quadrati della Striscia. Circa il 66% del territorio è stato trasformato in cosiddette “zone cuscinetto”, ovvero aree completamente interdette ai palestinesi e/o spopolate forzatamente a causa dei bombardamenti israeliani e degli ordini di sfollamento.
La maggior parte della popolazione vive ora in tendopoli fatiscenti, in mezzo alla diffusione di Carestie, malattie ed epidemie e all’accumulo di rifiuti: condizioni sintomatiche del collasso quasi totale del sistema umanitario. Israele continua a bloccare sistematicamente l’ingresso di cibo, medicine e carburante; a distruggere tutti i mezzi di sopravvivenza rimasti; e a ostacolare qualsiasi sforzo volto alla ricostruzione o al ripristino anche delle condizioni minime per una vita sana.
Queste condizioni non sono il risultato di una catastrofe naturale; piuttosto, sono state deliberatamente progettate da Israele come strumento coercitivo per costringere la popolazione ad abbandonare la Striscia di Gaza. L’assenza di una reale alternativa volontaria per i palestinesi nell’enclave rende questa situazione un caso emblematico di Trasferimento Forzato, come definito dal Diritto Internazionale e affermato dalla giurisprudenza in materia.
“Sebbene i trasferimenti di popolazione possano essere consentiti in determinati contesti umanitari dal Diritto Internazionale, qualsiasi giustificazione del genere decade se la crisi umanitaria è la conseguenza diretta di atti illeciti commessi dalla stessa parte che impone il trasferimento”, secondo Bustami. “È inammissibile ricorrere allo Sfollamento Forzato come risposta a un disastro da essi stessi creato, un principio chiaramente sostenuto dai tribunali internazionali, in particolare dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia”.
Inquadrare questa realtà imposta come una migrazione “volontaria” e un’opzione che non solo costituisce una grave distorsione della verità, ma mina anche i fondamenti giuridici del sistema internazionale, erode il principio di responsabilità e trasforma l’impunità da un fallimento della giustizia in un meccanismo deliberato per perpetuare gravi Crimini e consolidarne le conseguenze.
Le ripetute dichiarazioni pubbliche dei più alti livelli della dirigenza politica e di sicurezza di Israele si sono intensificate nell’ultimo anno e mezzo, rivelando un chiaro e coordinato intento di sfollare la popolazione della Striscia di Gaza. Nel palese tentativo di imporre una trasformazione demografica al servizio della Pianificazione Coloniale di Israele, alti funzionari israeliani, tra cui il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, hanno pubblicamente chiesto l’espulsione dei palestinesi dalla Striscia e l’insediamento di ebrei israeliani al loro posto.
Netanyahu ha espresso pieno sostegno nel febbraio 2025 al piano del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di reinsediare i palestinesi al di fuori della Striscia di Gaza, descrivendolo come “l’unica soluzione praticabile per consentire un futuro diverso” per la Regione. Analogamente, Smotrich ha annunciato a marzo che il governo israeliano avrebbe sostenuto l’istituzione di una nuova “autorità per le migrazioni” per coordinare quella che ha definito una “massiccia operazione logistica” per rimuovere i palestinesi dalla Striscia. Ben-Gvir, nel frattempo, ha apertamente sostenuto l’incoraggiamento alla “migrazione volontaria” insieme agli appelli per il reinsediamento degli ebrei israeliani nel territorio.
La decisione del 23 marzo del Gabinetto di Sicurezza israeliano di istituire una direzione dedicata all’interno del Ministero della Difesa per gestire quello che definisce il “ricollocamento volontario” dei residenti della Striscia di Gaza verso Paesi terzi, dimostra che questo spostamento non è un sottoprodotto della distruzione o della retorica politica, ma una politica ufficiale. Questa politica viene attuata attraverso meccanismi istituzionali, diretti dall’interno dell’apparato di sicurezza israeliano, con pieni poteri operativi, strutture esecutive e obiettivi strategici.
La dichiarazione dell’attuale Ministro della Difesa Israel Katz sulla nuova direzione ha confermato che essa “preparerà e consentirà un passaggio sicuro e controllato dei residenti di Gaza in vista della loro partenza volontaria verso Paesi terzi, garantendo la sicurezza degli spostamenti, definendo percorsi di spostamento, controllando i pedoni ai valichi di frontiera designati nella Striscia di Gaza, nonché coordinando la fornitura di infrastrutture che consentano il passaggio via terra, mare e aria verso i Paesi di destinazione”.
Il vero pericolo dell’istituzione di una tale direzione non risiede solo nell’istituzionalizzazione del Trasferimento Forzato, ma nella nuova realtà giuridica e politica che cerca di imporre. Riqualifica lo sfollamento come un servizio amministrativo “facoltativo”, privando i civili della capacità di prendere decisioni libere e informate, mascherando così un Crimine di Guerra sotto una parvenza di legittimità burocratica.
Qualsiasi partenza dalla Striscia di Gaza nelle circostanze attuali non può essere considerata “volontaria”, ma costituisce piuttosto, in termini legali, un trasferimento forzato, severamente vietato dal Diritto Internazionale. Tutti gli individui costretti a lasciare la Striscia mantengono il loro inalienabile diritto a tornare alla propria terra e alle proprie proprietà immediatamente e incondizionatamente.
Hanno inoltre il pieno diritto di chiedere un risarcimento per tutti i danni e le perdite subiti a seguito di Crimini e violazioni dei diritti israeliani, tra cui la distruzione di abitazioni e proprietà, i danni fisici e psicologici, la violazione della Dignità Umana e la negazione dei mezzi di sussistenza e dei diritti fondamentali.
In virtù dei suoi obblighi di Potenza Occupante responsabile della protezione della popolazione civile, a Israele è vietato Trasferire Forzatamente i palestinesi e ha la piena responsabilità giuridica di garantire la loro protezione da questo Crimine. Le norme del Diritto Internazionale, in particolare il Diritto Internazionale Consuetudinario e le Convenzioni di Ginevra, impongono a tutti gli Stati di non riconoscere alcuna situazione derivante dal Crimine di Trasferimento Forzato e di considerarlo nullo e privo di valore. Gli Stati sono inoltre tenuti a negare qualsiasi sostegno materiale, politico e diplomatico che contribuirebbe al consolidamento di tale situazione.
La responsabilità internazionale va oltre il mero mancato riconoscimento. Include l’obbligo giuridico per gli Stati di adottare misure urgenti ed efficaci per porre fine al Crimine, assicurare i responsabili alle loro responsabilità e fornire risarcimento alle vittime. Ciò include garantire il ritorno volontario e sicuro di tutti gli sfollati dalla Striscia di Gaza e fornire un pieno risarcimento per i danni e le violazioni subiti. Qualsiasi inazione in tal senso costituisce una violazione diretta del Diritto Internazionale e una complicità che potrebbe esporre gli Stati a responsabilità legali.
La comunità internazionale deve andare oltre il silenzio assordante e abbandonare le meschine condanne retoriche, che sono diventate la massima risposta che osa dare di fronte al Genocidio che si sta svolgendo davanti ai suoi occhi. Deve agire rapidamente ed efficacemente per fermare il Progetto Israeliano di Sfollamento di Massa nella Striscia di Gaza e impedire che diventi una realtà consolidata. Questa azione deve basarsi sulle norme giuridiche internazionali, sull’impegno per la giustizia e la responsabilità e su un onesto riconoscimento della causa strutturale principale di questi Crimini: la presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967.
Appoggiare o tacere sui piani israeliani di trasferire forzatamente i palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza non solo scagiona Israele, ma lo ricompensa per la sua condotta illegale, garantendogli i vantaggi ottenuti attraverso Uccisioni di Massa, Distruzione, Embargo e Carestia. Non si tratta semplicemente di una serie di Crimini di Guerra o Crimini contro l’Umanità: incarna la definizione giuridica di Genocidio, come stabilito dalla Convenzione sul Genocidio del 1948 e dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.
Tutti gli Stati, individualmente e collettivamente, devono rispettare i propri obblighi legali e adottare tutte le misure necessarie per porre fine al Genocidio israeliano nella Striscia di Gaza. Ciò include l’adozione di misure immediate ed efficaci per proteggere i civili palestinesi e impedire l’attuazione del Crimine di Trasferimento Forzato commesso da Stati Uniti e Israele, che minaccia apertamente la popolazione della Striscia.
La comunità internazionale deve imporre sanzioni economiche, diplomatiche e militari a Israele per le sue sistematiche e gravi violazioni del Diritto Internazionale. Ciò include il blocco delle importazioni ed esportazioni di armi; la cessazione di ogni forma di sostegno politico, finanziario e militare; il congelamento dei beni finanziari dei funzionari coinvolti in Crimini contro i palestinesi; l’imposizione di divieti di viaggio; e la sospensione dei privilegi commerciali e degli accordi bilaterali che offrono a Israele vantaggi economici che sostengono la sua capacità di commettere ulteriori Crimini.
Gli Stati devono inoltre ritenere responsabili i governi complici, primi tra tutti gli Stati Uniti, per il loro ruolo nel consentire i Crimini israeliani attraverso varie forme di sostegno, tra cui la cooperazione militare e di spionaggio, gli aiuti finanziari e il sostegno politico o legale.
La Pulizia Etnica e il Genocidio in atto nella Striscia di Gaza non sarebbero possibili senza la decennale presenza Coloniale illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati. Questa è la causa strutturale principale della violenza, dell’oppressione e della distruzione nell’enclave assediata. Qualsiasi risposta significativa all’intensificazione della crisi nella Striscia deve iniziare con lo smantellamento di questa realtà Coloniale, il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e la garanzia della sua libertà e sovranità sul territorio nazionale.
Poiché Israele e i suoi alleati devono essere obbligati a rispettare la legge, l’intervento internazionale è l’unica via per porre fine al Genocidio, bloccare ogni forma di Trasferimento Forzato individuale e collettivo, smantellare il Regime di Apartheid e stabilire un quadro credibile per la giustizia, la responsabilità e la tutela della Dignità Umana.
Traduzione: La Zona Grigia
Fonte:
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."