Articolo pubblicato originariamente su Middle East Eye. Traduzione a cura di Veronica Bianchini per Bocche Scucite
Foto di copertina: Una nave da carico presso il porto di Haifa, nel nord di Israele, l’8 ottobre 2024 (Jack Guez/AFP)
Di Oscar Rickett
Le portacontainer della Maersk identificate dalla campagna “No Harbour for Genocide” (“Nessun porto per il genocidio”) tra le navi che alimentano il genocidio a Gaza
Una coalizione di gruppi di attivisti ha diffuso un elenco di 36 navi che hanno sistematicamente rifornito Israele di armi e carburante nel corso del genocidio che sta commettendo a Gaza.
La lista nera, diffusa dalla campagna “Nessun porto per il genocidio” (“No Harbour for Genocide), è stata stilata per favorire la realizzazione di un “embargo di iniziativa popolare” contro le navi e le società che rendono possibile il genocidio. Visionato per la prima volta da Middle East Eye, l’elenco comprende le navi portacontainer della Maersk che hanno trasportato materiale militare e merci di esportazione per conto degli insediamenti israeliani attraverso l’Atlantico nell’ambito di un programma marittimo degli Stati Uniti.
Una flotta di navi gestita dal gigante danese del trasporto marittimo ha navigato con bandiera degli Stati Uniti e di Hong Kong nell’ambito di un programma dell’agenzia federale degli Stati Uniti MARAD (Amministrazione marittima del Dipartimento dei Trasporti). Il Dipartimento dei Trasporti descrive così la missione della MARAD: “Favorire, promuovere e sviluppare l’industria marittima degli Stati Uniti per soddisfare le esigenze economiche e di sicurezza della nazione”.
A giugno la Maersk ha annunciato di voler disinvestire dalle società legate agli insediamenti illegali israeliani nella Cisgiordania occupata.
“Nessun porto per il genocidio”, guidata da Global Energy Embargo for Palestine – GEEP (Embargo energetico globale per la Palestina), Progressive International e dal Comitato Nazionale BDS, ha concepito l’elenco delle imbarcazioni come un raccolta dati di pubblico accesso supportata da evidenze.
La lista nera contiene il nome delle navi, il numero di identificazione (IMO), le società che le gestiscono e le bandiere sotto cui navigano. Sono inoltre presenti collegamenti a piattaforme di tracciamento in tempo reale che mostrano all’utente la posizione in cui si trovano “le navi che trasportano il genocidio”.
“C’è una catena di approvvigionamento che alimenta il genocidio, l’apartheid e l’occupazione illegale”, ha affermato un portavoce di Global Energy Embargo for Palestine.
“Che si tratti di energia, attrezzature militari o prodotti a duplice uso, questi materiali vengono esportati e importati attraverso rotte commerciali marittime su navi complici del genocidio commesso da Israele a Gaza e dell’occupazione illegale israeliana della Palestina”.
“Nessun porto per il genocidio” ha dichiarato che la lista nera, scaricabile dal sito internet della campagna, è il “frutto di mesi di ricerche approfondite e del monitoraggio delle imbarcazioni che risultano alimentare costantemente il genocidio, l’apartheid e l’occupazione illegale della Palestina da parte di Israele”.
Carburante esportato dal Texas a Israele
Oltre alle navi della Maersk coinvolte nel programma della MARAD, “Nessun porto per il genocidio” ha identificato altre portacontainer gestite dal colosso danese, come Maersk Norfolk e Nexoe Maersk, che garantiscono alcune linee approvvigionamento nel Mediterraneo.
Sono inoltre presenti nell’elenco la Overseas Santorini e la Overseas Sun Coast, due petroliere battenti bandiera statunitense che, come è stato appurato, forniscono carburante per aerei e prodotti petrolchimici essenziali per le operazioni militari israeliane.
Tali petroliere sono gestite dalla Overseas Shipholding Group, che ha sede negli Stati Uniti.
In un solo viaggio, la Overseas Santorini trasporta circa 300.000 barili di carburante militare, caricati presso la raffineria di petrolio Bill Greehey di Corpus Christi, in Texas, e trasportati fino al porto di Ashkelon a Israele. Il carburante per aerei è stato utilizzato dai caccia F16 e F35 dell’aeronautica militare israeliana per bombardare Gaza in questi mesi.
Dal 2014, la Overseas Santorini e la Overseas Sun Coast effettuano viaggi regolari verso Israele, rifornendo l’esercito del Paese di carburante per aerei della Valero Energy, nell’ambito di un contratto del governo statunitense con Israele. Il carburante JP-8 solitamente viene trasportato lungo una rotta marittima che prevede scali alle Bahamas, ad Algeciras, nel sud della Spagna, e a Limassol, a Cipro. L’anno scorso “Nessun porto per il genocidio” ha lanciato una campagna per bloccare la Overseas Santorini.
“Carico di morte”
Tra le navi cargo generiche, che trasportano attrezzature militari nell’ambito del programma della MARAD, si trovano anche le navi mercantili battenti bandiera statunitense Sagamore, Ocean Freedom, Ocean Giant e Ocean Grand, che operano lungo rotte collegate agli Stati Uniti e alla NATO.
Anche navi più piccole gestite da società europee, come la Danica Violet, la Danica Sunrise (Danimarca) e la HC Opal/BHG Fortune (Liberia), trasportano attrezzature militari verso Israele, ma non fanno parte del programma della MARAD
Navi che operano dalla Grecia e dalla Gran Bretgna, inoltre, hanno consegnato carichi di carbone a Israele, mentre petroliere, anch’esse gestite principalmente da società greche, vi hanno trasportato petrolio greggio.
A luglio, i lavoratori portuali greci del porto del Pireo hanno dichiarato che si sarebbero rifiutati di scaricare la Ever Golden, una nave portacontainer che trasportava acciaio militare verso Israele, al suo arrivo in Grecia. “Non scaricheremo un solo grammo di questo carico di morte”, ha dichiarato allora Enedep, il sindacato dei lavoratori portuali della città portuale di Atene.
Azioni di resistenza simili hanno avuto luogo nei porti di tutta Europa, compresi Marsiglia e Genova. I lavoratori portuali italiani hanno dichiarato di non voler essere «complici del genocidio che continua a Gaza».
All’inizio di questa settimana, un sindacalista portuale di Genova ha minacciato di “bloccare tutta l’Europa” e di bloccare tutti i carichi destinati a Israele se fossero state interrotte le comunicazioni con l’ultima flottiglia di aiuti diretta a Gaza.
“Il genocidio di Israele a Gaza è alimentato da armi, carburante ed energia trasportati via mare ogni singolo giorno”, ha affermato un portavoce di No Harbour for Genocide.
“Abbiamo iniziato bloccando una petroliera, la Overseas Santorini. Ora stiamo elaborando una strategia coordinata per fermare l’intera flotta del genocidio. La lista nera è uno strumento capace di fornire in tempo reale a sindacati, team legali e attivisti i mezzi per imporre un embargo di iniziativa popolare. Niente carburante. Niente armi. Nessun porto per il genocidio”.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."