Articolo pubblicato originariamente su Mondoweiss e tradotto dall’inglese da Beniamino Rocchetto
Il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha pubblicato nel 2017 un piano scioccante per promuovere l’Apartheid israeliano. Ora che viene messo in atto, il veterano giornalista Ron Ben-Yishai finalmente riconosce il pericolo.
Di Jonathan Ofir*

Jimmy Carter si sta preparando al suo ultimo viaggio in una casa di riposo, e dobbiamo ricordare tutti coloro che chiamarono Carter antisemita quando nel 2006 pubblicò “Palestina: Pace Non Apartheid” (Palestine: Peace Not Apartheid). Abraham Foxman, l’ex capo della Lega Anti-Diffamazione, e Deborah Lipstadt, l’inviata speciale di Biden sull’antisemitismo, dovrebbero scusarsi finché ancora possono, ha detto Peter Beinart, ricordandoci che Nancy Pelosi, allora Presidente del Partito Democratico, rimproverò Carter dicendo: “è sbagliato suggerire che il popolo ebraico sosterrebbe un governo in Israele, o in qualsiasi altro luogo, che istituzionalizza l’oppressione su base etnica”.
Questo è stato molto tempo fa, e nel frattempo, la comunità dei diritti umani è arrivata alla stessa valutazione di Carter. Aveva ragione. Ora, con un governo che dichiara apertamente diritti “esclusivi” e “indiscutibili” per il “popolo ebraico” nella “Terra di Israele” (tutta la Palestina storica), l’indignazione di Nancy Pelosi appare come un’affermazione molto polverosa, per non parlare della sua falsa e infondata accusa.
In Israele, il termine Apartheid è ancora considerato controverso tra le élite israeliane. I leader israeliani hanno messo in guardia contro l’Apartheid, ma come un pericolo incombente, che purtroppo non arriva mai del tutto, qualunque cosa accada ai palestinesi. Tra questi vi sono i primi ministri, da Ben-Gurion a Rabin a Barak e Olmert. Il termine Apartheid è stato utilizzato principalmente da questo centro sionista per avvertire di una realtà a Stato unico: per dire, se non creiamo una soluzione a due Stati di qualche tipo, ci ritroveremo con l’Apartheid.
Ma negare la realtà diventa sempre più difficile quando le maschere cadono così velocemente come adesso. E ora arriva un’altra menzione dell’Apartheid (ancora a livello di avvertimento), e sebbene non provenga da un primo ministro, proviene da un giornalista veterano tra i più famosi: Ron Ben-Yishai.
Ben-Yishai è probabilmente meglio conosciuto a livello internazionale per la sua copertura del massacro di Sabra e Shatila nel 1982, dove fu il primo giornalista ad entrare nei campi dopo il massacro. Il protagonista del popolare film del 2008 Walzer con Bashir che copre questo episodio è ispirato a lui, e considera quella rappresentazione il suo risultato più importante. È stato consigliere del Presidente israeliano, ha vinto il Premio Israele nel 2018. Come alto ufficiale dell’esercito (Tenente Colonnello nelle riserve), Ben Yishai è visto come un’autorità rispettata del centro sionista.
Due giorni fa (lunedì), il quotidiano centrista Yediot Aharonot (di cui Ben-Yishai è un ex corrispondente militare) ha pubblicato un suo pezzo d’opinione intitolato “La rivoluzione giudiziaria ha un altro obiettivo: l’Apartheid” (tradotto dall’ebraico).
L’attenzione principale di Ben-Yishai qui è sul “Piano Decisivo” del nuovo Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich del 2017. A quel tempo, ho scritto su questo Piano con un pezzo intitolato: “L’israeliano di destra Smotrich espone la visione dell’Apartheid”. Ma io non sono l’élite sionista, quindi è qualcos’altro che qualche anno dopo Ben-Yishai ora sta valutando apertamente come Apartheid. Ben-Yishai afferma che le controverse riforme giudiziarie che stanno scatenando diffuse manifestazioni a favore della “democrazia” in Israele mirano anche a rimuovere la potenziale resistenza della Corte Suprema a questo Piano di Apartheid, perché la Corte “potrebbe diventare un notevole ostacolo alla sua attuazione”.
Quando Smotrich scrisse il Piano, era solo un parlamentare agitatore, ma ora è un ministro con vari incarichi ministeriali. Oltre ad essere il Ministro delle Finanze, ha anche un incarico ministeriale su misura presso il Ministero della Difesa, sovrintendendo agli insediamenti e agli alloggi nei Territori Palestinesi Occupati. Ben-Yishai sta dicendo che Smotrich è ora pronto a realizzare il suo Piano. Ben-Yishai lo riassume così:
“Smotrich sostiene che i palestinesi non sono e non saranno pronti, a nessuna condizione, ad accettare che gli ebrei realizzino il loro diritto all’autodeterminazione tra il Fiume Giordano e il Mare Mediterraneo. A suo dire, quindi, sono falliti i percorsi di soluzione che si erano basati sulle concessioni territoriali. Queste, secondo la sua convinzione, sono assurdità complete, che hanno ignorato l’intransigenza religioso-nazionalista palestinese. Invece di due Stati per due popoli, l’arduo legislatore ha proposto un Piano di due o tre passaggi per risolvere il conflitto senza che gli ebrei diventassero una minoranza demografica. Il prezzo: limitazione delle libertà civili dei palestinesi e un leggero colpo d’ala al governo democratico in Israele e alla nostra immagine nel mondo”.
Ben-Yishai è tipicamente sarcastico nella sua ultima descrizione che è sottovalutata, come detto, lo vede come Apartheid. Ma prima riassume anche i punti fondamentali del “Piano Decisivo” di Smotrich:
“Questa è l’essenza del ‘Piano Decisivo’: dopo che lo Stato di Israele avrà determinato i fatti e annesso i Territori, i palestinesi avrebbero la possibilità di scegliere tra tre opzioni. La prima: rimanere in Giudea e Samaria (nomi biblici della Cisgiordania) e vivere sotto il dominio e la sovranità israeliana in diverse enclavi: l’area di Hebron, Betlemme, Ramallah, Nablus e Jenin. I palestinesi tra questi residenti non sarebbero cittadini di Israele ma manterrebbero lo status di residenti (come gli arabi di Gerusalemme Est), e questo anche a condizione che non oppongano resistenza e collaborino. La seconda opzione: i palestinesi che non vogliono vivere sotto il dominio israeliano emigreranno volontariamente e lo Stato di Israele lo incoraggerebbe con sovvenzioni economiche. La terza opzione ha lo scopo di trattare fondamentalmente con i palestinesi che non accetterebbero le prime due opzioni”.
Qui Ben-Yishai cita dal Piano di Smotrich:
“Quando verrà data una chiara direttiva, l’IDF senza dubbio saprà come sottomettere i terroristi in breve tempo; uccidere chi deve essere ucciso, disarmare fino all’ultimo proiettile e restituire sicurezza allo Stato di Israele”.
Ben-Yishai vede le parole chiave in tutto questo come “direttive chiare”, in base alle quali “il governo darebbe istruzioni alle forze di sicurezza di mettere in atto un’aggressione letale con quasi nessuna limitazione nei Territori”.
Rimprovera Smotrich di “non dare troppa importanza al fatto che saremmo in grado di guardarci allo specchio o come reagirebbe il mondo”.
Ben-Yishai analizza la prima parte del Piano di Smotrich, che il giornalista definisce “vittoria dell’insediamento”:
“In questa fase, il Ministro delle Finanze e il nuovo Ministro presso il Ministero della Difesa intende inondare, semplicemente così, le aree della Giudea e della Samaria con insediamenti e coloni ebrei. Quando ciò accade, i palestinesi dovrebbero capire che non hanno alcuna possibilità di ottenere uno Stato proprio e dovrebbero scegliere tra una delle tre opzioni: una vita di sottomissione sotto il dominio israeliano, l’emigrazione o una morte da Shahid (martire)”.
Conclude il suo articolo sottolineando l’importanza della “rivoluzione giudiziaria” nel consentire il Piano di Smotrich:
“Smotrich è determinato a realizzare, per il bene del cielo e della Terra d’Israele, il ‘Piano Decisivo’ e non permetterà al Primo Ministro Benjamin Netanyahu o al Ministro della Difesa Yoav Galant di ostacolarlo. La rivoluzione giudiziaria ha lo scopo di rimuovere dal suo cammino anche la Corte Suprema, che potrebbe diventare un forte ostacolo lungo il cammino”.
La voce di Ben-Yishai è quella del sionista centrista, che teme che Israele non sarà più visto come liberale, da qui la sua preoccupazione per “come reagirà il mondo”. Ma quando si leggono le sue descrizioni del Piano di Smotrich, è difficile distinguere gran parte della realtà odierna da esso. È già una realtà a Stato unico: Smotrich vuole solo precisarlo. La realtà delle enclavi ghetto di palestinesi senza diritti sotto il dominio militare israeliano è già la realtà da molti decenni. Quelle enclavi hanno persino costituito uno “Stato” palestinese per sionisti di centro-sinistra come Ehud Barak. Lo stato di limbo imposto ai “residenti” è stato il caso dei palestinesi di Gerusalemme Est sin da quando Israele ha annesso Gerusalemme Est (in flagrante violazione del diritto internazionale). L’esercito israeliano sta attaccando violentemente, reprimendo la resistenza a questo Apartheid, e l’esecuzione extragiudiziale di sospetti palestinesi è un evento regolare e quotidiano. Non c’è responsabilità, nemmeno quando una famosa giornalista palestinese-americana viene assassinato da un cecchino israeliano.
Quindi il piano di Smotrich è tipicamente sionista. E anche il suo secondo obiettivo, incoraggiare l'”emigrazione” dei palestinesi con incentivi economici fa eco a quello del fondatore sionista Theodor Herzl (“Cercheremo di trascinare la popolazione povera oltre il confine procurandole un impiego nei Paesi di transito, negandole al tempo stesso un impiego nel nostro Paese”). Vale la pena notare che in questo momento Israele sta già deportando i difensori dei diritti umani come Salah Hammouri oltre i confini (verso la Francia).
Tuttavia, Israele ha finora inquadrato le sue deportazioni, le sue repressioni militari, la sua intera occupazione, come uno stato di emergenza temporaneo. Smotrich vuole che questo finisca e dire le cose come stanno: che è uno Stato di supremazia ebraica dal fiume al mare e che i palestinesi devono accettarlo ufficialmente, o andarsene o morire.
Ben-Yishai ovviamente crede in un altro Israele, che è meno messianico, meno esplicito nella sua supremazia ebraica, lascia più spazio alla discussione, mantiene almeno una parvenza di freni giudiziari sul ramo legislativo, e così via. Ma la realtà può sopraffare le presunzioni di chiunque. Quell’agitatore di Smotrich con il suo manifesto fascista del 2017 è ora al timone dell’impresa di insediamento colonialista ebraica e ha poteri decisivi (gioco di parole) sui Territori Palestinesi Occupati. L’Apartheid è già qui e Jimmy Carter probabilmente non vedrà la pace in Palestina durante la sua vita. Possiamo ancora sperare che succeda durante la nostra, ma prima è importante chiamare le cose con il loro nome.
*Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."