No Other Land

Pubblicato originariamente sulla pagina FB di Paola Caridi

E’ un film di sguardi, più di un documentario. E in quegli sguardi, in quell’afasia colma di vita e disperazione, sensi di colpa e futuro negato, c’è la grandezza di “No Other Land”. Un documentario che non intende normalizzare nulla, che cerca una condivisione senza subalterni, che mostra senza infingimenti la crudeltà dell’occupazione. Una summa della deumanizzazione nel dettaglio, nella vita quotidiana faticosissima, nell’assenza di qualsiasi rispetto degli israeliani verso i palestinesi. E’ un documentario palestinese, il documentario di Basel Adra, in cui Yuval Avraham sceglie da che parte stare per raccontare di quella terra che è una, e non ce n’è un’altra.
Non c’è alcuna normalizzazione, né alcun intento patriarcale da parte di Yuval Avraham, il giornalista israeliano che ha denunciato – più di tutti i giornalisti di tutto il mondo – la strategia seguita da Tel Aviv sui bombardamenti attraverso l’intelligenza artificiale, con due inchieste fondamentali anche per le indagini sui crimini commessi dalle forze armate israeliane a Gaza,
L’Oscar come miglior documentario non solo è meritato. Segnala uno spostamento decisivo nella narrazione della strategia israeliana in Cisgiordania, in cui il caso di Masafer Yatta diventa il paradigma dell’espulsione, della pulizia etnica, dell’annessione.
Andatelo a vedere al cinema, se non lo avete ancora fatto. Ne uscirete diversi, più consapevoli.

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