Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto
Boom di acquisti di terreni e case da prima del 7 ottobre. Ma ora i ciprioti temono per la sicurezza nazionale, e Tel Aviv accusa i detrattori di antisemitismo
Di Massimiliano Sfregola
«Gli israeliani corrono a Cipro a comprare tutto ciò (proprietà immobiliari, ndr) che è in vista», titolava in tempi non sospetti il quotidiano progressista israeliano Haaretz. Era l’estate del 2023, le ultime settimane di quiete prima dell’ennesima tempesta, e il trend era già ben più che visibile: Cipro è divisa, ma sicura, molto vicina, e soprattutto la Repubblica di Cipro, quella greco-cipriota, è uno dei paesi della regione dove gli israeliani si sentono tranquilli e benvenuti.
DOPO IL 7 OTTOBRE 2023, però, le cose sono cambiate: sul piano ideologico, i ciprioti mal tollerano il sostegno acritico a Israele del premier Nikos Christodoulides; su quello pratico, anche a causa della presenza delle basi militari britanniche sull’isola, temono di essere trascinati nel conflitto.
Fino all’attacco israeliano all’Iran, le proteste erano rimaste confinate all’attivismo di base. Ma le batterie di missili e i razzi lanciati verso Israele – ben visibili anche dalla capitale Nicosia – e l’arrivo di israeliani (si parla di ben 15mila in pochi giorni, secondo il quotidiano Politis) hanno fatto saltare i nervi a molti: non tutti erano in transito, diversi erano in fase di trasferimento a Cipro e Chabad – un’organizzazione conservatrice espressione del giudaismo più ortodosso, attiva da tempo sull’isola – ha mostrato un’efficiente e capillare organizzazione nel gestire l’emergenza, grazie a proprietà e infrastrutture socio-economiche costruite dalla comunità israeliana locale.
A destare preoccupazione non sono i numeri, di gran lunga inferiori a quelli degli espatriati britannici o russi, quanto le modalità, che ricordano più la creazione di insediamenti autosufficienti che la semplice vicinanza solidale tra concittadini all’estero.
«Israele ci sta occupando», ha dichiarato la scorsa settimana il segretario generale Stefanos Stefanou durante il congresso di Akel, il partito di sinistra greco-cipriota. «Acquistano lotti di terra per costruire insediamenti – ha aggiunto – Quelle non sono case vacanze, ma terreni per realizzare ghetti israeliani. Stiamo perdendo il controllo del nostro paese, mentre loro acquistano illegalmente porzioni di territorio in aree sensibili, mettendo a rischio la sicurezza nazionale».
I RIFERIMENTI di Stefanou sono soprattutto a Pyla e Larnaca, situate a ridosso della Green Line – la linea di cessate il fuoco con la zona turco-cipriota – e delle basi militari della Raf britannica, le stesse che dall’inizio dell’offensiva su Gaza, offrono un sostegno logistico documentato alle operazioni dell’esercito israeliano. E si riferisce anche alla presenza del Mossad che, secondo diverse inchieste giornalistiche, avrebbe eletto l’area a zona operativa.
L’intervento non è passato inosservato: violando il principio di non interferenza negli affari interni dello Stato ospitante, l’ambasciatore israeliano a Cipro, Oren Anolik, si è scagliato contro Stefanou – pur senza nominarlo – denunciando «l’atipica retorica antisemita» emersa nel dibattito pubblico a Cipro, dove – secondo lui – verrebbero riesumati spettri del passato: «Accuse collettive, teorie del complotto che mascherano puro e semplice antisemitismo, come quello europeo nei periodi più bui».
Anolik ha insistito sul fatto che «piani sionisti per comprare l’isola e costruire ghetti» sarebbero «solo parole d’odio, non opinioni legittime». Stefanou ha risposto secco: «Israele non ammette critiche e vuole controllare tutti», ha detto in un intervento alla radio pubblica, sottolineando che Akel non è mai stato un partito antisemita e che la sua posizione riguarda tutti gli investimenti immobiliari “sensibili” a Cipro. «Per Netanyahu e i suoi servi, chiunque non la pensi come lui è antisemita», ha aggiunto, ricordando – al contrario – come l’estrema destra locale, il partito Elam, abbia una lunga tradizione di odio verso gli ebrei e oggi invece sia un sostenitore acritico di Israele e del genocidio in corso a Gaza.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."