Articolo pubblicato originariamente su +972 Magazine. Traduzione a cura di Beniamino Rocchetto. Foto di copertina: Soldati israeliani della 210esima Divisione dell’esercito visti in territorio siriano. (Unità portavoce IDF)
Con l’esercito israeliano che avanza in Siria dopo la caduta di Assad, un gruppo che promuove gli insediamenti in Libano sta guardando verso Est.
Di Illy Pe’ery
A poche ore dalla caduta del Regime di Assad, le forze israeliane si stavano già spingendo in territorio siriano, conquistando il versante siriano del Monte Hermon/Jabal A-Shaykh e la zona cuscinetto tra la Siria e le Alture del Golan Occupate da Israele da oltre mezzo secolo. Ma l’esercito non è stato l’unico a reagire rapidamente; così come il movimento dei coloni israeliani.
“Dobbiamo conquistare e distruggere. Il più possibile e il più rapidamente possibile”, ha scritto un membro di Uri Tsafon, un gruppo fondato all’inizio di quest’anno per promuovere l’insediamento israeliano nel Libano meridionale, nel gruppo di messaggistica WhatsApp dell’organizzazione. “Dobbiamo verificare, in base alle nuove leggi in Siria, se agli israeliani è consentito investire nel settore immobiliare e iniziare ad acquistare terreni lì”, ha scritto un altro membro. In un altro gruppo di messaggistica WhatsApp di coloni, i membri hanno condiviso mappe della Siria e hanno cercato di identificare potenziali aree per l’insediamento.
Il movimento Nachala, guidato da Daniella Weiss, che negli ultimi mesi ha guidato gli sforzi per il reinsediamento di Gaza, ha espresso un sentimento simile in un post su Facebook: “Chiunque pensi ancora che sia possibile lasciare il nostro destino nelle mani di un attore straniero, rinuncia alla sicurezza di Israele!” ha affermato. “L’insediamento ebraico è l’unica cosa che porterà stabilità e sicurezza regionale per lo Stato di Israele, insieme a un’economia stabile, resilienza nazionale e deterrenza.
“A Gaza, in Libano, in tutte le Alture del Golan, incluso l’Altopiano siriano, e in tutto il Monte Hermon”, ha aggiunto, allegando una mappa biblica intitolata “I confini di Abramo”, in cui il territorio di Israele comprende l’intero Libano e gran parte della Siria e dell’Iraq.
Non si tratta di semplici chiacchiere; questi gruppi fanno sul serio. Nachala ha già mappato dove intende costruire nuovi insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza e afferma che più di 700 famiglie si sono impegnate a trasferirsi quando si presenterà l’opportunità (la stessa Daniella Weiss è già stata a Gaza con una scorta militare per esplorare potenziali posizioni). E la scorsa settimana, Uri Tsafon, che ha aspettato il suo momento nell’ultimo anno, ha fatto il suo primo tentativo di accaparramento di terre nel Libano meridionale, dove i soldati israeliani sono ancora presenti dopo l’accordo di cessate il fuoco.
Il 5 dicembre, il fondatore del gruppo, Amos Azaria, professore di informatica all’Università di Ariel nella Cisgiordania Occupata, ha attraversato il confine con il Libano insieme a sei famiglie nel tentativo di stabilire un avamposto. Hanno raggiunto l’area di Maroun A-Ras, circa due chilometri nel territorio libanese, e hanno piantato alberi di cedro in memoria di un soldato israeliano caduto in battaglia in Libano due mesi fa. Sono passate diverse ore prima che l’esercito israeliano li facesse sgomberare e li costringesse a tornare in Israele. In risposta alla richiesta di commento della rivista online indipendente The Hottest Place in Hell (Il Posto più Caldo dell’Inferno) su questo episodio, la polizia israeliana ha affermato che secondo l’esercito, nessun civile israeliano era entrato in Libano.
Già a giugno, alla “Prima Conferenza sul Libano” di Uri Tsafon, tenutasi su Zoom, i membri parlavano di Colonizzare la Siria. Il dottor Hagi Ben Artzi, cognato di Benjamin Netanyahu e membro del gruppo, ha detto ai partecipanti che i confini di Israele dovrebbero essere quelli promessi al popolo ebraico in epoca biblica: “Non vogliamo nemmeno un metro oltre il fiume Eufrate. Siamo umili. Ma ciò che ci è stato promesso, dobbiamo averlo”.
E con la caduta del Regime di Assad e l’avanzata delle truppe israeliane nel territorio siriano, erano ansiosi di cogliere l’opportunità. “Abbiamo chiesto al governo di conquistare quanto più possibile di quello che era territorio siriano”, ha detto Azaria ala rivista. “I ribelli sono esattamente gli stessi di Hamas. Forse questo è un buon modo per presentare questa situazione, ma alla fine sono Sunniti che troveranno il nemico comune, che siamo noi. Dobbiamo fare il più possibile ora, finché possiamo”.
L’11 dicembre, un piccolo gruppo di coloni israeliani ha affermato di aver attraversato un’area del territorio siriano ora sotto il controllo militare israeliano, dove si sono filmati mentre pregavano. L’esercito israeliano non ha ancora risposto alla richiesta di commentare questo episodio.
“LA COSA PIÙ IMPORTANTE È ESSERE DALL’ALTRA PARTE DEL CONFINE”
Uri Tsafon prende il suo nome da un versetto biblico che invita a: “Risvegliati, o Nord”. Il suo sito web descrive il Libano come “uno Stato che non esiste o non funziona realmente” e afferma che la vera distesa della Galilea settentrionale di Israele si estende fino al fiume Litani del Libano, che le forze israeliane avevano raggiunto proprio quando il recente accordo di cessate il fuoco era entrato in vigore, avendo costretto decine di migliaia di residenti dei villaggi del Libano meridionale a spostarsi.
“Abbiamo iniziato con attività più tranquille”, ha detto Azaria. “Abbiamo chiesto al governo e all’esercito di andare in guerra nel Nord, e siamo andati al Monte Meron sotto la base dell’aeronautica e abbiamo fatto una ricognizione verso il Libano”.
Ma il tentativo della scorsa settimana di stabilire un avamposto nel Libano meridionale ha segnato l’ingresso del gruppo in una nuova fase di attività che mira a forzare la mano del governo. “L’obiettivo era ed è ancora quello di stabilire un insediamento in Libano”, ha detto Azaria. “Non stiamo aspettando che lo Stato ci dica ‘Vieni’, stiamo lavorando per farlo accadere”.
Secondo Azaria, il movimento vanta già migliaia di membri “che sono molto ansiosi e interessati” alle sue attività. L’azione della scorsa settimana non è stata pubblicizzata in anticipo, perché “l’esercito ci avrebbe bloccato e non ci avrebbe permesso di entrare”. E di certo non hanno incontrato molta resistenza: “Il cancello era aperto e siamo semplicemente entrati”, ha detto.
Azaria non è preoccupato che non ci siano riusciti; di fatto, vede il loro sfratto come il primo passo di un piano d’azione a lungo termine che ha caratterizzato il Movimento dei Coloni sin dal suo inizio, più di mezzo secolo fa.
“La prima volta che veniamo sfrattati, ce ne andiamo”, ha spiegato. “La seconda volta, restiamo più a lungo. La terza volta, restiamo la notte. È così che continueremo finché non ci sarà un insediamento. All’inizio, l’esercito lo demolisce, e poi si raggiunge un accordo che ci sarà un insediamento, e basta. Nel frattempo, iniziamo a lavorare al prossimo insediamento. Potrebbe non essere realistico che lo Stato permetta la costruzione di un insediamento, ma ciò non significa che lo Stato debba demolire una comunità che abbiamo costruito.
“Nella prima fase, ci insedieremo dove possiamo”, ha continuato. “Non c’è interesse per una posizione specifica; la cosa più importante è essere dall’altra parte del confine. Dobbiamo sfidare il limite del confine che è stato stabilito da Francia e Inghilterra 100 anni fa. Vivremo sul confine libanese, se Dio vuole, e se saremo lì, il confine si sposterà a Nord e l’esercito lo proteggerà.
“Così come l’esercito sta combattendo sia a Gaza che al Nord, è lo stesso con gli insediamenti: dobbiamo insediarci ovunque”, ha continuato Azaria. “A Gaza, ci sono Nachala e diverse altre organizzazioni che promuovono gli insediamenti. Nel Nord, siamo l’unico movimento che attualmente si occupa davvero di questo. Nachala lo fa per lo più con i permessi. Noi operiamo in modo più “di punta”.
Azaria è fiducioso che il sostegno arriverà dai vertici politici. “Quando ho fondato Uri Tsafon, la gente non parlava affatto di colonizzare il Libano meridionale”, ha spiegato. “Stiamo cambiando il contesto. Siamo in contatto con i membri della Knesset (Parlamento). Immagino che, così come ci è voluto del tempo perché accettassero di parlare di insediamento a Gaza, ci vorrà del tempo anche per iniziare a parlare di insediamento in Libano. Il parlamentare del Partito Likud Ariel Kallner ha accennato a qualcosa. Così ha fatto il parlamentare di Otzma Yehudit (Potere Ebraico) Limor Son Har-Melech. Lentamente, sempre più persone osano parlarne.”
Illy Pe’ery è un giornalista investigativo e redattore associato della rivista online indipendente israeliana The Hottest Place in Hell.
Fonte:
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."